Scoperta archeologica a Via Portuense. Pozzo Pantaleo, un tesoro nascosto dalle sterpaglie
Sergio Silva
09/02/2009 IL TEMPO
Capita quotidianamente a noi romani di attraversare percorsi stradali sotto i quali si trovano importanti testimonianze del nostro passato. E, spesso inconsapevoli, restiamo indifferenti a tanta ricchezza.
Vogliamo segnalare uno dei tanti percorsi, quello di Pozzo Pantaleo, interessantissimo, ricco e sconosciuto perfino agli abitanti e ai commercianti della via che porta lo stesso nome. Il sito archeologico di cui stiamo parlando si trova a Roma, in pieno centro, all'inizio di Via Portuense, a due passi da Via Majorana, ma in verità oggi è praticamente impossibile trovarlo poiché gli antichi manufatti sono sommersi da una folta vegetazione che, complice anche l'alta recinzione che circonda il luogo, ne impediscono completamente la vista. «Prima di pensare alla riapertura dell'area archeologica di Pozzo Pantaleo è necessario effettuare una grossa operazione di bonifica del terreno su cui si trovano i manufatti e sugli spazi limitrofi». È quanto afferma la dottoressa Laura Cianfriglia della Soprintendenza di Roma, responsabile delle aree archeologiche e degli scavi del XV Municipio. «Da anni sentiamo parlare di progetti che prevedono grandi interventi sull'area delle Ferrovie e dell'ENI, ma i provvedimenti concreti tardano ad arrivare». L'area, dal secondo dopoguerra, fino ai primi anni '60, era occupata dalla raffineria della Purfina che venne chiusa per l'avanzare della città, tant'è che la zona divenne oggetto di convulsa edificazione. Nel 1983, nel corso di alcuni lavori stradali, venne alla luce un tratto di strada basolata per circa 50 metri. Fece seguito l'intervento della Soprintendenza che diede vita a diverse campagne di scavo nel 1989 e nel 1998-99 a seguito delle quali emersero diverse testimonianze importanti, una villa romana sita lungo via Campana poi divenuta Portuensis o forse un santuario destinato ai viandanti di passaggio per raggiungere la città di Porto che si trovava dove ora troviamo il quartiere di Isola Sacra. Come un edificio funerario, un mausoleo, un edificio termale, una cisterna, una villa romana. Tali testimonianze risalgono ad epoche diverse, le più antiche possono essere datate intorno alla prima metà del I secolo d.C. le più recenti intorno al IV secolo d.C., cioè dalla prima età imperiale all'alto medioevo. «Stiamo lavorando in queste settimane, precisa la Cianfriglia, al recupero del complesso sepolcrale che si trova alle spalle del Pozzo, detto anche museo del Drugstore. Si tratta di una struttura romana di cinque ambienti che, a seguito della chiusura del moderno esercizio avvenuta di recente, vorremmo destinare ad altro uso. Pensiamo possa ospitare eventi culturali di rilievo. Sarebbe allora naturale collegare le due aree archeologiche e destinarle ad un uso comune».
Sergio Silva
09/02/2009 IL TEMPO
Capita quotidianamente a noi romani di attraversare percorsi stradali sotto i quali si trovano importanti testimonianze del nostro passato. E, spesso inconsapevoli, restiamo indifferenti a tanta ricchezza.
Vogliamo segnalare uno dei tanti percorsi, quello di Pozzo Pantaleo, interessantissimo, ricco e sconosciuto perfino agli abitanti e ai commercianti della via che porta lo stesso nome. Il sito archeologico di cui stiamo parlando si trova a Roma, in pieno centro, all'inizio di Via Portuense, a due passi da Via Majorana, ma in verità oggi è praticamente impossibile trovarlo poiché gli antichi manufatti sono sommersi da una folta vegetazione che, complice anche l'alta recinzione che circonda il luogo, ne impediscono completamente la vista. «Prima di pensare alla riapertura dell'area archeologica di Pozzo Pantaleo è necessario effettuare una grossa operazione di bonifica del terreno su cui si trovano i manufatti e sugli spazi limitrofi». È quanto afferma la dottoressa Laura Cianfriglia della Soprintendenza di Roma, responsabile delle aree archeologiche e degli scavi del XV Municipio. «Da anni sentiamo parlare di progetti che prevedono grandi interventi sull'area delle Ferrovie e dell'ENI, ma i provvedimenti concreti tardano ad arrivare». L'area, dal secondo dopoguerra, fino ai primi anni '60, era occupata dalla raffineria della Purfina che venne chiusa per l'avanzare della città, tant'è che la zona divenne oggetto di convulsa edificazione. Nel 1983, nel corso di alcuni lavori stradali, venne alla luce un tratto di strada basolata per circa 50 metri. Fece seguito l'intervento della Soprintendenza che diede vita a diverse campagne di scavo nel 1989 e nel 1998-99 a seguito delle quali emersero diverse testimonianze importanti, una villa romana sita lungo via Campana poi divenuta Portuensis o forse un santuario destinato ai viandanti di passaggio per raggiungere la città di Porto che si trovava dove ora troviamo il quartiere di Isola Sacra. Come un edificio funerario, un mausoleo, un edificio termale, una cisterna, una villa romana. Tali testimonianze risalgono ad epoche diverse, le più antiche possono essere datate intorno alla prima metà del I secolo d.C. le più recenti intorno al IV secolo d.C., cioè dalla prima età imperiale all'alto medioevo. «Stiamo lavorando in queste settimane, precisa la Cianfriglia, al recupero del complesso sepolcrale che si trova alle spalle del Pozzo, detto anche museo del Drugstore. Si tratta di una struttura romana di cinque ambienti che, a seguito della chiusura del moderno esercizio avvenuta di recente, vorremmo destinare ad altro uso. Pensiamo possa ospitare eventi culturali di rilievo. Sarebbe allora naturale collegare le due aree archeologiche e destinarle ad un uso comune».