ENEIDE LIBRO XII
Latini avevano sofferto molte perdite e la sconfitta sembrava inevitabile, sicché Turno decise di affrontare Enea. Invano Latino cercò di dissuaderlo. Sull’Olimpo Giunone, prima che avesse inizio il duello, chiamò a sé la sorella di Turno, Giuturna, perché lo impedisse con tutte le forze, dal momento che Turno vi avrebbe trovato la morte.
Dopo poco Enea e Latino si trovavano vicini agli altari per giurare sulle condizioni del duello.
Allora Giuturna, sotto mentite spoglie, si aggirò tra i guerrieri istigandoli a riprendere le armi per non lasciare Turno nelle mani di un avversario tanto più potente.
Si riprese così la battaglia e, mentre Enea gridava di rispettare i patti, fu colpito ad una coscia da una freccia. Venere si precipitò a medicare la ferita con un farmaco miracoloso ed Enea fu presto in piedi alla ricerca di Turno. Non trovandolo, decise di assalire la città; la regina Amata, sentendo il fra- gore delle armi così vicino, pensò che Turno fosse ormai morto e per la disperazione si impiccò.
Giuturna guidava il cocchio di Turno in luoghi più sicuri ma questi, temendo vergogna e disonore, la abbandonò, nel vedere già alte le fiamme sulla città.
Si gettò tra le schiere, cercando Enea. Giuntogli di fronte, ebbe luogo il duello. Dopo aver inferto un colpo e rotto la sua spada, Turno si diede alla fuga. Dopo cinque giri della lizza sentì che gli Dei non gli erano favorevoli, così prese un sasso enorme e lo scagliò contro l’eroe troiano, che lo evitò. Enea trovò allora il momento opportuno per tirare la sua lancia, che colpì Turno alla coscia, e già stava pensando di risparmiarlo quando, alla vista della cintura di Pallante, indossata dal nemico, pieno d’odio gli spinse la spada nel petto.