Sezione di una strada romana. Dopo aver fatto scavare un ampio fossato sino al ritrovamento di uno strato roccioso (1), i geometri romani (gromatici da groma», speciale strumento per la misurazione del terreno) provvedevano a ricoprire il fondo con grosse pietre, creando così una robusta massicciata (2). Su di essa gettavano due strati: l’uno di piccole pietre (rudus) (3), l’altro di sabbia e pietrisco (nucleus) (4), su cui veniva appoggiata la carreggiata o lastricato (5), formato di grosse pietre dure per lo più di basalto. Spesso erano -costruiti anche marciapiedi (6) di ampiezza proporzionata alla carreggiata, la quale poteva raggiungere i 5 m e offrire così tre piste: due per il traffico in doppio senso e la terza per il sorpasso. Un’altra caratteristica era la rettilineità del tracciato: la via Appia, ad esempio, si sviluppa in linea retta per 60 km sul fondo acquitrinoso della Palude Pontina.martedì 30 settembre 2008
La strada romana
Sezione di una strada romana. Dopo aver fatto scavare un ampio fossato sino al ritrovamento di uno strato roccioso (1), i geometri romani (gromatici da groma», speciale strumento per la misurazione del terreno) provvedevano a ricoprire il fondo con grosse pietre, creando così una robusta massicciata (2). Su di essa gettavano due strati: l’uno di piccole pietre (rudus) (3), l’altro di sabbia e pietrisco (nucleus) (4), su cui veniva appoggiata la carreggiata o lastricato (5), formato di grosse pietre dure per lo più di basalto. Spesso erano -costruiti anche marciapiedi (6) di ampiezza proporzionata alla carreggiata, la quale poteva raggiungere i 5 m e offrire così tre piste: due per il traffico in doppio senso e la terza per il sorpasso. Un’altra caratteristica era la rettilineità del tracciato: la via Appia, ad esempio, si sviluppa in linea retta per 60 km sul fondo acquitrinoso della Palude Pontina.