martedì 30 novembre 2010

Rovine romane in Cina mistero sulla Via della seta

Rovine romane in Cina mistero sulla Via della seta
MARTEDÌ, 23 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Esteri

Pechino riscopre la leggenda dei legionari perduti

Biondi e con geni europei, proverebbero le relazioni fra Roma e Pechino

Giampaolo Visetti
Il test del Dna ha stabilito che il 58% dei suoi geni sono occidentali. Nella regione è una celebrità. Mangia con i soldi di chi, con un vago sgomento, paga per vederlo. Luo Ying è la copia di un gladiatore del Colosseo e per tutti è "Luoma", il romano. Un´azienda di Shanghai, dopo averlo visto in tv, lo ha assunto come «uomo immagine» per trattare con i clienti del Mediterraneo.
Il villaggio dimenticato dell´Asia dove i cinesi hanno la faccia da romani sta diventando famoso e potrebbe custodire un segreto. Proprio qui, lungo le tracce cancellate della Via della Seta, si sarebbe persa una legione di 6mila soldati romani, guidati dal primogenito del generale Marco Crasso. Era il 53 avanti Cristo e per la storia quei legionari, sfuggiti alla guerra contro i Parti, sono misteriosamente scomparsi. I discendenti delle milizie di Crasso, decapitato dagli antenati dei persiani nei territori dell´attuale Iran, si sarebbero stabiliti tra Tibet e Turkestan, oggi Qinghai, per evitare di essere eliminati dai guerrieri cinesi dell´imperatore Wu, dinastia Han. Furono i primi, involontariamente, a collegare Oriente e Occidente, travolgendo le convinzioni geografiche dell´epoca.
Per antropologi e archeologi sarebbe la conferma di una scoperta rivoluzionaria: proverebbe che i due imperi più potenti dell´umanità, il romano e quello cinese, non si limitarono a sfiorarsi grazie al commercio, ma entrarono direttamente in contatto. I libri di storia oggi raccontano che prima di Marco Polo, nel tredicesimo secolo, solo una visita di diplomatici di Roma, nel 166 dopo Cristo, riuscì a raggiungere Pechino. Gli studiosi dell´università di Lanzhou sono certi che presto i testi dovranno essere riscritti. Nel corso di una campagna di scavi hanno riportato alla luce a Liqian i resti di un´antica fortificazione. Ha forma e sistema costruttivo uguali alle strutture di difesa seminate dai romani in Europa, Asia e Africa.
Identica anche la canalizzazione dell´acqua. Un gruppo di antropologi ha scoperto che gli abitanti del villaggio, che non hanno mai viaggiato al di fuori della regione, adora i tori e organizza giochi simili alla tauromachia. Un esame genetico ha stabilito che alcune famiglie sono inspiegabilmente di origine caucasica, elemento che induce gli esperti a concludere che discendono dai legionari perduti dell´esercito di Crasso. La leggenda sta appassionando la Cina ed è sulle prime pagine dei giornali. Archeologi e antropologi italiani e cinesi, riuniti nel nuovo Centro di studi italiani dell´Università di Lanzhou, in primavera amplieranno così gli scavi fino a ripercorrere verso ovest i 7mila chilometri della Via della Seta. «Contiamo di dimostrare - dice Yuan Honggeng, direttore del Centro - che le relazioni tra i due più straordinari imperi della storia vanno anticipate di parecchi secoli».
La cinesizzazione delle milizie scomparse solleva però anche scetticismo. «Il Dna europeo degli abitanti di Yongchang - dice Yang Gongle, storico dell´Università Normale di Pechino - non prova l´origine romana». Speranze e dubbi degli accademici non scoraggiano però l´entusiasmo popolare: i sosia dei legionari sono star di tv e giornali.

lunedì 29 novembre 2010

Ruta arqueológica en Los Bañales [Parte II] (Chino-Chano, Aragón TV, Noviembre de 2010)

Ruta arqueológica en Los Bañales [Parte II] (Chino-Chano, Aragón TV, Noviembre de 2010)



El sábado 6 de Noviembre de 2010, el programa sobre senderismo Chino-Chano, uno de los de mayor éxito y audiencia de la televisión autonómica aragonesa (Aragón TV) asesorado, además, por la empresa PRAMES, emitió un monográfico de algo menos de media hora sobre la ciudad romana de Los Bañales de Uncastillo. En él, el conductor del programa, el conocido actor Joaquín Murillo, realiza una visita guiada al complejo arqueológico partiendo del pueblo de Layana y visitando el espacio doméstico monumental con patio central, la plaza pública, el poblado de El Pueyo, la necrópolis, las termas y, por supuesto, el acueducto y la presa romana de Cubalmena, ya en Biota. La ruta, centrada en el papel del agua en la ciudad romana de Los Bañales constituye un ameno -y asequible- paseo senderista en el que paisaje y arqueología se conjugan en un binomio ciertamente inusual.

