Giulio Cesare muore il 15 marzo del 44 ac
Il 15 marzo del 44 a.C. è una data storica che segna la fine di un'era nell'Impero Romano, l'uccisione dell'imperatore Giulio Cesare. Cesare era stato uno dei più grandi generali e governanti della storia romana, che aveva portato l'Impero a una nuova fase di espansione e prosperità. Ma la sua ambizione e il suo potere avevano anche suscitato molte invidie e paure tra i suoi colleghi politici e militari.
L'uccisione di Cesare avvenne in circostanze drammatiche, durante una seduta del Senato romano. Cesare era stato invitato a partecipare alla seduta, ma appena entrò nell'aula fu circondato da un gruppo di senatori che gli inflisse numerose coltellate. Cesare cercò di difendersi, ma alla fine crollò al suolo, morto.
L'uccisione di Cesare ebbe un enorme impatto sulla politica romana e sulla storia dell'Impero. In primo luogo, provocò una serie di guerre civili tra i sostenitori di Cesare e i suoi oppositori, tra cui il generale Marco Antonio e il filosofo e politico Cicerone. Queste guerre portarono alla fine della Repubblica romana e all'ascesa del primo imperatore, Ottaviano, che era il nipote adottivo di Cesare.
Ma l'uccisione di Cesare ebbe anche un impatto duraturo sulla cultura e sulla memoria collettiva dell'Impero. Cesare divenne un simbolo di potere e ambizione, ma anche di tradimento e violenza. La sua figura fu celebrata in molte opere letterarie e artistiche, come la tragedia di Shakespeare "Giulio Cesare" e il celebre dipinto di Jacques-Louis David "La morte di Giulio Cesare". Ma fu anche criticata e contestata, soprattutto da coloro che vedevano in Cesare un tiranno e un autocrate.