martedì 16 giugno 2009

Villa da sogno, set imperiale

Villa da sogno, set imperiale
PAOLO CONTI
Corriere della Sera 16/06/2009

«Villa Adriana corrisponde a un grandioso set televisivo di oggi. A quei tempi si 'tra­smetteva' in diretta la splendi­da vita dell’imperatore, così co­me era avvenuto prima nelle Domus Palatine di Roma, la Au­gustana e quella Tiberiana. Di­ciamo che villa Adriana è un set imperiale...» Andrea Carandini, grande ar­cheologo e straordinario affabu­latore (oltre che presidente del Consiglio superiore dei beni culturali) riesce con l’immedia­tezza di uno slogan (il «set im­periale »), a restituire ai contem­poranei il grandioso fotogram­ma di villa Adriana: un irripeti­bile sfondo per la colta fantasia di Adriano, imperatore e gran­de viaggiatore, intellettuale tor­mentato ed eclettico, figu­ra- chiave non solo politica del­la sua era.

Basta una manciata di cifre per restituire il giusto profilo al­l’irripetibile impresa: cantieri aperti dal 118 al 134 dopo Cri­sto, trecento ettari di estensio­ne (oggi ne conosciamo poco più della quinta parte), una stra­tegica collocazione tra la via Prenestina e la via Tiburtina, un pianoro ricco di acque e pun­to di convergenza di ben quat­tro acquedotti (Anio vetus, Anio Novus, Aqua Marcia, Aqua Claudia), una collezione probabilmente di quattrocento statue. E ancora. Due distinte strutture termali, il suggestivo Teatro marittimo (con una pic­cola isola sulla quale sorgeva una villa in miniatura, autenti­co eremo di Adriano, collegato alla terra ferma con un ponte mobile). Il Complesso del Peci­le, cioè la ricostruzione del Por­tico dipinto di Atene, centro cul­turale e politico della capitale greca. Quindi il Canopo, sugge­stivo bacino d’acqua che testi­monia l’amore di Adriano per il «suo» Egitto, terra dove trovò la morte il suo amatissimo favo­rito Antinoo. Insomma, una au­tentica città delle meraviglie.

Carandini ha un cruccio: «Villa Adriana è straordinaria già così come la conosciamo. Ma proprio per questo merite­rebbe una campagna di studi e di ricerche molto approfondi­ta. Basti dire che l’intera area dell’Accademia, per esempio, è incredibilmente ancora in ma­ni private, quindi sottratta a ogni studio. Numerosi edifici non sono ancora scavati, così come i passaggi sotterranei de­stinati alla servitù». Quindi una campagna di scavi? «Sì, ma non solo. Esistono oggi mo­dernissimi strumenti non inva­sivi, come il georadar, che con­tribuiscono molto concreta­mente alla ricerca. Un’operazio­ne del genere ci metterebbe nel­le condizioni, per esempio, di conoscere definitivamente l’estensione della villa. Baste­rebbe allestire un gruppo di la­voro ». Perché il puzzle di villa Adriana è ancora troppo incom­pleto e sporadico, sostiene Ca­randini, perché il suo disegno architettonico e intellettuale (Adriano intervenne personal­mente a più riprese nella pro­gettazione) possa essere com­preso e decodificato: «Sarebbe impossibile comprendere Ver­sailles senza il Petit Trianon e senza i giochi d’acqua delle fon­tane. Lo stesso avviene per vil­la Adriana, la cui conoscenza è ancora troppo lacunosa».

Ma come mai villa Adriana riesce, caso forse più unico che raro, a farsi palcoscenico di fe­stival e rappresentazioni teatra­li senza perdere la propria iden­tità né mettere a repentaglio l’integrità?

Risponde Marina Sapelli Ra­gni, soprintendente ai Beni ar­cheologici del Lazio e quindi di­retta responsabile del meravi­glioso parco archeologico: «Gli spazi sono fortunatamente mol­to ampi, i corpi architettonici sono inseriti in una tessitura di verde molto articolata. E tutto ciò consente sia la collocazione delle strutture per gli spettacoli che i servizi per gli spettatori. Noi siamo soddisfatti sia per la qualità del festival che per l’af­flusso di pubblico». In quanto al futuro, cioè alle campagne di scavi per l’ulterio­re conoscenza della villa? «Ab­biamo in programma di conti­nuare e ampliare gli scavi e quindi il recupero nella zona della cosiddetta Palestra, dove si è intervenuti grazie ai fondi Arcus. Se si arrivasse alla con­clusione, la zona potrebbe esse­re collegata al Teatro greco e of­frire un percorso ben più am­pio alla visita. Ora abbiamo avanzato la richiesta per altri fondi Arcus, circa due milioni di euro. Ci auguriamo di otte­nerli ».

Perché il problema è sempre quello, ovvero economico, e il nodo dei tagli decisi dalla legge finanziaria per le spese correnti dei ministeri incide fortemente sulla tutela quotidiana persino di un bene straordinario come villa Adriana, Patrimonio Une­sco dell’Umanità dal 1999: «Per ora siamo veramente al limite, basterebbero pochi euro di me­no per rendere impossibile l’uso della villa».

Un esempio? «Il più ovvio e banale. Se non potessimo più garantire il taglio ordinario del­l’erba con la semplice manuten­zione ordinaria del verde, do­vremmo ridimensionare ampia­mente le aree aperte al pubbli­co. E sarebbe un vero peccato». Anzi, a dirla tutta, sarebbe un autentico delitto culturale.