lunedì 26 aprile 2010

Troppi ritardi e disattenzioni così affonda Roma imperiale

Troppi ritardi e disattenzioni così affonda Roma imperiale
ANDREA CARANDINI
La Repubblica, 31-03-10, pagina 25 sezione CRONACA

LA DOMUS Aurea, la Versailles di un tiranno che ha occupato grande parte di Roma, si interponeva tra i palazzi del Palatino e gli horti di Mecenate sull' Esquilino, di proprietà imperiale. Senza l' incendio del 64 d. C. questo progetto di Nerone non si sarebbe potuto realizzare. Vi erano due nuclei della domus. Il principale si trovava tra il tempio adrianeo di Venere e Roma costruito sul vestibolo della reggia neroniana - qui era il colosso del principe-sole - e il lago che esisteva dove sarà infine il Colosseo. È per costruire questo anfiteatro che il cuore della domus Aurea venne demolito dall' imperatore Vespasiano (69-79 d. C.): Svetonio, che scrisse al tempo di Adriano, apprezzava questo imperatore quanto Augusto. Il secondo nucleo della domus, a carattere più privato, si trovava sull' Esquilino. Traiano (98-117 d. C.) demolì il suo piano superiore e seppellì il piano terreno sotto le proprie terme, fondate su un enorme basamento voltato. Protetto da questo seppellimento il piano terra con le pitture e il piano superiore per un modesto elevato si sono conservati, rappresentando per Roma una Pompei. Ieri intorno alle ore 9 quaranta metri quadri di volte di queste fondazioni traianee - non la domus Aurea - sono crollati, e con essi il giardino sovrastante. Se in quel punto ci fosse stato un cittadino, sarebbe stato inghiottito nel crollo. Per una serie di anni il restauro di questa parte della domus Aurea ha riguardato solo il piano terreno. Ma dal piano superiore - dal quale si erano calati gli artisti del Rinascimento - hanno continuato a infiltrarsi radici e acque, che hanno compromesso quanto è stato fatto ed ora la domus è chiusa al pubblico. Poi la svolta. Si è deciso finalmente di partire da sopra. Ci sono voluti due anni e mezzo per l' insieme delle procedure e un anno solo per la validazione del progetto - lungaggini che non convengono al nostro patrimonio. Appena il Comune consegnerà l' area del sovrastante giardino, comincerà lo scavo del piano superiore e il suo isolamento, premessa di ogni successiva manutenzione. Mai crolli non attendonoi nostri tempi burocraticie improvvisamente si manifestano, confermando l' allarme lanciato ormai da anni: il centro archeologico di Roma è pericolante e cede. Se non interveniamo e con prontezza, come ora si sta facendo, rischiamo una rapida rovina. È questa una emergenza vera. È uscito sull' argomento un libro di Robero Cecchi, Roma Archaeologia (Electa), che è un primo rapporto, cui ne seguiranno altri. Il Consiglio superiore per i Beni culturali, segue da vicino l' operazione e ha già esaminato e approvato un secondo rapporto. Che fare? Cominciare subito il primo lotto di lavori, pari a due milioni e mezzo di euro,e per questo mi appello al Sindaco, sicuro di un suo immediato intervento nel concedere il giardino. Questo primo lotto (tratto dai fondi per Roma Capitale) riguarda la parte affrescata del monumentoe sarà completato entro un anno e mezzo. Devono poi seguire, in rapida successione, altri quattro lotti di lavori, per una cifra complessiva di dieci milioni di euro. Il rilievo al laser skanner e la progettazione, attuata in collaborazione con l' Università di Roma La Sapienza, sono stati finanziati dalla protezione civile. Il commissario per la domus Aurea è l' ingegnere Luciano Marchetti (senza poteri speciali), già funzionario del Ministero per i Beni Culturali: lo stesso che si occupa del patrimonio dell' Aquila. Solo la prevenzione consentirà di evitare i crolli, il cui il triste rimedio risulta sempre assai più caro della cura preventiva. Ad esempio, il ripristino dei 40 metri quadri di volta crollata costerà 350.000 euro circa. Ora bisogna prima puntellare e poi ricostruire quanto crollato, ma non avremo più che quel che si aveva fino a ieri, ma un simulacro, certamente necessario, ma pur sempre un simulacro. Mentre si attuanoi lavori, occorre predisporre anche a un progetto di valorizzazione, che, oltre a offrire ottimi servizi, sappia raccontare Nerone e la sua folle reggia, in cui invitava anche il popolino: era il set televisivo di allora. Si potrebbe pensare a qualcosa di analogo a quanto ha ottimamente realizzato Piero Angela sotto il palazzo della Provincia. Che quel giorno possa venire, al più presto!