Lo scandalo incombente delle maxi pale eoliche nel sito di Saepinum, la Pompei del Molise
Vittorio Emiliani
Airone, 3 agosto 2006
Arrivare al sito archeologico di Saepinum in primavera, al tramonto, è stata una delle emozioni della vita. Colpite da una luce ancora vivida le mura ciclo-piche dell'antica città romana, riportata alla luce pochi decenni or sono, sembravano anche più tenere e insieme più potenti. All'interno, la cavea del teatro si stagliava netta sormontata da casette medioevali, che il restauro aveva preservato. La visione dell'antica Saepinum, fondata dal console Nerazio Pansa con i denari riscossi dai pastori transumanti in cambio del ricovero entro le mura lungo il cammino da o verso il mare di Puglia, era stata improvvisa, quasi inattesa in mezzo a una campagna verdeggiante. Che subito mi sembrò "antica", essa pure con le siepi fiorite, altrove invece sradicate, a separare i campi. In alto sulla collina spiccava il borgo medioevale di Sepino, aggraziato e severo. Dentro le mura romane, oltre al teatro (come non immaginarvi una commedia di Plauto o una tragedia greca?), la città appariva leggibilissima coi suoi colonnati lungo il cardo e il decumano, col foro, la curia, la basilica, le mura perimetrali degli edifici principali, e poi gli impianti agro-industriali dell'epoca: il mattatoio, i frantoi del le olive, i depositi per l'olio, le lavanderie e le tintorie. Una vera città, in origine sannitica, potenziata e arricchita però in epoca imperiale, nel cuore del l'odierno Molise, vicino Campobasso. Allora Saepinum contava poche migliaia di visitatori all'anno. Ora è arrivata attorno ai centomila. Nel frattempo, terminati i restauri e manifestatasi una prima corrente di turisti, sono cominciate pure a fiorire le idee bislacche. Per esempio, un bel parcheggio asfaltato per i pullman dei gitanti proprio sotto le mura. Poi un motel a poche decine di metri da questa intatta città della transumanza. "Una siepe di lauri e qualche staccionata sono riusciti a metterle lungo le mura", commenta critico Oreste Rutigliano, consigliere nazionale di Italia nostra, che si batte da anni per Saepinum. In compenso nel borgo medioevale di Sepino, sono state restaurate dall'architetto Pasquale Parenze una antica taverna con alloggio e una dimora di pregio. Buoni esempi che si sperano contagiosi.
LE MEMORIE DI ADRIANO
Da qualche tempo però sono ben più gravi le minacce che si addensano su questo autentico gioiello dell'età romana, studiato e recuperato da Adriano La Regina quando era soprintendente archeologico in Abruzzo e Molise. Invece di tenersi caro questo antico patrimonio, si pensa di circondarlo di cose che potranno soltanto guastare il bel paesaggio che lo circonda. La montagna e l'alta collina della verde Valle del Tammaro, in cui è adagiata Saepinum è, infatti, minacciata dalla installazione di trenta torri per l'energia eolica, alte 120 metri l'una, su un crinale ben visibile, per la lunghezza di quattro chilometri. Non basta, purtroppo. Nella stessa vallata, soltanto in parte protetta da vincolo paesaggistico, la Regione Molise progetta un aeroporto con tutte le pesanti infrastrutture che esso comporta. Lì dovrebbe poi scorrere un grande asse stradale, che è palesemente il doppione di un altro già in via di completamento. E c'è un'area industriale da insediare, sempre nei pressi. Contro questo modello di sviluppo vecchio e pesante si sono opposte Italia nostra, il Wwf e numerosi comuni. Un primo risultato è stato ottenuto: una moratoria per le pale di Saepinum fino a quando il Consiglio regionale non con i resti avrà approvato il piano energetico (250 torri eoliche in luogo delle 900 preventivate). Ma le forze politiche in Regione si equilibrano nei prò e contro, e quindi la vigilanza deve continuare.
"Con una mano la Regione incentiva agricoltura doc e turismo culturale", dicono all'ufficio studi della Coldiretti a Roma, "con l'altra prò-, muove attività contro questi due settori fondamentali". "Noi siamo contrari al dilagare dell'eolico nel paesaggio molisano e altrove", afferma Stefano Masini della Coldiretti nazionale, "e favorevoli invece all'eolico e al solare diffuso, di fattoria". Il direttore regionale dei Beni culturali, Ruggero Martines, ci sta provando a estendere il vincolo paesistico a tutta la Valle del Tammaro ma incontra resistenze, anche nel viluppo di norme del Codice Urbani. Possibile che il paesaggio agrario, che si sposa benissimo col patrimonio dei centri storici e dell'archeologia, debba essere soltanto considerato come territorio in attesa di speculazione edilizia o comunque di sfruttamento intensivo e improprio?
