L'originaria policromia del monumento ricostruita attraverso la luce. I marmi dell'Ara Pacis s'illuminano di colori.
ANTONIO VENDITTI e CINZIA DAL MASO
ITALIA SERA – 24 novembre 2009
L'algido nitore di statue e monumenti antichi cui l'azione scialbante del tempo e il gusto neoclassico ci hanno abituato non rispecchia il gusto dei nostri progenitori: quello dei romani era un mondo a colori, dal momento che monumenti e opere d'arte erano dipinti. Proprio come l'Ara Pacis di Augusto, che domenica sera ha suscitato emozione e meraviglia in tutti coloro che l'hanno potuta ammirare in una policromia vicina a quella originaria, grazie a una nuovo sistema di illuminazione. Sull'ipotesi della colorazione originaria dell'Ara Pacis ha lavorato un gruppo di studio formatosi in occasione dell'allestimento del museo progettato da Richard Meier, che ha realizzato un modello tridimensionale dell'altare su cui è stata applicata una restituzione del colore realizzata in base a criteri filologici e storico-stilistici. Da questo modello è nata l'idea di proiettare direttamente sulle superfici dell'altare raggi di luce colorata, in modo tale da far rivivere, senza rischio per la conservazione del monumento, l'aspetto del monumento in epoca antica. Dopo le prime prove di proiezione del 2007 e del 2008, ora sono stati illuminati a colori sia il fronte occidentale, con i pannelli di Enea sacrificante ai Penati e del Lupercale, sia quello orientale con i pannelli della Tellus e della Dea Roma sul fronte orientale, oltre al grande fregio vegetale su entrambi i fronti. La tecnica di proiezione è stata aggiornata e rinnovata grazie a proiettori digitali che consentono di modificare e modulare i profili e i colori in tempo reale. Anche se gli oltre mille anni di permanenza nel sottosuolo del Campo Marzio hanno cancellato dal monumento dell'Ara Pacis il colore, è stato possibile reperirne le tracce attraverso analisi chimiche e spettroscopiche eseguite dai laboratori scientifici dei Musei Vaticani per conto della Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma sull'altare e su alcuni suoi frammenti mai restaurati in quanto non inseriti nella ricostruzione del 1938. La scelta delle singole tinte per l'Ara Pacis a colori è stata operata sulla base di confronti con la pittura romana, specialmente pompeiana, studi condotti su monumenti più tardi ma influenzati dall'Ara Pacis e ricerche cromatiche svolte sulle architetture e sulla scultura grecoromana. Particolare attenzione è stata dedicata al grande fregio vegetale, capolavoro assoluto dell'arte decorativa romana. Per questo, la cattedra di Botanica dell'Università degli Studi di Roma Tre si è impegnata in un dettagliato riconoscimento delle specie rappresentate, riuscendo a individuarne oltre settanta. La colorazione, quindi, risulta impostata su una base di veridicità, rispettando i colori naturali delle piante raffigurate. Lo scopo dell'iniziativa, promossa dal Comune di Roma, assessorato alle Politiche culturali della Comunicazione, Sovraintendenza ai Beni culturali e realizzata grazie al contributo del GROS - Gruppo Romano Supermercati, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura, è stato restituire, seppure in via ipotetica, l'aspetto originale dell'Ara Pacis: non è stato proiettato sulle superfici solo il colore delle parti pervenute, ma sono state anche completate le parti perdute secondo ipotesi condivise e acquisizioni consolidate. Ora l'Ara Pacis ha spiegato Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma ha questo sistema di illuminazione fisso, che si potrà nuovamente accendere in particolari occasioni. La ricostruzione ipotetica del colore per ciascuno dei quattro principali pannelli dell'Ara ha coinvolto numerose competenze: Orietta Rossini per l'ideazione della ricostruzione del colore e delle proiezioni; Stefano Borghini, Raffaele Carlani per lo studio del colore; Giulia Caneva, Paolo Liverani, Eugenio La Rocca, Alessandro Viscogliosi quali consulenti; Ulderico Santamaria per le analisi scientifiche e di laboratorio; Angelo Merante per la restituzione in grafica digitale; Renata Piccininni per il coordinamento; Enzo Serrani per l'allestimento; Stefano Castellani per il rilievo fotografico; Gianluca Zanzi per la collaborazione tecnico-scientifica; Studio V7 per la realizzazione. Dell'argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 Mz), nel corso dell'Intervista possibile di Questa è Roma, il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia Ventimiglia il sabato dalle 10 alle 11.
