"Roma antica è una barca che affonda"
Alain Elkann, interv. a Andrea Carandini
La Stampa 08/02/2009
Professor Andrea Carandini, lei ha dedicato molti anni del suo lavoro di archeologo a Roma e in particolare proprio all`area tra Palatino e Foro Romano. Da qualche giorno si parla di un commissario straordinario, Guido Bertolaso, e di un vice commissario Marco Corsini. Che cosa ne pensa?
«Penso che in situazioni complesse come quelle di Roma bisogna creare un sistema della conoscenza, della tutela e della valorizzazione: le singole forze non ce la fanno a risolvere i
problemi. Da molti anni il Soprintendente Angelo Bottini, pur essendosi impegnato enormemente, è riuscito solo a far pagare il biglietto d`ingresso per il Foro, perché le pratiche per appaltare sono così lente e poco attente alla qualità, i concorsi sono al 50% di ribasso. Così Bottini stesso ha chiesto al ministro dei Beni Culturali Bondi di creare una situazione speciale che gli consentisse di operare».
Allora che cosa succederà, professore?
«Il fatto che ci sia ora un tavolo e una struttura commissariale voluta sia dal ministro Bondi sia dal sindaco Alemanno risolve questo problema».
In che modo?
«Perché vi saranno procedure totalmente diverse, più attente alla qualità e più rapide. Così finalmente i problemi verranno risolti».
Perché è stato scelto il sottosegretario Bertolaso?
«Perché il Palatino che guarda da una parte verso i Fori Imperiali a nord e a sud verso il Circo Massimo, si sta sciogliendo come un dolce non cotto. E questo è dovuto anche al cambiamento di clima e alle frequenti piogge. E lo stesso vale per Ostia».
Come mai, avendo avuto negli ultimi 15 anni dei ministri dei Beni Culturali che sono stati sindaci di Roma, non si è risolto questo problema?
«Rutelli e Veltroni avevano creato una commissione Stato-Comune, poi con la caduta del governo non si è potuto prendere provvedimenti. Ma il nuovo governo ha ripreso il discorso con particolare energia e lo sta portando finalmente avanti. E` da lodare il fatto che siano stati trovati circa 20 milioni: ora vanno impiegati rapidamente. Il ministro Bondi ha scelto di non disperdere i fondi Arcus di cui dispone, ma di concentrarli su pochi grandi progetti: una cosa molto saggia».
Le polemiche però non si sono sopite, con i funzionari scientifici delle Soprintendenze che minacciano di chiudere i siti. Perché?
«In parte li giustifico. Finora le decisioni del Ministero sono state spiegate in modo insufficiente e poi perché molti articoli ideologici non hanno certo giovato. Se potessi mi rivolgerei così ai colleghi: "Sbagliate: non c`è nessuna minaccia alla struttura e alla prerogativa della Soprintendenza cui è esclusivamente riservato il compito della tutela". Io dico: vi trovate con soldi che si possono spendere in modo più semplice e avete la possibilità di collaborare con il Comune per la valorizzazione, come prevede il codice dei Beni Culturali. Bisogna in ogni modo assolutamente imparare a fare squadra».
Lei presiederà il comitato scientifico?
«E` quello che hanno detto Bondi e Alemanno».
Ammesso che le Soprintendenze la ascoltino nel suo desiderio di fare squadra, quale sarà il risultato auspicato?
«Una prima concreta rinascita di un patrimonio in dissesto e in rovina. Una valorizzazione e quindi finalmente una comunicazione al pubblico con incremento naturale del turismo».
Quanti sono i turisti che visitano il Foro?
«Sono milioni, ma in calo. C`è una idea sbagliata che Roma e i Beni Culturali si facciano conoscere da soli».
E quindi?
«Quindi bisogna mettere didascalie ai monumenti, i cartelli in città e punti informatici perché i cittadini possano collegarsi. E bisogna creare un nuovo e aggiornato plastico di tutta la Roma
dentro le Mura Aureliane. Un plastico di 25 metri per 25. Un plastico che possa essere sorvolabile con ponti mobili».
Lei ha parlato anche molte volte della necessità di un museo. Che tipo di museo sarebbe?
«Questa iniziativa l`aveva già pensata Veltroni ma è stata ripresa dal nuovo sindaco, con un parere favorevole di Bondi. E` stato scelto l`edificio in fondo al Circo Massimo e ai piedi del Palatino e andrebbe attuato progressivamente nel tempo. Dovremmo riuscire a esporre da una parte il plastico e poi i frammenti della pianta marmorea di Roma degli inizi del III secolo d.C. Un obiettivo realizzabile in meno di due anni».
Quindi Lei è soddisfatto?
«Sì, sono contento. Lo scorso anno ho pubblicato da Einaudi un libro dal ti tolo "Archeologia Classica. Vedere il tempo antico con gli occhi del 2000". Ho invocato un sistema di tutela capace
di coinvolgere nei rispettivi ruoli istituzionali lo Stato, gli Enti Locali, le Regioni e le Università. La barca affonda, tutti devono tappare i buchi con i loro pollici! Bisogna ricordare che la Costituzione affida la ricerca e i Beni Culturali non solo allo Stato ma alla Repubblica, ciascuno nelle sue competenze».