Vittorio Emiliani
Airone, 3 agosto 2006
Arrivare al sito archeologico di Saepinum in primavera, al tramonto, è stata una delle emozioni della vita. Colpite da una luce ancora vivida le mura ciclo-piche dell'antica città romana, riportata alla luce pochi decenni or sono, sembravano anche più tenere e insieme più potenti. All'interno, la cavea del teatro si stagliava netta sormontata da casette medioevali, che il restauro aveva preservato. La visione dell'antica Saepinum, fondata dal console Nerazio Pansa con i denari riscossi dai pastori transumanti in cambio del ricovero entro le mura lungo il cammino da o verso il mare di Puglia, era stata improvvisa, quasi inattesa in mezzo a una campagna verdeggiante. Che subito mi sembrò "antica", essa pure con le siepi fiorite, altrove invece sradicate, a separare i campi. In alto sulla collina spiccava il borgo medioevale di Sepino, aggraziato e severo. Dentro le mura romane, oltre al teatro (come non immaginarvi una commedia di Plauto o una tragedia greca?), la città appariva leggibilissima coi suoi colonnati lungo il cardo e il decumano, col foro, la curia, la basilica, le mura perimetrali degli edifici principali, e poi gli impianti agro-industriali dell'epoca: il mattatoio, i frantoi del le olive, i depositi per l'olio, le lavanderie e le tintorie. Una vera città, in origine sannitica, potenziata e arricchita però in epoca imperiale, nel cuore del l'odierno Molise, vicino Campobasso. Allora Saepinum contava poche migliaia di visitatori all'anno. Ora è arrivata attorno ai centomila. Nel frattempo, terminati i restauri e manifestatasi una prima corrente di turisti, sono cominciate pure a fiorire le idee bislacche. Per esempio, un bel parcheggio asfaltato per i pullman dei gitanti proprio sotto le mura. Poi un motel a poche decine di metri da questa intatta città della transumanza. "Una siepe di lauri e qualche staccionata sono riusciti a metterle lungo le mura", commenta critico Oreste Rutigliano, consigliere nazionale di Italia nostra, che si batte da anni per Saepinum. In compenso nel borgo medioevale di Sepino, sono state restaurate dall'architetto Pasquale Parenze una antica taverna con alloggio e una dimora di pregio. Buoni esempi che si sperano contagiosi.
LE MEMORIE DI ADRIANO
Da qualche tempo però sono ben più gravi le minacce che si addensano su questo autentico gioiello dell'età romana, studiato e recuperato da Adriano La Regina quando era soprintendente archeologico in Abruzzo e Molise. Invece di tenersi caro questo antico patrimonio, si pensa di circondarlo di cose che potranno soltanto guastare il bel paesaggio che lo circonda. La montagna e l'alta collina della verde Valle del Tammaro, in cui è adagiata Saepinum è, infatti, minacciata dalla installazione di trenta torri per l'energia eolica, alte 120 metri l'una, su un crinale ben visibile, per la lunghezza di quattro chilometri. Non basta, purtroppo. Nella stessa vallata, soltanto in parte protetta da vincolo paesaggistico, la Regione Molise progetta un aeroporto con tutte le pesanti infrastrutture che esso comporta. Lì dovrebbe poi scorrere un grande asse stradale, che è palesemente il doppione di un altro già in via di completamento. E c'è un'area industriale da insediare, sempre nei pressi. Contro questo modello di sviluppo vecchio e pesante si sono opposte Italia nostra, il Wwf e numerosi comuni. Un primo risultato è stato ottenuto: una moratoria per le pale di Saepinum fino a quando il Consiglio regionale non con i resti avrà approvato il piano energetico (250 torri eoliche in luogo delle 900 preventivate). Ma le forze politiche in Regione si equilibrano nei prò e contro, e quindi la vigilanza deve continuare.
"Con una mano la Regione incentiva agricoltura doc e turismo culturale", dicono all'ufficio studi della Coldiretti a Roma, "con l'altra prò-, muove attività contro questi due settori fondamentali". "Noi siamo contrari al dilagare dell'eolico nel paesaggio molisano e altrove", afferma Stefano Masini della Coldiretti nazionale, "e favorevoli invece all'eolico e al solare diffuso, di fattoria". Il direttore regionale dei Beni culturali, Ruggero Martines, ci sta provando a estendere il vincolo paesistico a tutta la Valle del Tammaro ma incontra resistenze, anche nel viluppo di norme del Codice Urbani. Possibile che il paesaggio agrario, che si sposa benissimo col patrimonio dei centri storici e dell'archeologia, debba essere soltanto considerato come territorio in attesa di speculazione edilizia o comunque di sfruttamento intensivo e improprio?