ROMA - Il restauro capolavoro del colonnato di piazza di Pietra
CARLO ALBERTO BUCCI
MARTEDÌ, 15 LUGLIO 2008 LA REPUBBLICA Pagina XV - Roma
Dal 145 d.C. ad oggi
Le undici colonne del tempio riportate all´antico splendore
Buone notizie da piazza di Pietra. Le catene tengono finalmente lontane le auto blu dal tempio di Adriano e la loro polvere nera dalle magnifiche undici colonne corinzie. Come dai polmoni dei turisti che sollevano il naso verso le sottili venature azzurre del marmo del Peloponneso, tornato a splendere grazie ai restauri appena conclusi, che hanno riguardato anche la statica degli imponenti resti: cerotti in fibre di carbonio aiutano le "catene" dell´800 a sostenere l´architrave lesionato.
Estetica e ingegneria si intrecciano nell´operazione che ha visto coinvolti il padrone di casa, la Camera di Commercio di Roma, dal 1873, e le Soprintendenze statali, archeologica e architettonica. Idee e mani - quelle dei restauratori del Consorzio Roma e della cooperativa Cbc - si sono alternate per un anno intero. Secoli invece ci hanno messo gli architetti e gli operai succedutisi intorno al tempio del 145 d.C., parzialmente demolito nel medioevo per farne calce, inglobato nel ‘600 nella Dogana papalina, prima degli interventi otto-novecenteschi di parziale ripristino.
«Attraverso l´uso del colore abbiamo cercato di rendere esplicite ai visitatori le varie trasformazioni», spiega l´archeologa Fedora Filippi, direttrice scientifica dei lavori insieme con l´architetto Paola Santilli (dell´ingegner Frassinelli la direzione dei lavori). «Ora il colore del marmo risplende sul fondo della cella peperino, mentre alle ali ottocentesche in muratura è stata data una tinta color crema che è di un tono più freddo sulla parte di integrazione dell´architrave». Nella tavolozza dell´edificio – prima tempio, poi fortezza, brefotrofio, dogana, Borsa – c´è posto anche per una malta di pozzolana color marrone ma solo nei tre intercolumni verso via del Corso: è questo il muro superstite della facciata fatta nel 1695 da Francesco Fontana e parzialmente demolita da Vespignani, nel 1873, e da Passatelli, nel 1925. Le quattro colonne sulla sinistra non sono state toccate dal restauro dell´87. E i tecnici vi hanno trovato dai 700 ai 300 perni di ottone messi in passato per fermare la caduta delle scaglie. Sono stati lasciati, come pure, anche se annerita, la pellicola di ossalato stesa sul marmo: «E´ quasi inamovibile e poi non è dannosa per le colonne, anzi le ha protette», spiega la restauratrice Giovanna Martellotti. E la collega Fabiana Fondi: «L´abbiamo rimossa, usando stavolta il laser, solo sugli ovuli della cornice per favorirne la lettura dal basso».
Da sotto i turisti ammirano e non sanno – ma è scoperta di questo restauro, archeologico e architettonico insieme – che le colonne pendono verso l´interno e anche verso il Pantheon. Tra la prima e l´undicesima c´è un dislivello di 30 centimetri. Ma nessun pericolo: gli architetti di Adriano l´hanno pareggiato per poggiarvi l´architrave. «E´ stato comunque creato un sistema di monitoraggio, meccanico ed elettronico», sottolinea la Filippi, annunciando «per il 2009 un volume scientifico che documenterà scoperte e restauri».
A pagare, i "mercanti" del tempio. Ossia la Camera di Commercio che, in un budget per la cultura (dall´Auditorium alla Festa del Cinema, dal teatro dell´Opera a Santa Cecilia) che negli ultimi anni ha superato i 40 milioni, ha sborsato 1.200.000 euro per rimettere a nuovo la facciata più bella di piazza di Pietra. «E´ il simbolo dei nostri interventi nella cultura che consideriamo il motore per lo sviluppo della città», dichiara il presidente Andrea Mondello. Un ultimo sforzo, allora. C´è da mettere mano all´interno alle appesantite forme novecentesche che, in quella che ora è la sala convegni, spezzano in due la grigia, mastodontica, magnifica parete in peperino della cella. Così il cuore sacro del tempio potrà tornare a pulsare.
