La tomba di Romolo rivede la luce
Sergio Rinaldi Tufi
Il Messaggero 11/06/2009
UN PASSO dello scrittore latino Finto, che purtropposi è conservato solo in parte, afl'erma «La pietra nera nel Comizio (niger lapis in Carnitia) indica un luogo funesto, perché destinato alla morte di Romolo». Festo scrive nel Il secolo d.C., e la realtà di cui parla è una pavimentazione in marino nero che spiccava nel lastricato in travertirio bianco della piazza del Foro: lastricatocheèquello ancor oggi visibile, realizzato nell'ambito dei lavori di risistemazione promossi da Augusto dopo un noto incendio del 9 a.C. La pavimentazione nera fu in effetti rinvenuta nel 1899 presso i Rostri, la Curia e apiiunto il Cornitiurn, aritichissimo (e pi volte rifatto) edificio circolare che era ilcentro politico della città. Ma che cosa c'è sorto quella pietra nera? Abbiamo davvero a che fare con Romolo? La pietra nera appartiene, per la precisione, a una risistemazione precedente a quella di Augusto, probabilmente quella realizzata da Sitia attorno all'SO a.C.: se all'epoca di Augusto stesso fu preservata, continuando a tenere sigillato e protetto quello che c'era sotto anche a costo di renderlo impraticabile, significa che era qualcosa di particolarmente venerabile. Lo scavo recuper in profondità il complesso monumentale, sia pur frammentario, che oggi si vuoI rendere pi agevolmente accessibile: un altare a tre ante, un tronco di colonna, un cippo iscritto. L'iscrizione sulle quattro facce del cippo è il documento pi significativp, decisamente straordinario. E un testo in latino antichissimo (VI secolo a.C.) scritto bustrofedicamente : una riga dall'alto verso ilbasso, la seconda dal basso verso l'alto e così via. Uno dei pochi passaggi chiari è un'inquietante maledizione: «Chiunque violerà questo luogo sia consacrato agli dei infernali». In un altro passaggio si parla di un re (nominandolo al dativo: recei ). Quanto alla colonna, secondo Filippo Coarelh (che si è in pi occasioni occupato deimonumenti del Foro) poteva essere destinata a sostenere una statua: un tipo di onoranza per personaggi emmenti in uso a Roma fm da tempi remoti. Siamo dunque in un luogo sacro, caratterizzato come tale da un altare e addirittura protetto da una formula di maledizione; un luogo in cui si nominaun re e in cui probabilmente si dedica una statua. A questo punto, possiamo dare ragione a Festo: il destinatario del culto potrebbe essere davvero Romolo, eroe fondatore e primo re di Roma. Anzi, secondo Festo esisteva addirittura un nesso con la sua scomparsa. E anche di questo c'è qualche conferma, Un altro autote, Plutarco, dice che Romolo fu ucciso presso il Volcanal (luogo di culto di Vulcano), e da altri, fra cui Plinio il Vecchio, sembra si possa ricavare l'indicazione che il Volcanal coinciidesse proprio con il Lapis Niger. In dicazione rafforzata dal fatto che, poco distante, si rinvenne un'iscrizione di età augustea con dedica a Vulcanu (evidentemente quel culto elbbe lunga vita). Qui, dunque, non solo Romolo era veneratto, ma era qui che, secondo la tiradizione, aveva trovato la morrte, per poi sparire in cielo.
Sergio Rinaldi Tufi
Il Messaggero 11/06/2009
UN PASSO dello scrittore latino Finto, che purtropposi è conservato solo in parte, afl'erma «La pietra nera nel Comizio (niger lapis in Carnitia) indica un luogo funesto, perché destinato alla morte di Romolo». Festo scrive nel Il secolo d.C., e la realtà di cui parla è una pavimentazione in marino nero che spiccava nel lastricato in travertirio bianco della piazza del Foro: lastricatocheèquello ancor oggi visibile, realizzato nell'ambito dei lavori di risistemazione promossi da Augusto dopo un noto incendio del 9 a.C. La pavimentazione nera fu in effetti rinvenuta nel 1899 presso i Rostri, la Curia e apiiunto il Cornitiurn, aritichissimo (e pi volte rifatto) edificio circolare che era ilcentro politico della città. Ma che cosa c'è sorto quella pietra nera? Abbiamo davvero a che fare con Romolo? La pietra nera appartiene, per la precisione, a una risistemazione precedente a quella di Augusto, probabilmente quella realizzata da Sitia attorno all'SO a.C.: se all'epoca di Augusto stesso fu preservata, continuando a tenere sigillato e protetto quello che c'era sotto anche a costo di renderlo impraticabile, significa che era qualcosa di particolarmente venerabile. Lo scavo recuper in profondità il complesso monumentale, sia pur frammentario, che oggi si vuoI rendere pi agevolmente accessibile: un altare a tre ante, un tronco di colonna, un cippo iscritto. L'iscrizione sulle quattro facce del cippo è il documento pi significativp, decisamente straordinario. E un testo in latino antichissimo (VI secolo a.C.) scritto bustrofedicamente : una riga dall'alto verso ilbasso, la seconda dal basso verso l'alto e così via. Uno dei pochi passaggi chiari è un'inquietante maledizione: «Chiunque violerà questo luogo sia consacrato agli dei infernali». In un altro passaggio si parla di un re (nominandolo al dativo: recei ). Quanto alla colonna, secondo Filippo Coarelh (che si è in pi occasioni occupato deimonumenti del Foro) poteva essere destinata a sostenere una statua: un tipo di onoranza per personaggi emmenti in uso a Roma fm da tempi remoti. Siamo dunque in un luogo sacro, caratterizzato come tale da un altare e addirittura protetto da una formula di maledizione; un luogo in cui si nominaun re e in cui probabilmente si dedica una statua. A questo punto, possiamo dare ragione a Festo: il destinatario del culto potrebbe essere davvero Romolo, eroe fondatore e primo re di Roma. Anzi, secondo Festo esisteva addirittura un nesso con la sua scomparsa. E anche di questo c'è qualche conferma, Un altro autote, Plutarco, dice che Romolo fu ucciso presso il Volcanal (luogo di culto di Vulcano), e da altri, fra cui Plinio il Vecchio, sembra si possa ricavare l'indicazione che il Volcanal coinciidesse proprio con il Lapis Niger. In dicazione rafforzata dal fatto che, poco distante, si rinvenne un'iscrizione di età augustea con dedica a Vulcanu (evidentemente quel culto elbbe lunga vita). Qui, dunque, non solo Romolo era veneratto, ma era qui che, secondo la tiradizione, aveva trovato la morrte, per poi sparire in cielo.