sabato 26 luglio 2008

"Così abbiamo scavato al Gianicolo"

ROMA - "Così abbiamo scavato al Gianicolo". Parla il soprintendente Bottini: "Niente scempi, solo tutela"
CARLO ALBERTO BUCCI
VENERDÌ, 25 LUGLIO 2008 LA REPUBBLICA - Roma

"Inaccettabile è stata la rimozione di una parte della Domus per far passare la rampa"

Due cantieri distinti sebbene si trovino nella stessa proprietà dei Torlonia

«Qualcosa di inaccettabile sul Gianicolo è avvenuto. E risale al 1999, quando fu autorizzato lo smontaggio e la rimozione di una parte della domus appena ritrovata per far passare la rampa Torlonia. Ma se per ‘scempio´ ci si riferisce ai lavori di scavo che abbiamo iniziato nel 2005 e ora sospeso, allora dico che si tratta di una provocazione nei confronti dell´amministrazione dello Stato che fa il suo lavoro di tutela». Il soprintendente Angelo Bottini risponde alle critiche che il suo predecessore, Adriano La Regina, ha lanciato mercoledì su queste pagine.
La Società Sant´Onofrio preme perché si facciano al più presto i sondaggi per il parcheggio sul terreno dei Torlonia?
«Si tratta di due scavi nettamente distinti, sebbene nella stessa proprietà. C´è quello della villa del secondo secolo dopo Cristo, che abbiamo interrotto perché stanno per finire i fondi. E ci sono i sondaggi, pagati interamente dalla Sant´Onofrio, che stabiliranno se si potrà o meno fare un parcheggio sotterraneo che serva al loro albergo».
Lo scavo della domus costruita sugli antichi Horti di Agrippina è previsto dal decreto del 13 dicembre ‘99, dell´allora presidente del Consiglio D´Alema, nel momento in cui dava il via ai lavori per la rampa bloccati da La Regina. Ma i resti della villa non sono stati evidenziati del tutto. Perché?
«I 2 milioni e mezzo circa che riuscimmo a farci dare dopo numerose lettere nel 2003 - interviene l´archeologa Fedora Filippi, da quell´anno delegata a seguire lo scavo - vengono dai residui degli stanziamenti per il Giubileo. Da allora abbiamo spostato 9000 metri cubi di terra. E riempito 880 cassette di reperti, cui si aggiungono le 600 del ‘99, più 500 colme di frammenti di affreschi romani, anche più antichi, gettati sulla domus quando l´area divenne una discarica. Ora però inizia la fase di studio e di restauro che ci permetterà di tutelare il bene e di stabilire i termini di un vincolo archeologico che si affiancherà a quello paesaggistico già esistente».
Però coprite i ritrovamenti.
«Abbiamo messo in sicurezza i resti, che non potevano rimanere all´aperto, e l´abbiamo fatto secondo gli standard di protezione: tamponatura delle pareti, tessuto non tessuto e pozzolana. Tutto reversibile, in attesa che arrivino finanziamenti ad hoc per proseguire scavi che, al momento, non sono indispensabili».
E la musealizzazione o il ripristino di cui parla il decreto D´Alema?
«Abbattere la rampa per ricostruire la villa lì? E´ illogico e nessuno lo vuole. Si può pensare di ricostruirla altrove, come è stato fatto in Egitto, ad Abu Simbel. Ma è un´operazione tutta da studiare, un´ipotesi remota».
E il progetto di otto anni fa per realizzare paratie che permettessero di avanzare verso via del Gianicolo le ricerche della domus affrescata?
«Le paratie sono palizzate in cemento armato, una struttura, questa sì, irreversibile, che permetterebbe peraltro di scoprire sotto la scarpata solo altri cinque-sei metri di muro coperto. Vale la pena? La proprietà ci aveva peraltro proposto di pagare le paratie per i nostri scavi e in un´area, lo ripeto, non interessata dal loro parcheggio».
Perché non avete accettato?
«Poteva creare l´aspettativa di un nostro obbligo implicito nei loro confronti, in vista dei sondaggi per il parcheggio dell´albergo».
Che partiranno a fine estate, con quali aspettative?
«Ci hanno mostrato i carotaggi e le indagini diagnostiche non invasive. Ma finché non scaviamo non possiamo essere certi che sotto le montagne di detriti antichi non ci siano resti di edifici di eccezionale o particolare rilievo. E varrà allora quanto sottoscritto il 21 aprile scorso dai proprietari. Leggo: ‘Ove non si potesse realizzare il parcheggio, la società Sant´Onofrio rimane comunque obbligata a ripristinare lo stato originario dei luoghi».