Leone funerario riemerge alla Fossalta
La Gazzetta di Modena 06/02/2009
MODENA. La statua di un leone a grandezza quasi naturale, ricavata da un unico blocco di calcare bianco, che con una o forse tre sculture speculari ‘presidiava’ un sepolcro monumentale, distrutto in antico, che sorgeva lungo l’antica via consolare Aemilia; questa la straordinaria scoperta archeologica fatta nei giorni scorsi a Modena, in località Fossalta, a circa due metri di profondità dal piano di calpestio, durante i lavori di ampliamento di un fabbricato. Sono statue dell’architettura funeraria di età romana tra la seconda metà del I sec. a.C. e i primi decenni del I sec. d.C. Tuttavia il ritrovamento di questo quinto leone (a Modena ce ne sono altri quattro, tre riutilizzati nel Duomo e un quarto esposto nel Lapidario Estense) sembra confermare una volta di più la fama di città «splendidissima» tramandataci da Cicerone. La statua si presenta in buono stato di conservazione. L’animale è reso in posizione frontale, con la testa girata di tre quarti, priva della faccia; mancano anche gli arti posteriori e la zampa anteriore destra. In compenso quel che resta è di straordinaria bellezza. La criniera è scolpita con grande risalto plastico e naturalistico, a ciocche voluminose e serpeggianti. Sul fianco si vedono nitidamente le costole e sul ventre addirittura le vene capillari. La coda, di cui manca il pennacchio, avvolge il posteriore della bestia, come quella dei leoni coevi, ritrovati nel Medioevo, ora a guardia della porta del Duomo. Dopo l’imponente ara di Vetilia Egloge, recuperata nel 2007 ed ora esposta nel Lapidario Romano dei Civici Musei di Modena, la Via Emilia restituisce un’altra importante testimonianza del passato. Il cantiere dove è avvenuto il ritrovamento si trova in un’area indicata ad alta potenzialità archeologica nel PRG di Modena e pertanto controllata fin dall’inizio dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. I lavori di scavo si sono svolti sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e dell’archeologo Donato Labate e sono stati coordinati sul campo da Xabier Gonzalez Muro della ditta Pegaso Archeologia. Questo ritrovamento è avvenuto nella stessa zona dove, otto anni fa, era stata scavata una necropoli tardoantica, databile tra la metà del III e la fine del IV sec. d.C. Gli scavi recuperarono alcuni frammenti, provenienti da monumenti più antichi, riutilizzati per la copertura delle tombe. Uno in particolare, decorato con un gladio appeso a un chiodo e semicoperto da uno scudo, indicherebbe che la tomba sia appartenuta a un graduato dell’esercito romano o comunque a un eminente personaggio. Se tutti questi frammenti, come sembra, appartengono allo stesso monumento funerario di cui fa parte il leone appena recuperato, si potrebbe tentare un’ipotesi ricostruttiva dell’intero manufatto. Dopo gli interventi di restauro, che saranno curati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali deciderà la destinazione della statua.
La Gazzetta di Modena 06/02/2009
MODENA. La statua di un leone a grandezza quasi naturale, ricavata da un unico blocco di calcare bianco, che con una o forse tre sculture speculari ‘presidiava’ un sepolcro monumentale, distrutto in antico, che sorgeva lungo l’antica via consolare Aemilia; questa la straordinaria scoperta archeologica fatta nei giorni scorsi a Modena, in località Fossalta, a circa due metri di profondità dal piano di calpestio, durante i lavori di ampliamento di un fabbricato. Sono statue dell’architettura funeraria di età romana tra la seconda metà del I sec. a.C. e i primi decenni del I sec. d.C. Tuttavia il ritrovamento di questo quinto leone (a Modena ce ne sono altri quattro, tre riutilizzati nel Duomo e un quarto esposto nel Lapidario Estense) sembra confermare una volta di più la fama di città «splendidissima» tramandataci da Cicerone. La statua si presenta in buono stato di conservazione. L’animale è reso in posizione frontale, con la testa girata di tre quarti, priva della faccia; mancano anche gli arti posteriori e la zampa anteriore destra. In compenso quel che resta è di straordinaria bellezza. La criniera è scolpita con grande risalto plastico e naturalistico, a ciocche voluminose e serpeggianti. Sul fianco si vedono nitidamente le costole e sul ventre addirittura le vene capillari. La coda, di cui manca il pennacchio, avvolge il posteriore della bestia, come quella dei leoni coevi, ritrovati nel Medioevo, ora a guardia della porta del Duomo. Dopo l’imponente ara di Vetilia Egloge, recuperata nel 2007 ed ora esposta nel Lapidario Romano dei Civici Musei di Modena, la Via Emilia restituisce un’altra importante testimonianza del passato. Il cantiere dove è avvenuto il ritrovamento si trova in un’area indicata ad alta potenzialità archeologica nel PRG di Modena e pertanto controllata fin dall’inizio dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. I lavori di scavo si sono svolti sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e dell’archeologo Donato Labate e sono stati coordinati sul campo da Xabier Gonzalez Muro della ditta Pegaso Archeologia. Questo ritrovamento è avvenuto nella stessa zona dove, otto anni fa, era stata scavata una necropoli tardoantica, databile tra la metà del III e la fine del IV sec. d.C. Gli scavi recuperarono alcuni frammenti, provenienti da monumenti più antichi, riutilizzati per la copertura delle tombe. Uno in particolare, decorato con un gladio appeso a un chiodo e semicoperto da uno scudo, indicherebbe che la tomba sia appartenuta a un graduato dell’esercito romano o comunque a un eminente personaggio. Se tutti questi frammenti, come sembra, appartengono allo stesso monumento funerario di cui fa parte il leone appena recuperato, si potrebbe tentare un’ipotesi ricostruttiva dell’intero manufatto. Dopo gli interventi di restauro, che saranno curati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali deciderà la destinazione della statua.