L`area Dal Molin ospita reperti dell`era romana»
Roberto Luciani
Giornale di Vicenza 22/02/2009
«Chiediamo alla Soprintendenza di prendere urgentemente in considerazione quanto da noi segnalato affinché vengano messe in atto iniziative idonee per la salvaguardia dei reperti e delle opere presenti nell`area del Dal Molin e vagli possibili profili giudiziari in caso di distruzione anche parziale di tali beni». E se a fermare la superpotenza americana fosse la più grande potenza militare del passato?
E quanto si augurano gli attivisti del "Comitato salviamo l`aeroporto" che ieri hanno illustrato alla stampa l`esposto inviato alla Soprintendenza dei Beni archeologici del Veneto e della Lombardia (essendo quei sovrintendente anche il responsabile per il Veneto), al Ministero per i beni e le attività culturali, al procuratore della Repubblica Ivano Nelson Salvarani, al sindaco e al presidente della Provincia. «Anche all`on. Vittorio Sgarbi - sottolinea Franca Equizi, portavoce del gruppo - perché, dagli studi fatti nel passato e da noi recuperati in biblioteca, risulta che l`acquedotto romano, lungo circa 6 chilometri, intersecava l`area aeroportuale.
Lo dimostrano la presenza a ponte del Bò di uno dei castelli dove l`acqua ripartiva con velocità nulla, e soprattutto le foto e il testo della pubblicazione del maggiore Vincenzo Riccardi sulla presenza del 27 Genio Campale e le parole del geologo Mariano Arcaro». Documentati e "riportati alla luce" dal nostro Giornale un paio di settimane fa, i resti imponenti dell`acquedotto furono ritrovati nel 1995 nel corso dei lavori per la sistemazione della viabilità accessoria dell`area del Genio e poi ricoperti con la raccomandazione della Sovrintendenza a non costruire, trattandosi di area "ad alto rischio archeologico". Tant`è che in luogo delle ventilate costruzioni fu fatto solo un parcheggio.
Al riguardo Equizi incalza: «Perchè non fu messo alcun vincolo? E perché nella riunione del Comipar la stessa Soprintendenza ha dato parere favorevole alla realizzazione della nuova base senza menzionare tali reperti? A questo punto chiediamo copia delle relazioni dei sopralluoghi effettuati nel 1995, anche perché ci risulta che lì si stiano facendo degli sbancamenti. Mi auguro che i vicentini non si rendano complici della distruzione di un pezzo importante della storia cittadina».
Roberto Luciani
Giornale di Vicenza 22/02/2009
«Chiediamo alla Soprintendenza di prendere urgentemente in considerazione quanto da noi segnalato affinché vengano messe in atto iniziative idonee per la salvaguardia dei reperti e delle opere presenti nell`area del Dal Molin e vagli possibili profili giudiziari in caso di distruzione anche parziale di tali beni». E se a fermare la superpotenza americana fosse la più grande potenza militare del passato?
E quanto si augurano gli attivisti del "Comitato salviamo l`aeroporto" che ieri hanno illustrato alla stampa l`esposto inviato alla Soprintendenza dei Beni archeologici del Veneto e della Lombardia (essendo quei sovrintendente anche il responsabile per il Veneto), al Ministero per i beni e le attività culturali, al procuratore della Repubblica Ivano Nelson Salvarani, al sindaco e al presidente della Provincia. «Anche all`on. Vittorio Sgarbi - sottolinea Franca Equizi, portavoce del gruppo - perché, dagli studi fatti nel passato e da noi recuperati in biblioteca, risulta che l`acquedotto romano, lungo circa 6 chilometri, intersecava l`area aeroportuale.
Lo dimostrano la presenza a ponte del Bò di uno dei castelli dove l`acqua ripartiva con velocità nulla, e soprattutto le foto e il testo della pubblicazione del maggiore Vincenzo Riccardi sulla presenza del 27 Genio Campale e le parole del geologo Mariano Arcaro». Documentati e "riportati alla luce" dal nostro Giornale un paio di settimane fa, i resti imponenti dell`acquedotto furono ritrovati nel 1995 nel corso dei lavori per la sistemazione della viabilità accessoria dell`area del Genio e poi ricoperti con la raccomandazione della Sovrintendenza a non costruire, trattandosi di area "ad alto rischio archeologico". Tant`è che in luogo delle ventilate costruzioni fu fatto solo un parcheggio.
Al riguardo Equizi incalza: «Perchè non fu messo alcun vincolo? E perché nella riunione del Comipar la stessa Soprintendenza ha dato parere favorevole alla realizzazione della nuova base senza menzionare tali reperti? A questo punto chiediamo copia delle relazioni dei sopralluoghi effettuati nel 1995, anche perché ci risulta che lì si stiano facendo degli sbancamenti. Mi auguro che i vicentini non si rendano complici della distruzione di un pezzo importante della storia cittadina».