ROMA - «Il Pincio è uno scrigno dell’identità di Roma»
Adele Cambria
l'Unità (Roma) 04/09/2008
L’ARCHEOLOGA Marina Mattei, l’unica donna tra i 5 saggi chiamati a consulto sull’affair Pincio, ci tiene a sottolineare non tanto il suo dissenso all’operazione parcheggio - «A noi tocca fornire informazioni esatte e valutazioni corrette ai politici, il sì o il no tocca al Sindaco» - quantola rappresentazione dell’identità di questo colle: «Scrigno della memoria storica di Roma- lo definisce - abitato fin dall’età arcaica, poi arricchito dalle ville aristocratiche e dagli horticula in età repubblicana, e, ancora, e parlo soltanto della Roma dell’antichità, dalle ville imperiali: Svetonio narra che Messalina, la madre di Nerone, fu uccisa dai sicari dell’imperatore proprio qui, nella sua villa al Pincio, e sembra che persino Belisario, il germanico diventato generale di Giustiniano, ed inviato a liberare Roma dai Goti, avesse una domus pinciana! E poi, nel contesto di Piazza del Popolo, è un succedersi di eventi architettonici ed artistici, che verranno tutti armonizzati dal Valadier…». L’elenco sarebbe lungo, dall’obelisco più antico, tra quelli approdati a Roma, l’obelisco Flaminio, ritrovato al Circo Massimo, e che Sisto V volle collocare al centro della piazza, mentre il Valadier lo circondò delle fontane e dei quattro leoni, alla chiesa di Santa Maria del Popolo, arricchita dalle tele del Caravaggio e dal coro del Bramante affrescato dal Pinturicchio: ma che all’origine fu una cappelletta che il pontefice Pasquale II volle sorgesse proprio sul punto in cui si riteneva fosse stata sepolta (nei giardinetti sepolcrali della famiglia dei Domizi) l’urna con le "infernali" ceneri di Nerone, per esorcizzarne la carica negativa…. Ma fermiamoci qui, e torniamo all’addolorata protesta dell’archeologa: «Scavare un colle come questo, memoria, ripeto,nonsolo dell’antichità di Roma ma della sua storiachearriva fino a noi, in un continuum, per farne alloggio temporaneo di autovetture, mi sembra qualcosa di impensabile. Eppure io sono l’autrice del progetto di musealizzazione della linea C della metropolitana… Progetto ormai decaduto… Ma il Pincio è un altra cosa, è uno scrigno, cui ha dato forma moderna il complesso architettonico di Giuseppe Valadier, portato avanti fino al 1920 - e questo lo sanno in pochi - da un validissimo architetto, il De Vico… ». Per la Mattei, quindi, ormai che s’è cominciato a scavare vale la pena di continuare le indagini archeologiche ma soltanto a fini di documentazione. Poi si dovrebbe chiudere il cantiere e restituire piazzale Napoleone I° alla città.
Dando mano, invece, «a quella tutela, valorizzazione e manutenzione dei Beni Culturali, che il Codice Urbani prescrive; e che purtroppo in questa area dove si concentra un prioritario
interesse monumentale, archeologico e paesaggistico, è da anni trascurato».
Adele Cambria
l'Unità (Roma) 04/09/2008
L’ARCHEOLOGA Marina Mattei, l’unica donna tra i 5 saggi chiamati a consulto sull’affair Pincio, ci tiene a sottolineare non tanto il suo dissenso all’operazione parcheggio - «A noi tocca fornire informazioni esatte e valutazioni corrette ai politici, il sì o il no tocca al Sindaco» - quantola rappresentazione dell’identità di questo colle: «Scrigno della memoria storica di Roma- lo definisce - abitato fin dall’età arcaica, poi arricchito dalle ville aristocratiche e dagli horticula in età repubblicana, e, ancora, e parlo soltanto della Roma dell’antichità, dalle ville imperiali: Svetonio narra che Messalina, la madre di Nerone, fu uccisa dai sicari dell’imperatore proprio qui, nella sua villa al Pincio, e sembra che persino Belisario, il germanico diventato generale di Giustiniano, ed inviato a liberare Roma dai Goti, avesse una domus pinciana! E poi, nel contesto di Piazza del Popolo, è un succedersi di eventi architettonici ed artistici, che verranno tutti armonizzati dal Valadier…». L’elenco sarebbe lungo, dall’obelisco più antico, tra quelli approdati a Roma, l’obelisco Flaminio, ritrovato al Circo Massimo, e che Sisto V volle collocare al centro della piazza, mentre il Valadier lo circondò delle fontane e dei quattro leoni, alla chiesa di Santa Maria del Popolo, arricchita dalle tele del Caravaggio e dal coro del Bramante affrescato dal Pinturicchio: ma che all’origine fu una cappelletta che il pontefice Pasquale II volle sorgesse proprio sul punto in cui si riteneva fosse stata sepolta (nei giardinetti sepolcrali della famiglia dei Domizi) l’urna con le "infernali" ceneri di Nerone, per esorcizzarne la carica negativa…. Ma fermiamoci qui, e torniamo all’addolorata protesta dell’archeologa: «Scavare un colle come questo, memoria, ripeto,nonsolo dell’antichità di Roma ma della sua storiachearriva fino a noi, in un continuum, per farne alloggio temporaneo di autovetture, mi sembra qualcosa di impensabile. Eppure io sono l’autrice del progetto di musealizzazione della linea C della metropolitana… Progetto ormai decaduto… Ma il Pincio è un altra cosa, è uno scrigno, cui ha dato forma moderna il complesso architettonico di Giuseppe Valadier, portato avanti fino al 1920 - e questo lo sanno in pochi - da un validissimo architetto, il De Vico… ». Per la Mattei, quindi, ormai che s’è cominciato a scavare vale la pena di continuare le indagini archeologiche ma soltanto a fini di documentazione. Poi si dovrebbe chiudere il cantiere e restituire piazzale Napoleone I° alla città.
Dando mano, invece, «a quella tutela, valorizzazione e manutenzione dei Beni Culturali, che il Codice Urbani prescrive; e che purtroppo in questa area dove si concentra un prioritario
interesse monumentale, archeologico e paesaggistico, è da anni trascurato».