Carandini: "È una vera barbarie spero che Alemanno ci ripensi"
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 03 MAGGIO 2009 LA REPUBBLICA - - Roma
Parla l´archeologo, neo presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali
Carandini: "È una vera barbarie spero che Alemanno ci ripensi"
«Non è possibile una cosa del genere, no questa non si può fare. Spero tanto che il sindaco Alemanno ci ripensi».
Andrea Carandini guarda i disegni del progetto dello "Uefa Champions Festival Colosseum". E pensa all´impatto di quei campi di calcio e dei migliaia di tifosi sui monumenti che lui, da archeologo, studia da una vita. «Già non ho mai apprezzato i concerti che la passata, come la nuova, amministrazione hanno organizzato appiccicati al Colosseo, ma il mio disappunto ora è totale per una manifestazione che non ha una cornice neanche velatamente culturale», aggiunge il neo presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali.
Professore, il Colosseo è il simbolo di Roma. Un evento davanti all´anfiteatro Flavio ha un impatto favoloso sul pubblico. Per questo è stato scelto per la kermesse Uefa.
«Lo so bene, ma il calcio non mi sembra proprio un settore che ha bisogno della pubblicità dal Colosseo. Capisco che queste manifestazioni entusiasmano il pubblico ma, al tempo stesso, diseducano. È sbagliato spingere i giovani verso l´indifferenziato, che è una carattere proprio della barbarie piuttosto che della civiltà».
Da un lato lo sport, dall´altro la storia.
«Ma sì, e dobbiamo spiegare l´importanza di quel luogo attraverso una didattica adeguata. Che non è certo quella delle ricostruzioni spettacolari, dei parchi a tema, delle pagliacciate in costume. Nel Colosseo ho saputo che hanno messo finalmente cartelli per spiegare ai turisti le vicende di questo straordinario monumento. Continuiamo su questa linea. Facciamo sapere che, dove ora sorge l´arena dei Flavi, un tempo c´era la Versailles di Nerone, ossia il lago della principesca dimora dell´imperatore».
Sul Colosseo c´è un problema di competenze. La piazza spetta al Comune. Lo Stato ha le mani legate?
«Attenzione, che lì però c´è un problema di impatto sul paesaggio. E la tutela del paesaggio è di competenza della Soprintendenza statale. Io comunque mi auguro che Gianni Alemanno voglia ripensarci a proposito di questi campi di calcio a ridosso dell´area archeologica. Del resto, lo stesso sindaco il giorno del Natale di Roma ha parlato della necessità di rilancio del Colosseo. E questo non mi sembra davvero il modo corretto per la rinascita del monumento».
Sono attese circa 200mila persone tra gli stand montati nella piazza e sopra il colle.
«Ecco vede, non è solo un problema culturale. Ma anche di sicurezza. Per i monumenti e per le persone. Senza parlare della cattiva pubblicità del Colosseo trasformato in centro sportivo agli occhi delle migliaia di visitatori italiani e stranieri che ogni giorno vengono ad ammirare questi capolavori di arte e architettura».
Più pubblico, più soldi però.
«Dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio. Un euro investito in cultura ne restituisce quattro attraverso l´indotto. Ma questo ritorno non può avvenire attraverso la strumentalizzazione della storia. Una società ordinata deve tenere distinte le funzioni».
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 03 MAGGIO 2009 LA REPUBBLICA - - Roma
Parla l´archeologo, neo presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali
Carandini: "È una vera barbarie spero che Alemanno ci ripensi"
«Non è possibile una cosa del genere, no questa non si può fare. Spero tanto che il sindaco Alemanno ci ripensi».
Andrea Carandini guarda i disegni del progetto dello "Uefa Champions Festival Colosseum". E pensa all´impatto di quei campi di calcio e dei migliaia di tifosi sui monumenti che lui, da archeologo, studia da una vita. «Già non ho mai apprezzato i concerti che la passata, come la nuova, amministrazione hanno organizzato appiccicati al Colosseo, ma il mio disappunto ora è totale per una manifestazione che non ha una cornice neanche velatamente culturale», aggiunge il neo presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali.
Professore, il Colosseo è il simbolo di Roma. Un evento davanti all´anfiteatro Flavio ha un impatto favoloso sul pubblico. Per questo è stato scelto per la kermesse Uefa.
«Lo so bene, ma il calcio non mi sembra proprio un settore che ha bisogno della pubblicità dal Colosseo. Capisco che queste manifestazioni entusiasmano il pubblico ma, al tempo stesso, diseducano. È sbagliato spingere i giovani verso l´indifferenziato, che è una carattere proprio della barbarie piuttosto che della civiltà».
Da un lato lo sport, dall´altro la storia.
«Ma sì, e dobbiamo spiegare l´importanza di quel luogo attraverso una didattica adeguata. Che non è certo quella delle ricostruzioni spettacolari, dei parchi a tema, delle pagliacciate in costume. Nel Colosseo ho saputo che hanno messo finalmente cartelli per spiegare ai turisti le vicende di questo straordinario monumento. Continuiamo su questa linea. Facciamo sapere che, dove ora sorge l´arena dei Flavi, un tempo c´era la Versailles di Nerone, ossia il lago della principesca dimora dell´imperatore».
Sul Colosseo c´è un problema di competenze. La piazza spetta al Comune. Lo Stato ha le mani legate?
«Attenzione, che lì però c´è un problema di impatto sul paesaggio. E la tutela del paesaggio è di competenza della Soprintendenza statale. Io comunque mi auguro che Gianni Alemanno voglia ripensarci a proposito di questi campi di calcio a ridosso dell´area archeologica. Del resto, lo stesso sindaco il giorno del Natale di Roma ha parlato della necessità di rilancio del Colosseo. E questo non mi sembra davvero il modo corretto per la rinascita del monumento».
Sono attese circa 200mila persone tra gli stand montati nella piazza e sopra il colle.
«Ecco vede, non è solo un problema culturale. Ma anche di sicurezza. Per i monumenti e per le persone. Senza parlare della cattiva pubblicità del Colosseo trasformato in centro sportivo agli occhi delle migliaia di visitatori italiani e stranieri che ogni giorno vengono ad ammirare questi capolavori di arte e architettura».
Più pubblico, più soldi però.
«Dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio. Un euro investito in cultura ne restituisce quattro attraverso l´indotto. Ma questo ritorno non può avvenire attraverso la strumentalizzazione della storia. Una società ordinata deve tenere distinte le funzioni».