Un tempio da kolossal Nuovi studi sull´area dedicata a Giove Capitolino a Roma
LUNEDÌ, 23 FEBBRAIO 2009 La Repubblica
Il tempio più noto del mondo romano era con sicurezza quello di Giove Capitolino eretto a Roma sul Campidoglio durante il VI secolo a.C. per volontà degli ultimi re e consacrato nel 509 a.C., appena instaurata la Repubblica, almeno secondo la tradizione. La centralità dell´edificio nel sistema religioso e politico romano non venne mai meno e lo testimonia bene ai nostri occhi l´attenzione che gli viene prestata nelle fonti letterarie latine e greche: appare come il luogo di culto per eccellenza e, al contempo, una delle sedi privilegiate per la conservazione della stessa identità di Roma. I tre incendi che lo danneggiarono seriamente (nell´83 a.C. e nel 69 e 80 d.C.) vennero avvertiti come veri e propri traumi e si procedette sempre senza tentennamenti alla sua ricostruzione.
La zona antistante al tempio, l´Area Capitolina, per la sua sacralità era caratterizzata dalla presenza di diversi templi minori e da una serie di trofei e statue che almeno in due occasioni, ad opera dei censori del 179 a.C. e successivamente di Augusto, si dovettero spostare altrove a causa del loro numero divenuto eccessivo. A fronte dell´eccezionale importanza del Tempio di Giove Capitolino, possiamo dire di conoscerlo a fondo? Di avere consapevolezza delle sue caratteristiche architettoniche?
La risposta non può essere affermativa e una riflessione portata avanti da Anna Mura Sommella lo dimostra. L´archeologa, che ha avuto la responsabilità degli scavi più recenti condotti nell´area e della nuova musealizzazione dei resti del tempio, ha prospettato in occasione di un convegno scientifico appena tenutosi in Orvieto un´ipotesi tale da fornire una ricostruzione sensibilmente diversa del tempio di Giove Capitolino. Si tratta di una tesi in grado di modificare il quadro dei rapporti tra il mondo etrusco, greco e Roma e di prospettare una polis già pienamente inserita nelle dinamiche mediterranee. Per la studiosa infatti le dimensioni del tempio andrebbero notevolmente ampliate arrivando ad avere, a livello delle fondazioni, i lati lunghi di 74 e quelli brevi di 54 metri circa dato che - a suo giudizio - non vi sono: «motivi convincenti per espungere quella parte di muri che si trovano sotto il Belvedere Caffarelli e che ricoprono un´area di 12 metri x 54; essa infatti risulta del tutto coerente con il perimetro della platea». Inoltre la Mura Sommella ritiene che «il contributo risolutivo delle ultime scoperte consente di affermare, con assoluta certezza, che questa platea di fondazione è strettamente correlata alla fase originaria del tempio». Prima della nuova ipotesi, conoscevamo due possibili ricostruzioni: la maggior parte degli studiosi proponeva un tempio a forma quasi quadrata e con misure intorno ai 62 x 54 metri; altri ritenevano eccessive tali dimensioni per un tempio di età arcaica a Roma. Ora sappiamo che possiamo trovarci di fronte a un tempio ancora più ampio e maestoso. L´ampliamento apre ad un´altra possibilità sempre prospettata dalla Mura Sommella: tra il muro di fondo delle celle del tempio - dedicate a Giove, Giunone e Minerva - e il termine delle fondazioni si crea uno spazio di risulta che potrebbe essere stato occupato da colonne e conseguentemente ci troveremmo di fronte a un tempio periptero e non ad uno periptero sine postico con colonne solo su tre lati. Il tempio di Giove Capitolino sarebbe il primo di forma periptera in Italia centrale e avrebbe derivato il suo impianto direttamente da modelli greci. A questo punto il cantiere del grandioso edificio sacro diviene il punto d´incontro di maestranze di origine diversa: greca e/o magnogreca, etrusca e latina. Un cantiere in grado di restituirci il precoce, ambizioso sguardo mediterraneo di Roma.