ANTONIO VENDITTI e CINZIA DAL MASO
ITALIA SERA – 24 novembre 2009
L'algido nitore di statue e monumenti antichi cui l'azione scialbante del tempo e il gusto neoclassico ci hanno abituato non rispecchia il gusto dei nostri progenitori: quello dei romani era un mondo a colori, dal momento che monumenti e opere d'arte erano dipinti. Proprio come l'Ara Pacis di Augusto, che domenica sera ha suscitato emozione e meraviglia in tutti coloro che l'hanno potuta ammirare in una policromia vicina a quella originaria, grazie a una nuovo sistema di illuminazione. Sull'ipotesi della colorazione originaria dell'Ara Pacis ha lavorato un gruppo di studio formatosi in occasione dell'allestimento del museo progettato da Richard Meier, che ha realizzato un modello tridimensionale dell'altare su cui è stata applicata una restituzione del colore realizzata in base a criteri filologici e storico-stilistici. Da questo modello è nata l'idea di proiettare direttamente sulle superfici dell'altare raggi di luce colorata, in modo tale da far rivivere, senza rischio per la conservazione del monumento, l'aspetto del monumento in epoca antica. Dopo le prime prove di proiezione del 2007 e del 2008, ora sono stati illuminati a colori sia il fronte occidentale, con i pannelli di Enea sacrificante ai Penati e del Lupercale, sia quello orientale con i pannelli della Tellus e della Dea Roma sul fronte orientale, oltre al grande fregio vegetale su entrambi i fronti. La tecnica di proiezione è stata aggiornata e rinnovata grazie a proiettori digitali che consentono di modificare e modulare i profili e i colori in tempo reale. Anche se gli oltre mille anni di permanenza nel sottosuolo del Campo Marzio hanno cancellato dal monumento dell'Ara Pacis il colore, è stato possibile reperirne le tracce attraverso analisi chimiche e spettroscopiche eseguite dai laboratori scientifici dei Musei Vaticani per conto della Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma sull'altare e su alcuni suoi frammenti mai restaurati in quanto non inseriti nella ricostruzione del 1938. La scelta delle singole tinte per l'Ara Pacis a colori è stata operata sulla base di confronti con la pittura romana, specialmente pompeiana, studi condotti su monumenti più tardi ma influenzati dall'Ara Pacis e ricerche cromatiche svolte sulle architetture e sulla scultura grecoromana. Particolare attenzione è stata dedicata al grande fregio vegetale, capolavoro assoluto dell'arte decorativa romana. Per questo, la cattedra di Botanica dell'Università degli Studi di Roma Tre si è impegnata in un dettagliato riconoscimento delle specie rappresentate, riuscendo a individuarne oltre settanta. La colorazione, quindi, risulta impostata su una base di veridicità, rispettando i colori naturali delle piante raffigurate. Lo scopo dell'iniziativa, promossa dal Comune di Roma, assessorato alle Politiche culturali della Comunicazione, Sovraintendenza ai Beni culturali e realizzata grazie al contributo del GROS - Gruppo Romano Supermercati, con l'organizzazione di Zètema Progetto Cultura, è stato restituire, seppure in via ipotetica, l'aspetto originale dell'Ara Pacis: non è stato proiettato sulle superfici solo il colore delle parti pervenute, ma sono state anche completate le parti perdute secondo ipotesi condivise e acquisizioni consolidate. Ora l'Ara Pacis ha spiegato Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma ha questo sistema di illuminazione fisso, che si potrà nuovamente accendere in particolari occasioni. La ricostruzione ipotetica del colore per ciascuno dei quattro principali pannelli dell'Ara ha coinvolto numerose competenze: Orietta Rossini per l'ideazione della ricostruzione del colore e delle proiezioni; Stefano Borghini, Raffaele Carlani per lo studio del colore; Giulia Caneva, Paolo Liverani, Eugenio La Rocca, Alessandro Viscogliosi quali consulenti; Ulderico Santamaria per le analisi scientifiche e di laboratorio; Angelo Merante per la restituzione in grafica digitale; Renata Piccininni per il coordinamento; Enzo Serrani per l'allestimento; Stefano Castellani per il rilievo fotografico; Gianluca Zanzi per la collaborazione tecnico-scientifica; Studio V7 per la realizzazione. Dell'argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 Mz), nel corso dell'Intervista possibile di Questa è Roma, il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia Ventimiglia il sabato dalle 10 alle 11.