“A rischio tutta Roma antica”. “Manca la manutenzione, ma ora parte un piano d'emergenza” Intervista a Roberto Cecchi commissario per l’area archeologica
La Stampa, mercoledì 31 marzo 2010
Roberto Cecchi, dopo essere stato a lungo direttore generale per i musei, attualmente lei è commissario per l'area archeologica di Roma e Ostia Antica. La Domus Aurea è malata, ma il resto del patrimonio archeologico di Roma come sta?
Cecchi: «Abbastanza male, direi, ma in via di guarigione».
Si spieghi.
Cecchi: «La Domus aurea ha subito un crollo e questo dice molto sulla sua situazione. Ma bisogna considerare che questo monumento è inserito in un'area archeologica immensa, tra le pi grandi del mondo, e tutta in gravi difficoltà, prima di tutto statiche».
Traduciamo: la Domus aurea è crollata, ma altri monumenti potrebbero crollare. E' così?
Cecchi: «Potrebbero crollare, se trascurassimo gli interventi più urgenti. Ma questo non avverrà perché l'amministrazione dello Stato sta agendo per mettere tutto in sicurezza».
Cecchi: Questa è una lodevole intenzione. Ma i fatti?
Cecchi: «Delle buone intenzioni possiamo fare a meno. Ora c'è un commissariamento in atto proprio perché sono i fatti ad interessare. E basta».
Qual è il più grave malato tra i monumenti di Roma antica?
Cecchi: «Tutta l'area archeologica presenta forti criticità. Se vuole delle priorità, potrei dire che il Palatino è il monumento a cui si sta dedicando maggiore attenzione. Intanto, per metterlo in sicurezza ed evitare altri crolli, dopo quelli degli ultimi anni. Poi si passerà alla fase del restauro e della possibile fruizione da parte del pubblico».
Dopo di che?
Cecchi: «Non dopo, ma contemporaneamente, si sta lavorando sul Colosseo e sul Circo Massimo che non è stato ancora scavato. Molto c'è la fare anche per le Terme di Diocleziano e per quelle di Caracalla. Esistono progetti avviati anche per i Fori. Senza dire di due grandi monumenti, molto estesi, quali sono la via Appia, i grandi acquedotti e i 18 chilometri delle mura aureliane».
Quando scade il suo mandato di commissario?
Cecchi: «Il 31 dicembre prossimo».
Non pretenderà di fare tutto entro quella data?
Cecchi: «Ovviamente no. Quello che stiamo facendo è un grande lavoro di monitoraggio e vorremmo impostare un criterio di intervento: questo è l'importante. Non si tratta, infatti, di spendere grandi cifre una volta ogni tanto, ma di creare un sistema di manutenzione ordinaria e costante di tutti i monumenti. Occorre lavorare in maniera sistematica: senza fretta ma anche senza sosta».
Quindi non tanti soldi, ma pochi e costantemente?
Cecchi: «Esattamente. Ci che serve, e che invece è mancato negli ultimi 30 anni, è stato un flusso costante di risorse che garantisse la manutenzione ordinaria». Colpa della politica. Verrebbe da dire. O no?
Cecchi: «C'è un fatto sotto i nostri occhi: la Francia, che ha un patrimonio molto inferiore al nostro, destina alla sua tutela l'1% del bilancio dello Stato. Noi abbiamo oscilliamo tra lo 0,18 e lo 0,21».
Quanti soldi ha a disposizione come commissario e quanti ne ha spesi?
Cecchi: «Ho 33 milioni, ne ho già investiti 22 in 70 progetti. Tra 20 giorni farò un rapporto di 400 pagine su quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo. Il 31 dicembre vorrei lasciare un metodo di lavoro consolidato e mi aspetterei, come contropartita, che venisse garantito non un grande budget, ma un flusso di soldi contenuto ma costante. Agire sotto l'impulso delle emergenze e dei crolli è del tutto inutile».
La Stampa, mercoledì 31 marzo 2010
Roberto Cecchi, dopo essere stato a lungo direttore generale per i musei, attualmente lei è commissario per l'area archeologica di Roma e Ostia Antica. La Domus Aurea è malata, ma il resto del patrimonio archeologico di Roma come sta?
Cecchi: «Abbastanza male, direi, ma in via di guarigione».
Si spieghi.
Cecchi: «La Domus aurea ha subito un crollo e questo dice molto sulla sua situazione. Ma bisogna considerare che questo monumento è inserito in un'area archeologica immensa, tra le pi grandi del mondo, e tutta in gravi difficoltà, prima di tutto statiche».
Traduciamo: la Domus aurea è crollata, ma altri monumenti potrebbero crollare. E' così?
Cecchi: «Potrebbero crollare, se trascurassimo gli interventi più urgenti. Ma questo non avverrà perché l'amministrazione dello Stato sta agendo per mettere tutto in sicurezza».
Cecchi: Questa è una lodevole intenzione. Ma i fatti?
Cecchi: «Delle buone intenzioni possiamo fare a meno. Ora c'è un commissariamento in atto proprio perché sono i fatti ad interessare. E basta».
Qual è il più grave malato tra i monumenti di Roma antica?
Cecchi: «Tutta l'area archeologica presenta forti criticità. Se vuole delle priorità, potrei dire che il Palatino è il monumento a cui si sta dedicando maggiore attenzione. Intanto, per metterlo in sicurezza ed evitare altri crolli, dopo quelli degli ultimi anni. Poi si passerà alla fase del restauro e della possibile fruizione da parte del pubblico».
Dopo di che?
Cecchi: «Non dopo, ma contemporaneamente, si sta lavorando sul Colosseo e sul Circo Massimo che non è stato ancora scavato. Molto c'è la fare anche per le Terme di Diocleziano e per quelle di Caracalla. Esistono progetti avviati anche per i Fori. Senza dire di due grandi monumenti, molto estesi, quali sono la via Appia, i grandi acquedotti e i 18 chilometri delle mura aureliane».
Quando scade il suo mandato di commissario?
Cecchi: «Il 31 dicembre prossimo».
Non pretenderà di fare tutto entro quella data?
Cecchi: «Ovviamente no. Quello che stiamo facendo è un grande lavoro di monitoraggio e vorremmo impostare un criterio di intervento: questo è l'importante. Non si tratta, infatti, di spendere grandi cifre una volta ogni tanto, ma di creare un sistema di manutenzione ordinaria e costante di tutti i monumenti. Occorre lavorare in maniera sistematica: senza fretta ma anche senza sosta».
Quindi non tanti soldi, ma pochi e costantemente?
Cecchi: «Esattamente. Ci che serve, e che invece è mancato negli ultimi 30 anni, è stato un flusso costante di risorse che garantisse la manutenzione ordinaria». Colpa della politica. Verrebbe da dire. O no?
Cecchi: «C'è un fatto sotto i nostri occhi: la Francia, che ha un patrimonio molto inferiore al nostro, destina alla sua tutela l'1% del bilancio dello Stato. Noi abbiamo oscilliamo tra lo 0,18 e lo 0,21».
Quanti soldi ha a disposizione come commissario e quanti ne ha spesi?
Cecchi: «Ho 33 milioni, ne ho già investiti 22 in 70 progetti. Tra 20 giorni farò un rapporto di 400 pagine su quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo. Il 31 dicembre vorrei lasciare un metodo di lavoro consolidato e mi aspetterei, come contropartita, che venisse garantito non un grande budget, ma un flusso di soldi contenuto ma costante. Agire sotto l'impulso delle emergenze e dei crolli è del tutto inutile».