Ultimi ritrovamenti nel santuario del guerriero
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 26 APRILE 2009 LA REPUBBLICA - Roma
Un monumentale muro laterale del tempio è emerso dagli scavi. Prima di nuovi restauri
Come se dopo secoli di oblio avesse conservato ancora qualche stilla della mitica forza del dio che gli ha dato il nome e la fama, il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli si sta scrollando di dosso cumuli di terra e di cemento. Per mostrare l´inedita, potente struttura del muro laterale del tempio: un alzato lungo 21 metri e alto più di sei. Ma i lavori di scavo iniziati nel 2008 hanno riportato alla luce, lì a fianco, anche la gradinata del teatro con vista mozzafiato su Roma che, scoperto negli anni Cinquanta, era stata protetta da una copertina di cemento. E una sonda è scesa fino a 12 metri sottoterra per rilevare che nei sei livelli di terrazzamenti affacciati sull´Aniene ci sono ambienti, volte e storie ancora da esplorare.
Le indagini - condotte dall´archeologa Maria Grazia Fiore della Soprintendenza del Lazio, mentre a dirigere i lavori c´è l´architetto Maria Picarreta, della Direzione regionale del Lazio – servono a restituire visibilità e funzione al meno noto tra i gioielli di Tivoli, famosa per le ville d´Adriano, Gregoriana e d´Este. Le tre principesche dimore e il tempio di Ercole fanno del resto parte dell´intesa per la gestione integrata tra ministero Beni culturali e Fai che verrà siglata il 20 maggio.
Ma le benne degli operai non sacrificheranno le strutture ottocentesche per andare a ripescare le vestigia dell´edificio innalzato nel secondo secolo avanti Cristo sul colle che s´affaccia sul fiume. E questo perché il progetto del "Polo Tiburtino" prevede per il santuario intitolato al dio guerriero e protettore dei commerci il rispetto totale dell´archeologia, anche quella industriale. Sulle rovine dei 3000 metri quadrati di estensione del santuario d´età repubblicana che, gemello di quello di Palestrina, circondava con un grande porticato il tempio, sorsero a partire dal XVI secolo una villa e un convento; quindi, fu Luigi Bonaparte a installarvi una ferriera e una cartiera le cui acque di scarto servirono in seguito a dare energia, a valle, al vecchio molino della Pantanella. Alla fine dell´Ottocento, il mastodontico muro del tempio veniva usato per il contenimento delle vascone dell´Enel.
A Tivoli la teatrale, suggestiva integrazione tra remoti culti pagani e resti dell´industria ai suoi albori, che a Roma ha visto la luce con l´allestimento nella centrale Montemartini, ha un´origine più antica e radicata. E rimarrà come tratto costitutivo del progetto di rinascita del santuario che, redatto dalla Direzione regionale del ministero, prevede il ritorno degli spettacoli nell´anfiteatro liberato dal cemento, la messa in mostra dei reperti in un antiquarium, servizi d´accoglienza, un bookshop. Infine, la valorizzazione delle vecchie fabbriche che hanno inglobato (in parte salvato) il dominio di Ercole.
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 26 APRILE 2009 LA REPUBBLICA - Roma
Un monumentale muro laterale del tempio è emerso dagli scavi. Prima di nuovi restauri
Come se dopo secoli di oblio avesse conservato ancora qualche stilla della mitica forza del dio che gli ha dato il nome e la fama, il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli si sta scrollando di dosso cumuli di terra e di cemento. Per mostrare l´inedita, potente struttura del muro laterale del tempio: un alzato lungo 21 metri e alto più di sei. Ma i lavori di scavo iniziati nel 2008 hanno riportato alla luce, lì a fianco, anche la gradinata del teatro con vista mozzafiato su Roma che, scoperto negli anni Cinquanta, era stata protetta da una copertina di cemento. E una sonda è scesa fino a 12 metri sottoterra per rilevare che nei sei livelli di terrazzamenti affacciati sull´Aniene ci sono ambienti, volte e storie ancora da esplorare.
Le indagini - condotte dall´archeologa Maria Grazia Fiore della Soprintendenza del Lazio, mentre a dirigere i lavori c´è l´architetto Maria Picarreta, della Direzione regionale del Lazio – servono a restituire visibilità e funzione al meno noto tra i gioielli di Tivoli, famosa per le ville d´Adriano, Gregoriana e d´Este. Le tre principesche dimore e il tempio di Ercole fanno del resto parte dell´intesa per la gestione integrata tra ministero Beni culturali e Fai che verrà siglata il 20 maggio.
Ma le benne degli operai non sacrificheranno le strutture ottocentesche per andare a ripescare le vestigia dell´edificio innalzato nel secondo secolo avanti Cristo sul colle che s´affaccia sul fiume. E questo perché il progetto del "Polo Tiburtino" prevede per il santuario intitolato al dio guerriero e protettore dei commerci il rispetto totale dell´archeologia, anche quella industriale. Sulle rovine dei 3000 metri quadrati di estensione del santuario d´età repubblicana che, gemello di quello di Palestrina, circondava con un grande porticato il tempio, sorsero a partire dal XVI secolo una villa e un convento; quindi, fu Luigi Bonaparte a installarvi una ferriera e una cartiera le cui acque di scarto servirono in seguito a dare energia, a valle, al vecchio molino della Pantanella. Alla fine dell´Ottocento, il mastodontico muro del tempio veniva usato per il contenimento delle vascone dell´Enel.
A Tivoli la teatrale, suggestiva integrazione tra remoti culti pagani e resti dell´industria ai suoi albori, che a Roma ha visto la luce con l´allestimento nella centrale Montemartini, ha un´origine più antica e radicata. E rimarrà come tratto costitutivo del progetto di rinascita del santuario che, redatto dalla Direzione regionale del ministero, prevede il ritorno degli spettacoli nell´anfiteatro liberato dal cemento, la messa in mostra dei reperti in un antiquarium, servizi d´accoglienza, un bookshop. Infine, la valorizzazione delle vecchie fabbriche che hanno inglobato (in parte salvato) il dominio di Ercole.