ENEIDE LIBRO X
Mentre si svolgevano i combattimenti, sull’Olimpo gli Dei discutevano per ciò che stava succedendo; Giove non era contento della guerra che era scoppiata, Giunone accusava i Troiani, mentre Venere supplicava il padre degli Dei di non abbandonare suo figlio.
Nel frattempo Enea aveva chiesto anche l’appoggio del re degli Etruschi, Tarconte, e si apprestava a ridiscendere il Tevere con trenta navi. I Troiani, visto arrivare il loro capo con una compagnia così potente, levarono un grido di gioia, mentre Turno si lanciò verso i nuovi venuti. il re dei Rutuli riuscì ad uccidere Pallante e si cinse i fianchi con la sua cintura, come fosse stata un trofeo. Enea, saputa la morte di Pallante, si gettò con rabbia nella mischia, uccidendo Rutuli e Latini nella speranza di imbattersi in Turno.
Giunone temeva per la vita di Turno e così foggiò un fantasma a somiglianza di Enea e fece in modo che quello andasse a provocare Turno il quale, appena lo vide, cominciò ad inseguirlo fin su una nave: in quel momento la figura di Enea svanì e la nave prese il largo da sola per dirigersi verso il regno di Turno.
Mezenzio aveva intanto preso il posto di Turno in prima fila; fu visto da Enea, che subito lo affrontò e riuscì a ferirlo; mentre stava per colpirlo mortalmente, gli si avventò contro il figlio di Mezenzio, Lauro, che trovò così la morte per mano dell’eroe troiano.
Poco dopo anche Mezenzio fece la stessa fine.