Vetulonia si scopre romana
VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 IL TIRRENO - Grosseto
La nuova campagna di scavi nell’antica città etrusca fa affiorare un edificio eretto dalla civiltà latina
Un altro preziosissimo tassello del grande insediamento collinare
VETULONIA. Vetulonia, città etrusca, si scopre un po’ romana. Reperti romani, infatti, sono affiorati nell’area “Poggiarello Renzetti”, denominata “Scavi di Città” e situata alle porte della frazione. I lavori di scavo all’interno della superficie recintata sono ripresi in virtù di un accordo tra Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana, Comune di Castiglione e Museo di Vetulonia.
«Grazie a questa sinergia si è potuto riprendere a scavare in una zona “vergine” dell’area, sopra la città antica e per questo il Comune ha dato l’input giusto», spiega Sandra Mainetti, vicesindaco di Castiglione.
L’attività ha consentito di far affiorare resti di una struttura antica che sorgeva - nel periodo III-I a.C. - all’interno della città di Vetulonia, in un quartiere eretto con tutta probabilità dai romani. A emergere nell’area circoscritta dai tecnici sono un bastimento - che sembra essere una strada, comunque una struttura lastricata - elemento caratteristico dell’epoca romana, e un muro a secco (formato da sola terra senza malta, particolare tipico etrusco) posto tra due abitazioni, caratterizzate da un impluvio ed un atrio. Vera testimonianza dell’esistenza di una realtà urbanizzata anche da un’altra civiltà, oltre a quella etrusca. Il ritrovamento dei resti storici - piatti, ceramiche, pesi, rocchetti e macinelle, impiegati per uso casalingo e lavorativo - è dovuto ai sei volontari presenti, mentre l’organizzazione e l’esecuzione dei lavori è affidata all’impresa archeologica Intrageo.
La ricerca finirà il 7 agosto, dopo quattro settimane di lavori intensi - dice Simona Rafanelli, direttrice del Museo di Vetulonia - e riprenderanno nell’estate del prossimo anno, in attesa dei finanziamenti ministriali che abbiamo richiesto».
«Ad aprire il ciclo di “scoperte” è stato Isidoro Falchi, a cui il Museo di Vetulonia è intestato, con alcune pietre dell’antica città portate alla luce fino al 1896; poi l’archeologa Anna Talocchini, che riprese il lavoro interrotto da Falchi», spiega Giuliana Agricoli della Soprintendenza. «Quindi fu il professor Cygielman, negli anni Ottanta a far emergere la “Domus Medea”, la casa caratterizzata da lastre architettoniche di stile romano - conclude - la cui esistenza è confermata da questi reperti appena affiorati».
La ditta Intrageo lavora con i tecnici Carlo Zoccoli, Stefano e Federico Spinganti, Sara Trippetti. Ma si avvale anche di sei giovani e preziosi volontari: Lamberto e Giacomo Bai, Roberto Rossi, Walter Mazzelli, Osvaldo Barbetti e Roberto Borgianni.
Stefano Fabbroni
VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 IL TIRRENO - Grosseto
La nuova campagna di scavi nell’antica città etrusca fa affiorare un edificio eretto dalla civiltà latina
Un altro preziosissimo tassello del grande insediamento collinare
VETULONIA. Vetulonia, città etrusca, si scopre un po’ romana. Reperti romani, infatti, sono affiorati nell’area “Poggiarello Renzetti”, denominata “Scavi di Città” e situata alle porte della frazione. I lavori di scavo all’interno della superficie recintata sono ripresi in virtù di un accordo tra Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana, Comune di Castiglione e Museo di Vetulonia.
«Grazie a questa sinergia si è potuto riprendere a scavare in una zona “vergine” dell’area, sopra la città antica e per questo il Comune ha dato l’input giusto», spiega Sandra Mainetti, vicesindaco di Castiglione.
L’attività ha consentito di far affiorare resti di una struttura antica che sorgeva - nel periodo III-I a.C. - all’interno della città di Vetulonia, in un quartiere eretto con tutta probabilità dai romani. A emergere nell’area circoscritta dai tecnici sono un bastimento - che sembra essere una strada, comunque una struttura lastricata - elemento caratteristico dell’epoca romana, e un muro a secco (formato da sola terra senza malta, particolare tipico etrusco) posto tra due abitazioni, caratterizzate da un impluvio ed un atrio. Vera testimonianza dell’esistenza di una realtà urbanizzata anche da un’altra civiltà, oltre a quella etrusca. Il ritrovamento dei resti storici - piatti, ceramiche, pesi, rocchetti e macinelle, impiegati per uso casalingo e lavorativo - è dovuto ai sei volontari presenti, mentre l’organizzazione e l’esecuzione dei lavori è affidata all’impresa archeologica Intrageo.
La ricerca finirà il 7 agosto, dopo quattro settimane di lavori intensi - dice Simona Rafanelli, direttrice del Museo di Vetulonia - e riprenderanno nell’estate del prossimo anno, in attesa dei finanziamenti ministriali che abbiamo richiesto».
«Ad aprire il ciclo di “scoperte” è stato Isidoro Falchi, a cui il Museo di Vetulonia è intestato, con alcune pietre dell’antica città portate alla luce fino al 1896; poi l’archeologa Anna Talocchini, che riprese il lavoro interrotto da Falchi», spiega Giuliana Agricoli della Soprintendenza. «Quindi fu il professor Cygielman, negli anni Ottanta a far emergere la “Domus Medea”, la casa caratterizzata da lastre architettoniche di stile romano - conclude - la cui esistenza è confermata da questi reperti appena affiorati».
La ditta Intrageo lavora con i tecnici Carlo Zoccoli, Stefano e Federico Spinganti, Sara Trippetti. Ma si avvale anche di sei giovani e preziosi volontari: Lamberto e Giacomo Bai, Roberto Rossi, Walter Mazzelli, Osvaldo Barbetti e Roberto Borgianni.
Stefano Fabbroni