sabato 2 maggio 2009

Dal Campidoglio ai Fori, nel luogo della mente

Dal Campidoglio ai Fori, nel luogo della mente
JACOPO RICCIARDI
Messaggero 30/04/2009

PASSEGGIATE ROMANE Nel cuore vuoto della città le macerie di luce provocano un grido muto che brucia la memoria. La sola cosa che resta viva è l'aria, ma priva di parole. Il cielo è un sussurro limpido e lontano, misericordia dimenticata. Dal Campidoglio al Colosseo la vista dall'alto mostra un grande vuoto, una sospensione surreale, resti di una distruzione silenziosa che oggi mi colpisce come se fosse la luce stessa ad averla generata. I Fori mi appaiono nudi, privi di storia, al centro di questa città che in quel punto è bruciata dalla luce, come rasa al suolo. Scendo, consapevole di incontrare un mare confuso eccessivamente aperto nel quale l'occhio non riesce a trattenere i tempi che furono. Qui l'orizzonte si moltiplica, e le lontananze pi estreme fanno parte di un paesaggio esausto. Penso alla lontanissima Madaura e alla pi vicina Pozzuoli come a due cardini temporali che aprono un sofferente enigma nella luce intrappolata tra questi violenti ruderi. Roma mi appare come una sintassi spezzata , un insieme di giochi verbali, giochi di figure, effetti fonetici e musicali, concettismi, colori carichi ; Roma oggi è la prosa latina di Apuleio che si perde come una luce nell'aria davanti a degli occhi ciechi. Leggo senza poter vedere veramente; amo, Òome un cieco, senza sapere esattamente l'oggetto del mio amore. Incontro Lucio a Roma ma non lo posso seguire per queste strade. Iside lo porta ancora oggi in questa città, al suo tempio in Campo di Marte. Mi giro indietro verso quel luogo che da qui non posso vedere né immaginare. Brucia la luce ardente ogni cosa. Qui un amore si crea e si sposa. Attendo. E Lucio o Apuleio che incontro oggi? Quale figura tra le due è la pi reale oggi? L'una è finzione che tocca lalèggerezza dell'anima e dello spirito predisposto finalmente alla fede e resistente al corpo del mondo; e l'altra, nascosta nel cuore della prima, sembra ora che è persa ancora pi viva davanti a me, consapevole del destino nell'ambigui- tà del mondo. Appena formulo questo pensiero. un altro simile apparein me: esiste anche la consapevolezza del destino nell'ambiguità del vivere, questo è l'intoccabile Petronio, questa è l'immagine perenne del Satyricon. Il mondo si trasforma in arte potrei dire: l'arte è la metamorfosi del mondo, e la bellezza dell'artificio brucia un'identità in modo pi ardentedi qualsiasi altra cosa, come questa luce brucia l'aria, e l'aria me e il mio sguardo. 11 mio pensiero ascolta, qui, calato tra queste rovine. Un'esplosione di luce mi sposa. Basta andare con la mente a Pozzuoli, basta far infrangere una tazza da trecentomila sesterzi di purissima fattura contro l'azzurro del cielo per far impazzire Nerone. Petronio, alla tua morte il tuo sguardo non lascia mai ci che vive. Sembri vivere in ogni secondo anche oggi. Il Satyricon sembra abitare ogni istante di ogni esperienza in qualsiasi civiltà. La lingua parlata che tu hai preso nel tuo tempo viaggia alla velocità della luce e incontra e specchia e spoglia ogni altra esperienza vissuta, ogni altra vita trascorsa su questa terra resa nuda davanti all'intelligenza o alla debolezza dell'uomo. Il tuo sguardo, come anche il mio ora, è sempre esterno alla società che guarda, per poterla vedere, amandola e odiandola nel preciso medesimo istante, per renderla viva e provocazione dello spirito. Apuleio, da così lontano parla. A Roma, lui ci dice, si va per voleredegli dei. Roma è nella mente. Roma è il luogo dove lo spirito incontra l'insegnamento ultimo della religione. Iside sembra negli occhi di Agostino come nei miei la madonna. La spiritualità nasce da questo incontro con una voce che suggerisce all'uomo gli atti pi concreti e pi dolci. Io passo davanti al rudere delle tre navate della Basilica di Massenzio e vengo rapito da uno spazio amplissimo che sembra poter contenere l'uomo e il suo universo. Ecco cosa ricrea la mia mente: quel luogo, e l'uomo e l'universo che lo attraversa. Lucio davanti alla statua d'argento di Iside: quale fiducia mostra al lettore! Quella fiducia, che consiste nel vedere nella statua la stessa dea vivente, mostra una strada concreta e percorribile verso la fede. La curiosità di Apuleio in Lucio si trasforma, nello stesso istante in tutti e due, in una materia nitida che impara a portare in sé la natura del mondo, infondendo una calma al contempo divina e umana nella persona che brilla infine davanti alla vita e alla morte con un'anima leggera che è stabilità dello stesso mondo. Forse è questo il motivo per cui il lavoro di Lucio è quello di avvocato al Foro. Anche oggi l'Egitto è una provincia della mente, parte di un immenso impero che pu ricostruirsi qui nel nostro nome, da questa vita che possediamo, oltre questi ruderi, nel cuore della luce venuta fin qua gi a spogliare un'intera città. Da una lingua mortal'amorepu creare un'intera civiltà presente, che raccoglie in sé ogni tempo. Agostino poco meno di duemila anni fa consider prezioso il romanzo di Apuleio e lo chiam L'asino d'oro, fonte di una necessità spirituale che non si esaurirà mai e che è destinata a viaggiare nei tempi. Dall'archeologia della Storia riemerge un libro, il Satyricon, vivo come è la vita in ogni tempo presente, frammentato in un enigma che racconta questa luce di oggi e di ora spogliata lungo la parete di mattoni rossi del Tempio di Venere creando un destino nell'esperienza nuda della persona. Ritorno alla città, allungo riflesso del mio cuore, ora.