martedì 11 febbraio 2020

Eneide Libro II

ENEIDE LIBRO II 
Didone lo invitò a palazzo e gli chiese di parlare delle sue avventure. Enea raccontò allora la presa di Troia. I Greci, fallito ogni tentativo di conquistare la città con la forza, erano ricorsi all’inganno. E così avevano costruito un immenso cavallo di legno, nel cui ventre avevano trovato posto valorosi soldati, e lo avevano lasciato alle porte di Troia, mentre il resto dei Greci aveva simulato l’abbandono di quella terra. I Troiani furono incuriositi dalla presenza di quel cavallo, ma Laocoonte, sacerdote di Poseidone, e Cassandra consigliarono loro di non fidarsi. L’attenzione si spostò poco dopo verso un drappello di Troiani che portava con sé un prigioniero greco che dichiarò di chiamarsi Sinone e di aver subito molte ingiustizie da parte di Ulisse, il quale tra l’altro avrebbe voluto sacrificarlo agli Dei prima della partenza. Egli raccontò come fosse riuscito ad evitare tale sorte e come fosse stato trovato dai Troiani, ai quali ora chiedeva pietà e compassione. Costui aveva così parlato per conquistarsi la fiducia di Priamo e per poterli informare sul significato del cavallo di legno. Infatti, alle domande di Priamo, egli rispose che il cavallo era un dono che i Greci avevano fatto ad Atena; era stato costruito di quelle dimensioni perché i Troiani non avesse- ro potuto portarlo all’interno delle mura, dal momento che se questo fosse accaduto la protezione della dea si sarebbe rivolta verso i Troiani. In quel momento uscirono dal mare due terribili serpenti che si avventarono contro Laocoonte e i suoi figli e li soffocarono. 
Questo fatto aiutò i Troiani a credere alle parole di Sinone e a pensare che la fine del loro sacerdote fosse stata voluta dagli Dei per punire la sua empietà. Senza indugio, abbatterono una porta della città e, trascinato con grosse funi, introdussero il cavallo all’interno delle mura. Calate le tenebre, Sinone si avvicinò al cavallo per liberare i suoi e con loro si precipitò poi verso le mura per uccidere le sentinelle, aprire le pesanti porte e dare così la possibilità al resto dei soldati, che aspettavano il segnale, di far ingresso in Troia. 
In un solo istante Troia fu invasa ed incendiata. 
Enea stava ancora dormendo quando gli apparve in sogno Ettore che lo esortò a fuggire; tale sogno lo fece destare e vide lo scenario di morte e devastazione. Capì allora l’inganno, prese il vecchio padre Anchise, la moglie Creusa e il figlio Ascanio e fuggi via. Enea non si voltò finché raggiunse il santuario di Demetra; qui si accorse che Creusa non era più con lui; tornò quindi sui suoi passi, ma le ricerche furono vane e ad un tratto vide il fantasma della moglie che lo invitava ad andare verso il destino che lo attendeva.