CARLO ALBERTO BUCCI
VENERDÌ, 27 NOVEMBRE 2009 la repubblica - Roma
L´archeologa Maria Antonietta Tomei si difende dalle critiche di Andrea Carandini
"Me la immagino rotante, come il Fungo all´Eur". La prova in un´antica medaglia
«Nella vita di Nerone Svetonio la descrive "Praecipua cenationum rotunda". Precipua vuol dire straordinaria. E io me la immagino così: una sala da pranzo rotante, come quella dei ristoranti moderni, tipo il Fungo all´Eur».
L´archeologa della Soprintendenza Maria Antonietta Tomei dirige gli scavi sul Palatino. E difende dalle critiche di Andrea Carandini l´interpretazione come coenatio rotunda del possente "torrione" ritrovato questa estate sull´angolo del colle che s´affaccia sul Colosseo: piana che, ai tempi di Nerone, era occupata dal lago artificiale inserito nella Domus aurea.
Il professor Carandini la settimana scorsa su queste pagine aveva criticato questa ricostruzione. Per l´archeologo della Sapienza la coenatio va cercata a valle (la domus neroniana a suo avviso non comprendeva le parti alte di Palatino e Oppio) mentre la "torre" è venuta alla luce dove sono citati i giardini di Adone ai tempi di Domiziano, «ma forse già negli anni di Nerone». La Tomei, e l´archeologa Françoise Villedieu, che esegue gli scavi, sono invece convinte che il progredire delle ricerche potrà dire di più e meglio. E si apprestano ad eseguire un carotaggio del corpo centrale per avere una conferma del suo ruolo di perno del tavolato superiore rotante, andato perduto. «Molti altri scavi sul Palatino stanno confermando del resto che la domus di Nerone, come quelle dei suoi predecessori, a partire da Augusto, si trovava sul Palatino - sottolinea l´italiana - . E che senso avrebbe avuto una sala girevole a valle? Doveva essere su un belvedere, e il terrapieno che stiamo scavando lo è».
E i giardini di Adone citati da Carandini? «Si trattava di architetture verdi, leggere, con essenze arboree effimere, nelle quali male si colloca la possente struttura che stiamo liberando dalla terra che l´ha sepolta» spiega la studiosa francese. La Villedieu mette sul tavolo anche una moneta d´età neroriana in cui appare un edificio particolare. «Le lettere MAC secondo alcuni vogliono dire Macellum ma per altri Machina. E Machina Augusti potrebbe essere la "nostra" coenatio. Nella moneta si vede un corpo centrale ed è possibile che sopra ci fosse il piano rotante».
Anche Adriano La Regina era rimasto scettico davanti all´interpretazione dell´importante, inedita, misteriosa "torre" di Nerone. Per l´archeologo, tra l´altro, i 16 metri di diametro sono pochi per quella che Svetonio definisce la «sala da pranzo principale». La Tomei la pensa diversamente. «Proprio perché mobile, non poteva essere troppo pesante. Ma vogliamo andare rapidamente avanti con gli scavi per liberare la torre dai detriti e dai dubbi». Se attaccati alla "torre-ruota" venissero fuori altri ambienti della domus, potrebbe davvero essere la sala che, ricorda Svetonio, «girava continuamente, giorno e notte, su se stessa, come il mondo».
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nel disegno raffigurazione del Monte Palatino (disegno dal nostro archivio)
VENERDÌ, 27 NOVEMBRE 2009 la repubblica - Roma
L´archeologa Maria Antonietta Tomei si difende dalle critiche di Andrea Carandini
"Me la immagino rotante, come il Fungo all´Eur". La prova in un´antica medaglia
«Nella vita di Nerone Svetonio la descrive "Praecipua cenationum rotunda". Precipua vuol dire straordinaria. E io me la immagino così: una sala da pranzo rotante, come quella dei ristoranti moderni, tipo il Fungo all´Eur».
L´archeologa della Soprintendenza Maria Antonietta Tomei dirige gli scavi sul Palatino. E difende dalle critiche di Andrea Carandini l´interpretazione come coenatio rotunda del possente "torrione" ritrovato questa estate sull´angolo del colle che s´affaccia sul Colosseo: piana che, ai tempi di Nerone, era occupata dal lago artificiale inserito nella Domus aurea.
Il professor Carandini la settimana scorsa su queste pagine aveva criticato questa ricostruzione. Per l´archeologo della Sapienza la coenatio va cercata a valle (la domus neroniana a suo avviso non comprendeva le parti alte di Palatino e Oppio) mentre la "torre" è venuta alla luce dove sono citati i giardini di Adone ai tempi di Domiziano, «ma forse già negli anni di Nerone». La Tomei, e l´archeologa Françoise Villedieu, che esegue gli scavi, sono invece convinte che il progredire delle ricerche potrà dire di più e meglio. E si apprestano ad eseguire un carotaggio del corpo centrale per avere una conferma del suo ruolo di perno del tavolato superiore rotante, andato perduto. «Molti altri scavi sul Palatino stanno confermando del resto che la domus di Nerone, come quelle dei suoi predecessori, a partire da Augusto, si trovava sul Palatino - sottolinea l´italiana - . E che senso avrebbe avuto una sala girevole a valle? Doveva essere su un belvedere, e il terrapieno che stiamo scavando lo è».
E i giardini di Adone citati da Carandini? «Si trattava di architetture verdi, leggere, con essenze arboree effimere, nelle quali male si colloca la possente struttura che stiamo liberando dalla terra che l´ha sepolta» spiega la studiosa francese. La Villedieu mette sul tavolo anche una moneta d´età neroriana in cui appare un edificio particolare. «Le lettere MAC secondo alcuni vogliono dire Macellum ma per altri Machina. E Machina Augusti potrebbe essere la "nostra" coenatio. Nella moneta si vede un corpo centrale ed è possibile che sopra ci fosse il piano rotante».
Anche Adriano La Regina era rimasto scettico davanti all´interpretazione dell´importante, inedita, misteriosa "torre" di Nerone. Per l´archeologo, tra l´altro, i 16 metri di diametro sono pochi per quella che Svetonio definisce la «sala da pranzo principale». La Tomei la pensa diversamente. «Proprio perché mobile, non poteva essere troppo pesante. Ma vogliamo andare rapidamente avanti con gli scavi per liberare la torre dai detriti e dai dubbi». Se attaccati alla "torre-ruota" venissero fuori altri ambienti della domus, potrebbe davvero essere la sala che, ricorda Svetonio, «girava continuamente, giorno e notte, su se stessa, come il mondo».
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nel disegno raffigurazione del Monte Palatino (disegno dal nostro archivio)