Corriere della Sera 26.6.08
Simboli oltre la storia
Pompei, alle origini di un mito universale
di Eva Cantarella
Sono oltre due milioni e mezzo, ogni anno, i turisti che visitano Pompei. Ovviamente, le ragioni non mancano. Ma perché non ha la stessa fama la non meno straordinaria Ercolano, che ne ha condiviso il destino di morte? La risposta in un libro interessante e originale Pompei: la costruzione di un mito. Arte, letteratura, aneddotica di un'icona turistica curato da Luciana Jacobelli (Bardi editore).
Distrutta il 24 agosto del 79 d.C., Pompei scomparve sotto una valanga di pomice, ceneri e lapilli eruttati dal Vesuvio. Solo nel 1748 venne riscoperta: e subito scattò il processo di costruzione del suo mito. Artisti famosissimi, re, regine, dame, persino papi si precipitarono a visitarla. Ad alcuni di essi i Borboni regalavano addirittura l'emozione del «ritrovamento in diretta »: dalla terra vulcanica, sotto i loro occhi estasiati, si materializzavano tesori precedentemente preparati da solerti funzionari istruiti dal sovrano di turno. A Pompei, scrisse Stendhal, ci si trova «faccia a faccia con l'antichità». Le circostanze della sua distruzione annullano la distanza storica. Chi entra nelle case e nelle taverne, vede i resti del cibo, legge i graffiti sulle pareti, stabilisce un rapporto con il passato molto diverso da quello di estraneità in genere suscitato dall'antico.
La storia diventa qualcosa di personale, che fa scattare un processo di identificazione, realizzando il sogno del viaggio nel tempo. Non a caso edifici sullo stile delle case e delle ville pompeiane sono stati realizzati in tutto il mondo, dalla Casa dei Dioscuri ad Aschaffenburg in Baviera (1840-48) alla Villa di Diomede realizzata per volere di Girolamo Napoleone a Parigi. Pompei non è solo un sito archeologico, è un un mito, che il libro segue dai suoi albori all'epoca odierna del turismo di massa, in cui la città si conferma inossidabile e inarrivabile icona turistica.
LUCIANA JACOBELLI Pompei: la costruzione di un mito BARDI EDITORE PP. 127, e 20
Simboli oltre la storia
Pompei, alle origini di un mito universale
di Eva Cantarella
Sono oltre due milioni e mezzo, ogni anno, i turisti che visitano Pompei. Ovviamente, le ragioni non mancano. Ma perché non ha la stessa fama la non meno straordinaria Ercolano, che ne ha condiviso il destino di morte? La risposta in un libro interessante e originale Pompei: la costruzione di un mito. Arte, letteratura, aneddotica di un'icona turistica curato da Luciana Jacobelli (Bardi editore).
Distrutta il 24 agosto del 79 d.C., Pompei scomparve sotto una valanga di pomice, ceneri e lapilli eruttati dal Vesuvio. Solo nel 1748 venne riscoperta: e subito scattò il processo di costruzione del suo mito. Artisti famosissimi, re, regine, dame, persino papi si precipitarono a visitarla. Ad alcuni di essi i Borboni regalavano addirittura l'emozione del «ritrovamento in diretta »: dalla terra vulcanica, sotto i loro occhi estasiati, si materializzavano tesori precedentemente preparati da solerti funzionari istruiti dal sovrano di turno. A Pompei, scrisse Stendhal, ci si trova «faccia a faccia con l'antichità». Le circostanze della sua distruzione annullano la distanza storica. Chi entra nelle case e nelle taverne, vede i resti del cibo, legge i graffiti sulle pareti, stabilisce un rapporto con il passato molto diverso da quello di estraneità in genere suscitato dall'antico.
La storia diventa qualcosa di personale, che fa scattare un processo di identificazione, realizzando il sogno del viaggio nel tempo. Non a caso edifici sullo stile delle case e delle ville pompeiane sono stati realizzati in tutto il mondo, dalla Casa dei Dioscuri ad Aschaffenburg in Baviera (1840-48) alla Villa di Diomede realizzata per volere di Girolamo Napoleone a Parigi. Pompei non è solo un sito archeologico, è un un mito, che il libro segue dai suoi albori all'epoca odierna del turismo di massa, in cui la città si conferma inossidabile e inarrivabile icona turistica.
LUCIANA JACOBELLI Pompei: la costruzione di un mito BARDI EDITORE PP. 127, e 20