Benvenuti nela villa del poeta Tigellio
Francesco Pinna
L'Unione Sarda 07/08/2006
Due mesi di lavoro per sistemare e ripulire l'area archeologica e renderla accessibile ai visitatori. Tutto è pronto per la riapertura (domani) al pubblico dei resti della Villa di Tigellio, una delle testimonianze d'epoca romana più affascinanti della città. A differenza di Sant'Eulalia e dell'Anfiteatro romano, i resti del complesso di case del II secolo a.C. sono un tesoro dimenticato, accessibili solo poche volte e in occasione di grandi eventi culturali. Da martedì, invece, gli scavi potranno essere visitati tutti i giorni (escluso il lunedì) sino alla fine dell'estate, con guide specializzate e itinerari che illustreranno le origini e la scoperta delle antiche domus romane.
Le visite. L'accesso all'interno del complesso archeologico sarà possibile grazie a una passerella di legno sopraelevata che il Comune ha voluto per consentire ai visitatori di ammirare i perimetri degli edifici da una posizione panoramica. In più, gli operai hanno lavorato per settimane al consolidamento del muro di recinzione, ma soprattutto all'intera pulizia dell'area. «Siamo solo all'inizio» spiega il sindaco Emilio Floris, «la Villa farà parte di un circuito di monumenti che potranno essere visitati con il supporto di guide esperte. Un intervento ancora parziale ma che ci consentirà finalmente di aprire il complesso ai cittadini e ai turisti».
La storia. In realtà, il sito non conserva solo la Villa di Tigellio, ma anche i resti di altre due abitazioni private romane, più quel poco che rimane delle antiche terme. Secondo la tradizione, ma sul tema storici e archeologici dibattono ancora, la villa sarebbe appartenuta al poeta Tigellio Ermogene, amico di Giulio Cesare, ma assolutamente poco apprezzato dai due più noti letterati dell'epoca: Cicerone e Grazio. Del sontuoso edificio sono giunti sino a noi i resti delle mura e qualche colonna, per molti anni lasciate in completo abbandono. Conosciute come la Casa del tablino dipinto e la Casa degli stucchi, nelle due domus romane sono presenti ancora i resti di un'antica sala da pranzo, ma anche mosaici e dipinti alle pareti rinvenuti dagli archeologi durante alcuni scavi effettuati alla fine dell'Ottocento. Poco o nulla, invece, è rimasto della terza villa. Sono serviti un lungo lavoro di ricerca e studio per arrivare all'identificazione del sito.
Il poeta. Descritto da Grazio come una persona avvezza ai lussi e ad una vita sfarzosa, la figura del poeta sardo Tigellio attirò la curiosità del canonico Spano che, dopo vari tentativi, scoprì la Casa degli stucchi nel 1826. Secondo gli esperti, ma anche in questo caso le versioni non sono concordanti, le tre case avrebbero fatto parte di una zona residenziale composta da case patrizie.
Francesco Pinna
L'Unione Sarda 07/08/2006
Due mesi di lavoro per sistemare e ripulire l'area archeologica e renderla accessibile ai visitatori. Tutto è pronto per la riapertura (domani) al pubblico dei resti della Villa di Tigellio, una delle testimonianze d'epoca romana più affascinanti della città. A differenza di Sant'Eulalia e dell'Anfiteatro romano, i resti del complesso di case del II secolo a.C. sono un tesoro dimenticato, accessibili solo poche volte e in occasione di grandi eventi culturali. Da martedì, invece, gli scavi potranno essere visitati tutti i giorni (escluso il lunedì) sino alla fine dell'estate, con guide specializzate e itinerari che illustreranno le origini e la scoperta delle antiche domus romane.
Le visite. L'accesso all'interno del complesso archeologico sarà possibile grazie a una passerella di legno sopraelevata che il Comune ha voluto per consentire ai visitatori di ammirare i perimetri degli edifici da una posizione panoramica. In più, gli operai hanno lavorato per settimane al consolidamento del muro di recinzione, ma soprattutto all'intera pulizia dell'area. «Siamo solo all'inizio» spiega il sindaco Emilio Floris, «la Villa farà parte di un circuito di monumenti che potranno essere visitati con il supporto di guide esperte. Un intervento ancora parziale ma che ci consentirà finalmente di aprire il complesso ai cittadini e ai turisti».
La storia. In realtà, il sito non conserva solo la Villa di Tigellio, ma anche i resti di altre due abitazioni private romane, più quel poco che rimane delle antiche terme. Secondo la tradizione, ma sul tema storici e archeologici dibattono ancora, la villa sarebbe appartenuta al poeta Tigellio Ermogene, amico di Giulio Cesare, ma assolutamente poco apprezzato dai due più noti letterati dell'epoca: Cicerone e Grazio. Del sontuoso edificio sono giunti sino a noi i resti delle mura e qualche colonna, per molti anni lasciate in completo abbandono. Conosciute come la Casa del tablino dipinto e la Casa degli stucchi, nelle due domus romane sono presenti ancora i resti di un'antica sala da pranzo, ma anche mosaici e dipinti alle pareti rinvenuti dagli archeologi durante alcuni scavi effettuati alla fine dell'Ottocento. Poco o nulla, invece, è rimasto della terza villa. Sono serviti un lungo lavoro di ricerca e studio per arrivare all'identificazione del sito.
Il poeta. Descritto da Grazio come una persona avvezza ai lussi e ad una vita sfarzosa, la figura del poeta sardo Tigellio attirò la curiosità del canonico Spano che, dopo vari tentativi, scoprì la Casa degli stucchi nel 1826. Secondo gli esperti, ma anche in questo caso le versioni non sono concordanti, le tre case avrebbero fatto parte di una zona residenziale composta da case patrizie.