domenica 27 luglio 2008

NAPOLI - I tesori che hanno fermato i cantieri: l´antico porto della città e una necropoli

NAPOLI - I tesori che hanno fermato i cantieri: l´antico porto della città e una necropoli
STELLA CERVASIO
DOMENICA, 27 LUGLIO 2008 la Repubblica - Napoli

Da piazza Municipio a piazza Nicola Amore: reperti e scoperte del sottosuolo

Il primo reperto è virtuale, ma un´indicazione di importanza capitale per la cartografia antica della città. La linea di costa nel II secolo d. C.: il mare entrava fin dentro un cratere prossimo a Castel Nuovo. Ma i reperti ci sono eccome: due barche di dieci metri ciascuna, "navette" tra le navi da carico ferme in rada e i moli del porto di Neapolis. E una terza, la più grande, da 13 metri e mezzo per oltre tre metri, chiglia larga e prua piatta: si rivelerà un unicum nell´archeologia dell´antica Roma.
Un giorno di tramontana gelata dell´inverno 2003-2004 la grande buca di piazza Municipio viene aperta per mostrare alla stampa internazionale l´antico porto della città e i primi resti di un´altra civiltà venuti alla luce con gli scavi della metropolitana. Una barca, poi, a gennaio, l´altra. Lo scenario del porto che appare agli occhi dei giornalisti e dei primi studiosi è perfetto come una ricostruzione: nell´area fangosa i resti di anni di trasporti prima dell´abbandono dell´approdo caduto in disuso con il mare che nei secoli successivi si è ritirato e l´interramento della baia. Ci sono anfore alcune ancora con i loro tappi di sughero, ceramiche, gioielli, suole di calzari, pezzi di corda. Cose senza importanza, paragonate alla Venere di Milo? Non si ragiona così, in archeologia. La veduta d´insieme è formata dai dettagli, da un´analisi che potrebbero fare gli archeologi come gli scienziati dei telefilm di "Csi": la ricostruzione storica è fatta anche grazie alle tacche sui paletti, che provano il mare fin dove arrivava, e altre sottigliezze che non tutti possono capire o trovare interessanti. Ma che sono utili alla storia.
Nell´altro cantiere dove si prevedevano ritrovamenti, in piazza Nicola Amore, emerge quello che, dal pavimento, doveva essere un edificio pubblico di età augustea, un tempio interno a un complesso sportivo, ed anche una fontana in marmo medioevale, che risale al XIII secolo, con graffiti raffiguranti barche dirette verso un castello. E c´è anche una necropoli con un´anfora funeraria che contiene lo scheletro di un bambino: sepoltura "a enchytrismos", presa in prestito dai greci. È il "palinsesto di Napoli": non c´entrano niente i programmi tv, palinsesto è stratificazione di epoche, roba fondamentale per capire come stavamo messi un migliaio di anni fa. Ora si lamenta lentezza nel procedere dei lavori, ma all´epoca delle scoperte il ministro per i Beni e le Attività culturali Giuliano Urbani (Forza Italia) assicurò l´intervento del governo Berlusconi per il completamento dei lavori di scavo, mentre il Comune concesse subito in comodato d´uso gratuito alla Soprintendenza per i beni archeologici una parte dei suoi depositi a Piscinola per contenere i reperti e climatizzare le barche con tecnologie avanzate. A febbraio 2004 nel cantiere di piazza Nicola Amore una nuova sorpresa dal passato: una testa che raffigura un personaggio di spicco della gens Giulio-Claudia.
A maggio ancora due capitelli del tempio di piazza Nicola Amore: parti di colonne del tempio e un doccione, canale di scarico di una grondaia di solito decorato con figure fantastiche o teste di animali. A giugno 2006 tocca a piazza Municipio rivelare Castel Nuovo in un contesto diverso dal solito ma molto simile a quello che mostrava la quattrocentesca Tavola Strozzi, veduta della città dal mare. Mura merlate, resti di case, abitazioni di principi angioini verso via Medina, con raffinate pitture murarie. Sarà sacrificato in gran parte, questo pezzo di una città sconosciuta ma bellissima - come ha detto l´archeologo ora direttore generale per l´Archeologia al ministero per i Beni culturali Stefano De Caro, che degli scavi per la metropolitana sa tutto l´iter - un iter che ha attraversato le sue due soprintendenze, quella napoletana e quella regionale. Messo in salvo, tuttavia, dal lavoro di documentazione senza il quale si sarebbe perso un pezzo importante di storia di Napoli.