martedì 22 luglio 2008

Così sventrarono il cuore di Roma

ROMA - Così sventrarono il cuore di Roma
CARLO ALBERTO BUCCI
la Repubblica (Roma) 22/07/2008

Centoquaranta opere raccontano il rettifilo che è diventato un segno indelebile nella città antica. I sottopassi tra le antiche piazze e i progetti per dopo la metro C.
Frutto di sventramenti drammatici. Ma anche di scoperte esaltanti, rimaste per troppo tempo al buio. È via dei Fori imperiali cui è dedicata la mostra che, tra struggenti bianco e nero, accese vedute mafaiane e trenta sculture antiche dagli anni Trenta nei depositi comunali, si apre domani ai Capitolini. Centoquaranta pezzi (64 le foto d´epoca), a raccontare il rettifilo che ha lasciato un segno nel paesaggio di Roma. Indelebile, nonostante siano stati in molti a chiederne l´eliminazione, per tornare all´antico tessuto urbano e/o per eseguire come si deve gli scavi archeologici.
Le carreggiate della parata del 2 giugno - che dovrebbero essere liberate dal traffico quotidiano quando in futuro la Metro C correrà finalmente lì sotto - sono la testimonianza di un´urbanistica novecentesca che precede anche quella fascista. Ma gli scavi non sono finiti, vanno avanti dal 1996 intorno alla lingua d´asfalto delle parate militari. E anche dentro al terrapieno che la sostiene per far sì - secondo un progetto ancora da definire - che i turisti possano andare più facilmente dal Foro di Traiano a quello di Cesare, a da Nerva e ad Augusto: «Il tracciato va mantenuto, è storia. Ma va aumentata la sua permeabilità. E dentro i tunnel esistenti si possono collocare i servizi», spiega il direttore regionale Beni culturali, Luciano Marchetti, che ha fatto parte del tavolo Stato-Comune sull´area centrale, decaduto con la fine del governo Prodi. Intorno alla strada vincolata, nel 2006 Massimiliano Fuksas ha prospettato una serie di passerelle leggere, rilanciando il dibattito tra gli architetti sulla risistemazione e fruizione dell´area.
Vanno avanti anche le ricerche d´archivio degli studiosi. Per rimettere insieme il puzzle dei reperti ritrovati che, a migliaia, si trovano nelle antiche tabernae e nei giganteschi magazzini posti proprio sotto la strada della discordia. Per riportare ogni frammento nel suo Foro di provenienza, sono utilissime le 7000 foto (dei vari Faraglia, D´Amico, Calderisi, Reale) conservate al Museo di Roma e documentate da un libro di 500 pagine (Electa, 2007). Servono a ridare un profilo storico oggettivo, non ideologizzato, all´impresa di "via dei Monti". Già, perché gli 850 metri della strada che il Regime ribattezzerà "via dell´Impero" «nacquero secondo un progetto di scavo realizzato nel 1911 dall´archeologo Corrado Ricci e senza il quale la nostra capacità di apprezzare l´architettura dei Fori imperiali sarebbe diversa», spiega Claudio Parisi Presicce, direttore dei capitolini e tra i curatori della mostra (L´invenzione dei Fori imperiali. Demolizioni e scavi: 1924-1940, fino al 23 novembre; catalogo Palombi, info 060608; www. museicapitolini.org; una galleria delle immagini è su http://roma.repubblica.it)).
Promossa dall´assessorato alla Cultura e dalla Sovrintendenza comunale, l´esposizione propone anche alcune curiosità. Le vedute, programmaticamente in stile "Roma sparita", realizzate negli anni Trenta, tra gli altri, da Michele Cascella. E un tesoro di medaglie nascoste dall´antiquario Francesco Martinetti (morto nel 1895) nella sua casa via di via Alessandrina 101. Il tesoretto murato (oggi nel Medagliere Capitolino) venne scoperto durante le demolizioni del 22 febbraio 1933. E quel giorno sulla ruota di Roma erano usciti i numeri 74, 62, 24. Secondo la Smorfia, "monete", "anelli d´oro" e "muratore".