mercoledì 8 aprile 2020

Nume

Nume

Nozione religiosa di difficile definizione, che occupa un posto importante nella concezione romana del sacro. — numen poteva essere la volontà, la potenza agente, l’efficacia di un essere, di una cosa odi una divinità. L’universo tutto intero era considerato come una rete di dinamismi sacri, di numina, tanto che, ad ogni istante della vita, era necessario propiziarsi l’uno o l’altro. Ragione per cui, già appena nato, il Romano doveva badare a non offendere Cunina, protettrice della sua culla (cunae), Statulinus che lo avrebbe aiutato a tenersi in piedi (stare), e così via. Alcuni oggetti, certe piante rivelavano una presenza sacra, che era bene venerare: la foresta (Silvanus), la fonte (Fons), il limite di un campo (Terminus). In epoca imperiale si rendeva un culto al numen di Augusto, che dominava l‘umanità media. Quanto alle divinità personalizzate, venivano adorate tenendo conto dei differenti aspetti della loro potenza, che si manifestava in modo particolare secondo i casi: Juno Lucina, Moneta, Regina; Jupiter Capitolinus, Lapis, Fulgur; Venus Genitrix, Victrix.
In questi esempi si venerava un potere preciso della divinità, ma non era impossibile che questa
si fosse approppriata di nurnina che, originariamente, non di­pendevano da lei.
Si parlava anche, in generale, del nume di una divinità, senza designare questa o quella efficacia, ma la potenza globale che emanava normalmente da essa: numen Junonis, Jovis, Veneris. Da cui il senso di «divinità» che acquistò la parola in epoca imperiale. Ma anche in questo caso numen manteneva, rispetto a deus o dea (dio, dea), un’eco più sacra.