Sezione di una strada romana. Dopo aver fatto scavare un ampio fossato sino al ritrovamento di uno strato roccioso (1), i geometri romani (gromatici da groma», speciale strumento per la misurazione del terreno) provvedevano a ricoprire il fondo con grosse pietre, creando così una robusta massicciata (2). Su di essa gettavano due strati: l’uno di piccole pietre (rudus) (3), l’altro di sabbia e pietrisco (nucleus) (4), su cui veniva appoggiata la carreggiata o lastricato (5), formato di grosse pietre dure per lo più di basalto. Spesso erano -costruiti anche marciapiedi (6) di ampiezza proporzionata alla carreggiata, la quale poteva raggiungere i 5 m e offrire così tre piste: due per il traffico in doppio senso e la terza per il sorpasso. Un’altra caratteristica era la rettilineità del tracciato: la via Appia, ad esempio, si sviluppa in linea retta per 60 km sul fondo acquitrinoso della Palude Pontina.