«Gli scavi? Vanno proseguiti»
di Redazione
articolo di venerdì 31 luglio 2009 - IL GIORNALE
«La decisione di riscoprire i Fori negli anni Trenta? Perfettamente legittima dal punto di vista archeologico, un evento importante per la storia dell’archeologia classica».
Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale e attuale presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali, possiede evidentemente quell’«occhio radiografico» che scava alla ricerca del reperto più antico, occhio che tanto dispiaceva ad Antonio Cederna.
Professor Carandini, giudica dunque positivi i risultati di quella lontana decisione di scavare e demolire?
«Certo, del resto è una scelta che risale a prima del fascismo, addirittura al 1911 quando il senatore Corrado Ricci avanzò la prima proposta di scavo. I lavori degli anni Trenta, restituendo i Fori di Traiano e di Augusto, ne hanno anche rivoluzionato la planimetria, fino ad allora incerta. Le informazioni fornite sono state di estrema importanza».
Quindi lei non concorda con chi ritiene dannosa la creazione di Via dell’Impero con le demolizioni conseguenti?
«Più che altro mi sembra ormai una polemica inutile. Invece, ora che gli scavi degli anni Trenta e anche degli anni successivi sono stati effettuati, occorre proseguirli. I lavori si sono infatti fermati prima di rendere ben comprensibile l’intera struttura dei Fori che attualmente, così com’è, non è leggibile. La commissione mista composta da Stato e Comune, creata dalla precedente amministrazione, deve far ripartire i lavori al più presto».
E quali sono gli interventi più importanti?
«Bisogna innanzitutto eliminare la via Alessandrina che separa le due parti del Foro di Traiano e attualmente non è che un moncone, la sopravvivenza inutile di una strada che in realtà non esiste già più».
Ma è pur sempre una importante testimonianza cinquecentesca...
«Sono cinquecentesche anche due cantine che appartengono a due edifici già abbattuti da tempo. Anche queste sovrastrutture vanno tolte. Il problema è quali informazioni oggi noi vogliamo ottenere. È noto infatti che non tutti i reperti danno informazioni dello stesso significato, dello stesso peso. C’è una certa differenza tra i Fori romani e una costruzione, sia pure del Cinquecento. Una volta fatti i dovuti rilevamenti e gli studi necessari, queste strutture possono essere eliminate».
Ci saranno altre proteste...
«Si dovrebbe invece protestare perché non esiste tuttora una pubblicazione scientifica sugli scavi dei Fori imperiali. Anche questa è una lacuna che aspetta di essere al più presto colmata».
di Redazione
articolo di venerdì 31 luglio 2009 - IL GIORNALE
«La decisione di riscoprire i Fori negli anni Trenta? Perfettamente legittima dal punto di vista archeologico, un evento importante per la storia dell’archeologia classica».
Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale e attuale presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali, possiede evidentemente quell’«occhio radiografico» che scava alla ricerca del reperto più antico, occhio che tanto dispiaceva ad Antonio Cederna.
Professor Carandini, giudica dunque positivi i risultati di quella lontana decisione di scavare e demolire?
«Certo, del resto è una scelta che risale a prima del fascismo, addirittura al 1911 quando il senatore Corrado Ricci avanzò la prima proposta di scavo. I lavori degli anni Trenta, restituendo i Fori di Traiano e di Augusto, ne hanno anche rivoluzionato la planimetria, fino ad allora incerta. Le informazioni fornite sono state di estrema importanza».
Quindi lei non concorda con chi ritiene dannosa la creazione di Via dell’Impero con le demolizioni conseguenti?
«Più che altro mi sembra ormai una polemica inutile. Invece, ora che gli scavi degli anni Trenta e anche degli anni successivi sono stati effettuati, occorre proseguirli. I lavori si sono infatti fermati prima di rendere ben comprensibile l’intera struttura dei Fori che attualmente, così com’è, non è leggibile. La commissione mista composta da Stato e Comune, creata dalla precedente amministrazione, deve far ripartire i lavori al più presto».
E quali sono gli interventi più importanti?
«Bisogna innanzitutto eliminare la via Alessandrina che separa le due parti del Foro di Traiano e attualmente non è che un moncone, la sopravvivenza inutile di una strada che in realtà non esiste già più».
Ma è pur sempre una importante testimonianza cinquecentesca...
«Sono cinquecentesche anche due cantine che appartengono a due edifici già abbattuti da tempo. Anche queste sovrastrutture vanno tolte. Il problema è quali informazioni oggi noi vogliamo ottenere. È noto infatti che non tutti i reperti danno informazioni dello stesso significato, dello stesso peso. C’è una certa differenza tra i Fori romani e una costruzione, sia pure del Cinquecento. Una volta fatti i dovuti rilevamenti e gli studi necessari, queste strutture possono essere eliminate».
Ci saranno altre proteste...
«Si dovrebbe invece protestare perché non esiste tuttora una pubblicazione scientifica sugli scavi dei Fori imperiali. Anche questa è una lacuna che aspetta di essere al più presto colmata».