Moglie di Latino, terzo re del Lazio; fu ostile ad Enea e favorevole a Turno, cui aveva promesso in moglie, la propria figlia Lavinia. Alcuni autori narrano che essa uccise i suoi due figlioli quando seppe che, d’accordo col padre, avevano stabilito di far sposare Lavinia ad Enea. A. si impiccò prima di conoscere la disfatta e la morte di Turno.
Dice Virgilio (Eneide, XII, 962-981):
In questo tempo un infortunio orrendo,
Timor, confusione c duolo accrebbe
Agli afflitti Latini, e pose in pianto
Il popol tutto; e fu che la reina,
Visto da lunge incontro a la cittade
Venire i Teucri, e già le faci e l’armi
Volar per entro, e più nulla sentendo
O vedendo de’ Rutuli o di Turno,
Onde aita o speranza le venisse,
Si credé la meschina che già l’oste
Fosse sconfitto, e, ‘1 genero caduto,
Ogni cosa in ruina. E presa e vinta
Da subito dolore, alto gridando:
E dopo molto affliggersi e dolersi,
Già furiosa e di morir disposta
Il petto aprissi, e la purpurea vesta
Si squarciò, si percosse, e dell’infame
Nodo il collo s’avvinse, e strangolossi.