CARLO ALBERTO BUCCI
MARTEDÌ, 15 LUGLIO 2008 LA REPUBBLICA Pagina XV - Roma
Dal 145 d.C. ad oggi
Le undici colonne del tempio riportate all´antico splendore
Buone notizie da piazza di Pietra. Le catene tengono finalmente lontane le auto blu dal tempio di Adriano e la loro polvere nera dalle magnifiche undici colonne corinzie. Come dai polmoni dei turisti che sollevano il naso verso le sottili venature azzurre del marmo del Peloponneso, tornato a splendere grazie ai restauri appena conclusi, che hanno riguardato anche la statica degli imponenti resti: cerotti in fibre di carbonio aiutano le "catene" dell´800 a sostenere l´architrave lesionato.
Estetica e ingegneria si intrecciano nell´operazione che ha visto coinvolti il padrone di casa, la Camera di Commercio di Roma, dal 1873, e le Soprintendenze statali, archeologica e architettonica. Idee e mani - quelle dei restauratori del Consorzio Roma e della cooperativa Cbc - si sono alternate per un anno intero. Secoli invece ci hanno messo gli architetti e gli operai succedutisi intorno al tempio del 145 d.C., parzialmente demolito nel medioevo per farne calce, inglobato nel ‘600 nella Dogana papalina, prima degli interventi otto-novecenteschi di parziale ripristino.
«Attraverso l´uso del colore abbiamo cercato di rendere esplicite ai visitatori le varie trasformazioni», spiega l´archeologa Fedora Filippi, direttrice scientifica dei lavori insieme con l´architetto Paola Santilli (dell´ingegner Frassinelli la direzione dei lavori). «Ora il colore del marmo risplende sul fondo della cella peperino, mentre alle ali ottocentesche in muratura è stata data una tinta color crema che è di un tono più freddo sulla parte di integrazione dell´architrave». Nella tavolozza dell´edificio – prima tempio, poi fortezza, brefotrofio, dogana, Borsa – c´è posto anche per una malta di pozzolana color marrone ma solo nei tre intercolumni verso via del Corso: è questo il muro superstite della facciata fatta nel 1695 da Francesco Fontana e parzialmente demolita da Vespignani, nel 1873, e da Passatelli, nel 1925. Le quattro colonne sulla sinistra non sono state toccate dal restauro dell´87. E i tecnici vi hanno trovato dai 700 ai 300 perni di ottone messi in passato per fermare la caduta delle scaglie. Sono stati lasciati, come pure, anche se annerita, la pellicola di ossalato stesa sul marmo: «E´ quasi inamovibile e poi non è dannosa per le colonne, anzi le ha protette», spiega la restauratrice Giovanna Martellotti. E la collega Fabiana Fondi: «L´abbiamo rimossa, usando stavolta il laser, solo sugli ovuli della cornice per favorirne la lettura dal basso».
Da sotto i turisti ammirano e non sanno – ma è scoperta di questo restauro, archeologico e architettonico insieme – che le colonne pendono verso l´interno e anche verso il Pantheon. Tra la prima e l´undicesima c´è un dislivello di 30 centimetri. Ma nessun pericolo: gli architetti di Adriano l´hanno pareggiato per poggiarvi l´architrave. «E´ stato comunque creato un sistema di monitoraggio, meccanico ed elettronico», sottolinea la Filippi, annunciando «per il 2009 un volume scientifico che documenterà scoperte e restauri».
A pagare, i "mercanti" del tempio. Ossia la Camera di Commercio che, in un budget per la cultura (dall´Auditorium alla Festa del Cinema, dal teatro dell´Opera a Santa Cecilia) che negli ultimi anni ha superato i 40 milioni, ha sborsato 1.200.000 euro per rimettere a nuovo la facciata più bella di piazza di Pietra. «E´ il simbolo dei nostri interventi nella cultura che consideriamo il motore per lo sviluppo della città», dichiara il presidente Andrea Mondello. Un ultimo sforzo, allora. C´è da mettere mano all´interno alle appesantite forme novecentesche che, in quella che ora è la sala convegni, spezzano in due la grigia, mastodontica, magnifica parete in peperino della cella. Così il cuore sacro del tempio potrà tornare a pulsare.