Alain Elkann, interv. a Andrea Carandini
La Stampa 08/02/2009
Professor Andrea Carandini, lei ha dedicato molti anni del suo lavoro di archeologo a Roma e in particolare proprio all`area tra Palatino e Foro Romano. Da qualche giorno si parla di un commissario straordinario, Guido Bertolaso, e di un vice commissario Marco Corsini. Che cosa ne pensa?
«Penso che in situazioni complesse come quelle di Roma bisogna creare un sistema della conoscenza, della tutela e della valorizzazione: le singole forze non ce la fanno a risolvere i
problemi. Da molti anni il Soprintendente Angelo Bottini, pur essendosi impegnato enormemente, è riuscito solo a far pagare il biglietto d`ingresso per il Foro, perché le pratiche per appaltare sono così lente e poco attente alla qualità, i concorsi sono al 50% di ribasso. Così Bottini stesso ha chiesto al ministro dei Beni Culturali Bondi di creare una situazione speciale che gli consentisse di operare».
Allora che cosa succederà, professore?
«Il fatto che ci sia ora un tavolo e una struttura commissariale voluta sia dal ministro Bondi sia dal sindaco Alemanno risolve questo problema».
In che modo?
«Perché vi saranno procedure totalmente diverse, più attente alla qualità e più rapide. Così finalmente i problemi verranno risolti».
Perché è stato scelto il sottosegretario Bertolaso?
«Perché il Palatino che guarda da una parte verso i Fori Imperiali a nord e a sud verso il Circo Massimo, si sta sciogliendo come un dolce non cotto. E questo è dovuto anche al cambiamento di clima e alle frequenti piogge. E lo stesso vale per Ostia».
Come mai, avendo avuto negli ultimi 15 anni dei ministri dei Beni Culturali che sono stati sindaci di Roma, non si è risolto questo problema?
«Rutelli e Veltroni avevano creato una commissione Stato-Comune, poi con la caduta del governo non si è potuto prendere provvedimenti. Ma il nuovo governo ha ripreso il discorso con particolare energia e lo sta portando finalmente avanti. E` da lodare il fatto che siano stati trovati circa 20 milioni: ora vanno impiegati rapidamente. Il ministro Bondi ha scelto di non disperdere i fondi Arcus di cui dispone, ma di concentrarli su pochi grandi progetti: una cosa molto saggia».
Le polemiche però non si sono sopite, con i funzionari scientifici delle Soprintendenze che minacciano di chiudere i siti. Perché?
«In parte li giustifico. Finora le decisioni del Ministero sono state spiegate in modo insufficiente e poi perché molti articoli ideologici non hanno certo giovato. Se potessi mi rivolgerei così ai colleghi: "Sbagliate: non c`è nessuna minaccia alla struttura e alla prerogativa della Soprintendenza cui è esclusivamente riservato il compito della tutela". Io dico: vi trovate con soldi che si possono spendere in modo più semplice e avete la possibilità di collaborare con il Comune per la valorizzazione, come prevede il codice dei Beni Culturali. Bisogna in ogni modo assolutamente imparare a fare squadra».
Lei presiederà il comitato scientifico?
«E` quello che hanno detto Bondi e Alemanno».
Ammesso che le Soprintendenze la ascoltino nel suo desiderio di fare squadra, quale sarà il risultato auspicato?
«Una prima concreta rinascita di un patrimonio in dissesto e in rovina. Una valorizzazione e quindi finalmente una comunicazione al pubblico con incremento naturale del turismo».
Quanti sono i turisti che visitano il Foro?
«Sono milioni, ma in calo. C`è una idea sbagliata che Roma e i Beni Culturali si facciano conoscere da soli».
E quindi?
«Quindi bisogna mettere didascalie ai monumenti, i cartelli in città e punti informatici perché i cittadini possano collegarsi. E bisogna creare un nuovo e aggiornato plastico di tutta la Roma
dentro le Mura Aureliane. Un plastico di 25 metri per 25. Un plastico che possa essere sorvolabile con ponti mobili».
Lei ha parlato anche molte volte della necessità di un museo. Che tipo di museo sarebbe?
«Questa iniziativa l`aveva già pensata Veltroni ma è stata ripresa dal nuovo sindaco, con un parere favorevole di Bondi. E` stato scelto l`edificio in fondo al Circo Massimo e ai piedi del Palatino e andrebbe attuato progressivamente nel tempo. Dovremmo riuscire a esporre da una parte il plastico e poi i frammenti della pianta marmorea di Roma degli inizi del III secolo d.C. Un obiettivo realizzabile in meno di due anni».
Quindi Lei è soddisfatto?
«Sì, sono contento. Lo scorso anno ho pubblicato da Einaudi un libro dal ti tolo "Archeologia Classica. Vedere il tempo antico con gli occhi del 2000". Ho invocato un sistema di tutela capace
di coinvolgere nei rispettivi ruoli istituzionali lo Stato, gli Enti Locali, le Regioni e le Università. La barca affonda, tutti devono tappare i buchi con i loro pollici! Bisogna ricordare che la Costituzione affida la ricerca e i Beni Culturali non solo allo Stato ma alla Repubblica, ciascuno nelle sue competenze».