CAMPANIA - SOMMA VESUVIANA. Villa Augustea scoperta nel sito una nuova statua
Daniela Spadaro
05/09/2008 IL MATTINO
A Somma Vesuviana, il sito archeologico di Starza Regina regala ancora emozioni: ieri gli archeologi dell’équipe italo-giapponese coordinata da Aoyagi Masanori dell’università di Tokyo ha riportato alla luce una statua del III secolo d.C. raffigurante un soggetto virile, di grandezza naturale, in marmo pregiato. «È la parte centrale di una statua, senza braccia, gambe e testa - dice l’archeologo Antonio De Simone, componente del gruppo di ricerca per l'Università Suor Orsola Benincasa - Un pezzo molto bello, non siamo in grado di dire chi sia il soggetto, di sicuro è la prova che ci sono altre statue». Stamattina il dirigente della Soprintendenza Giuseppe Vecchio sarà a Somma Vesuviana per ufficializzare la scoperta insieme a Matsuyama Satoshi, il direttore del cantiere, e all’archeologa Claudia Angelilli. La «Villa Augustea», così chiamata perché l’ipotesi più probabile vuole che si tratti della dimora dove trascorse gli ultimi giorni l’imperatore Augusto, è solo una piccola parte di una delle più rilevanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Ampliando l’area degli scavi, si stanno riportando alla luce nuovi ambienti. Addirittura gli esperti ipotizzano che, celata dai sedimenti lavici, possa esserci un’intera cittadina. La scoperta del rudere avvenne per caso negli anni ’30, con le prime esplorazioni eseguite dal celebre archeologo Amedeo Maiuri; ma solo dopo molto tempo, grazie al finanziamento della missione da parte dell’università di Tokyo, nel 2001 si è dato il via agli scavi che hanno fatto emergere reperti la cui fama ha fatto il giro del mondo. L’ultimo reperto conferma che i proprietari della villa dovevano appartenere a una famiglia ricchissima e potente. La statua segue il ritrovamento dell’arco e dei colonnati, delle nicchie con le statue del dio Dioniso con la pantera, e della statua raffigurante la «peplofora». Queste due ultime sono ora custodite nel museo archeologico di Nola, dopo essere state esposte a Tokyo. In questo mese ricominceranno le visite guidate e, a breve, si aprirà un nuovo fronte di scavi sul lato Sud. Intanto, fino a luglio scorso, la statua del Dioniso è stata in mostra a Mantova, con altri 120 preziosissimi reperti. Il progetto di restauro si deve all’archeologo Antonio De Simone, affiancato da Luisa Melillo, responsabile del laboratorio di restauro della Soprintendenza napoletana.
Daniela Spadaro
05/09/2008 IL MATTINO
A Somma Vesuviana, il sito archeologico di Starza Regina regala ancora emozioni: ieri gli archeologi dell’équipe italo-giapponese coordinata da Aoyagi Masanori dell’università di Tokyo ha riportato alla luce una statua del III secolo d.C. raffigurante un soggetto virile, di grandezza naturale, in marmo pregiato. «È la parte centrale di una statua, senza braccia, gambe e testa - dice l’archeologo Antonio De Simone, componente del gruppo di ricerca per l'Università Suor Orsola Benincasa - Un pezzo molto bello, non siamo in grado di dire chi sia il soggetto, di sicuro è la prova che ci sono altre statue». Stamattina il dirigente della Soprintendenza Giuseppe Vecchio sarà a Somma Vesuviana per ufficializzare la scoperta insieme a Matsuyama Satoshi, il direttore del cantiere, e all’archeologa Claudia Angelilli. La «Villa Augustea», così chiamata perché l’ipotesi più probabile vuole che si tratti della dimora dove trascorse gli ultimi giorni l’imperatore Augusto, è solo una piccola parte di una delle più rilevanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. Ampliando l’area degli scavi, si stanno riportando alla luce nuovi ambienti. Addirittura gli esperti ipotizzano che, celata dai sedimenti lavici, possa esserci un’intera cittadina. La scoperta del rudere avvenne per caso negli anni ’30, con le prime esplorazioni eseguite dal celebre archeologo Amedeo Maiuri; ma solo dopo molto tempo, grazie al finanziamento della missione da parte dell’università di Tokyo, nel 2001 si è dato il via agli scavi che hanno fatto emergere reperti la cui fama ha fatto il giro del mondo. L’ultimo reperto conferma che i proprietari della villa dovevano appartenere a una famiglia ricchissima e potente. La statua segue il ritrovamento dell’arco e dei colonnati, delle nicchie con le statue del dio Dioniso con la pantera, e della statua raffigurante la «peplofora». Queste due ultime sono ora custodite nel museo archeologico di Nola, dopo essere state esposte a Tokyo. In questo mese ricominceranno le visite guidate e, a breve, si aprirà un nuovo fronte di scavi sul lato Sud. Intanto, fino a luglio scorso, la statua del Dioniso è stata in mostra a Mantova, con altri 120 preziosissimi reperti. Il progetto di restauro si deve all’archeologo Antonio De Simone, affiancato da Luisa Melillo, responsabile del laboratorio di restauro della Soprintendenza napoletana.