LUNEDÌ, 23 FEBBRAIO 2009 La Repubblica
Il tempio più noto del mondo romano era con sicurezza quello di Giove Capitolino eretto a Roma sul Campidoglio durante il VI secolo a.C. per volontà degli ultimi re e consacrato nel 509 a.C., appena instaurata la Repubblica, almeno secondo la tradizione. La centralità dell´edificio nel sistema religioso e politico romano non venne mai meno e lo testimonia bene ai nostri occhi l´attenzione che gli viene prestata nelle fonti letterarie latine e greche: appare come il luogo di culto per eccellenza e, al contempo, una delle sedi privilegiate per la conservazione della stessa identità di Roma. I tre incendi che lo danneggiarono seriamente (nell´83 a.C. e nel 69 e 80 d.C.) vennero avvertiti come veri e propri traumi e si procedette sempre senza tentennamenti alla sua ricostruzione.
La zona antistante al tempio, l´Area Capitolina, per la sua sacralità era caratterizzata dalla presenza di diversi templi minori e da una serie di trofei e statue che almeno in due occasioni, ad opera dei censori del 179 a.C. e successivamente di Augusto, si dovettero spostare altrove a causa del loro numero divenuto eccessivo. A fronte dell´eccezionale importanza del Tempio di Giove Capitolino, possiamo dire di conoscerlo a fondo? Di avere consapevolezza delle sue caratteristiche architettoniche?
La risposta non può essere affermativa e una riflessione portata avanti da Anna Mura Sommella lo dimostra. L´archeologa, che ha avuto la responsabilità degli scavi più recenti condotti nell´area e della nuova musealizzazione dei resti del tempio, ha prospettato in occasione di un convegno scientifico appena tenutosi in Orvieto un´ipotesi tale da fornire una ricostruzione sensibilmente diversa del tempio di Giove Capitolino. Si tratta di una tesi in grado di modificare il quadro dei rapporti tra il mondo etrusco, greco e Roma e di prospettare una polis già pienamente inserita nelle dinamiche mediterranee. Per la studiosa infatti le dimensioni del tempio andrebbero notevolmente ampliate arrivando ad avere, a livello delle fondazioni, i lati lunghi di 74 e quelli brevi di 54 metri circa dato che - a suo giudizio - non vi sono: «motivi convincenti per espungere quella parte di muri che si trovano sotto il Belvedere Caffarelli e che ricoprono un´area di 12 metri x 54; essa infatti risulta del tutto coerente con il perimetro della platea». Inoltre la Mura Sommella ritiene che «il contributo risolutivo delle ultime scoperte consente di affermare, con assoluta certezza, che questa platea di fondazione è strettamente correlata alla fase originaria del tempio». Prima della nuova ipotesi, conoscevamo due possibili ricostruzioni: la maggior parte degli studiosi proponeva un tempio a forma quasi quadrata e con misure intorno ai 62 x 54 metri; altri ritenevano eccessive tali dimensioni per un tempio di età arcaica a Roma. Ora sappiamo che possiamo trovarci di fronte a un tempio ancora più ampio e maestoso. L´ampliamento apre ad un´altra possibilità sempre prospettata dalla Mura Sommella: tra il muro di fondo delle celle del tempio - dedicate a Giove, Giunone e Minerva - e il termine delle fondazioni si crea uno spazio di risulta che potrebbe essere stato occupato da colonne e conseguentemente ci troveremmo di fronte a un tempio periptero e non ad uno periptero sine postico con colonne solo su tre lati. Il tempio di Giove Capitolino sarebbe il primo di forma periptera in Italia centrale e avrebbe derivato il suo impianto direttamente da modelli greci. A questo punto il cantiere del grandioso edificio sacro diviene il punto d´incontro di maestranze di origine diversa: greca e/o magnogreca, etrusca e latina. Un cantiere in grado di restituirci il precoce, ambizioso sguardo mediterraneo di Roma.