Domus aurea riapertura solo tra due anni

Domus aurea riapertura solo tra due anni
Il Mattino – Napoli 9/11/2010

«Abbiamo iniziato il consolidamento e per finire ci vorrà un anno e mezzo, due. Allora sarà possibile la riapertura al pubblico della Domus Aurea». Ad annunciarlo è il commissario della Domus Aurea, Luciano Marchetti. Come a Pompei, anche per il sito romano, a causare il crollo, otto mesi fa, fu la pioggia. Marchetti precisa «sarà riaperta solo la piccola parte aperta in passato; per il percorso museale non abbiamo ancora i finanziamenti ad hoc".

domenica 28 novembre 2010

Ruta arqueológica en Los Bañales [Parte I] (Chino-Chano de Aragón TV, Noviembre de 2010)

Ruta arqueológica en Los Bañales [Parte I] (Chino-Chano de Aragón TV, Noviembre de 2010)



El sábado 6 de Noviembre de 2010, el programa sobre senderismo Chino-Chano, uno de los de mayor éxito y audiencia de la televisión autonómica aragonesa (Aragón TV) asesorado, además, por la empresa PRAMES, emitió un monográfico de algo menos de media hora sobre la ciudad romana de Los Bañales de Uncastillo. En él, el conductor del programa, el conocido actor Joaquín Murillo, realiza una visita guiada al complejo arqueológico partiendo del pueblo de Layana y visitando el espacio doméstico monumental con patio central, la plaza pública, el poblado de El Pueyo, la necrópolis, las termas y, por supuesto, el acueducto y la presa romana de Cubalmena, ya en Biota. La ruta, centrada en el papel del agua en la ciudad romana de Los Bañales constituye un ameno -y asequible- paseo senderista en el que paisaje y arqueología se conjugan en un binomio ciertamente inusual.

Der Verfall Pompejis

Der Verfall Pompejis
Dieter Bartetzko
Frankfurter Allegemeine 10/11/2010

Erschreckt hat die Nachricht viele, gewundert wenige: Am vergangenen Samstag stürzte in Pompeji das "Haus der Gladiatoren" (Casa dei Gladiatori) ein. Das Desaster geschah im Morgengrauen. Gluck im Unglück, denn zwei Stunden später hätte der Einsturz an Pompejis einstiger Hauptstraf3e, in der sich täglich Touristenmassen drängen, Verletzte oder gar Tote gefordert. Als Grund gelten die Wolkenbrüche der vorangegangenen Tage, die das Fundament des seit Jahren gesperrten Bauwerks unterspült hätten. Der wahre Grund — und deshalb wundert die Katastrophe kaum jemanden — ist aber die jahrzehntelange Vernachlässigung dieser wohl berühmtesten und meistbesuchten Welterbestätte der Antike. Seit den fünfziger Jahren des vorigen Jahrhunderts, als die letzten systematischen Restaurierungen stattfanden, ist die Vesuv-Stadt dem Verfall, sprich: der Willkür und Geldgier des Tourismus und den Strategien kurzsichtiger erfolgsorientierter Kulturpolitik preisgegeben. Dafür steht auch das ,;Haus der Gladiatoren": Im September 1943 durch einen amerikanischen Bombenangriff zerstört, wurde es zwischen 1949 und 1951 wiederaufgebaut, flüchtig erforscht — und vergessen. Wie sehr, zeigt die momentane Berichterstattung, in der selbst Ortskundige den Bau eine Trainingshalle für Gladiatoren nennen. Tatsächlich (darauf weist der Name "Schola Armaturarum Juventis Pompeiani" hin, den ihm die Ausgräber ursprünglich gaben) dürfte das Haus den paramilitärisch organisierten Jugendlichen des antiken Stadtadels als "Klub" gedient haben, in dem sie sich trafen und ihre Prunkwaffen zur Schau stellten. Doch was vermag eine derart komplizierte Erklärung gegen den zugkräftigen Titel Gladiatorenhaus? Mit dieser Frage ist Pompejis Dilemma auf den Begriff gebracht: Die Stadt, eine Zeitkapsel der Antike und ihres vielfach noch rätselhaften Lebens, wird auf Grobreize reduziert. Mit welchen haarsträubenden Folgen dies auch für ihre kostbarsten Bauten gilt, zeigen Aktionen der letzten Jahre: Im Oktober 2006 wurde das "Lupanar", in der Antike ein elendes Bordell für Tagelöhner und Sklaven, heute eine Touristenmagnet, nach zweijähriger aufwendiger Restaurierung wiedereröffnet. Zur selben Zeit wurde die "Casa dei Vettii", eine herrliche, 1906 ausgegrabene und in den Ursprungszustand versetzte Stadtvilla für dringend notwendige Restaurierungen geschlossen. Seither hat sich dort keine Hand gerührt.
Einzigartige Stadtpaläste wie die "Casa del Criptoportico" und die "Casa di Nozze d'Argento", vor fünf Jahrzehnten noch der Stolz der Archäologie, bröckeln ihrem Einsturz entgegen. Rekonstruktionen in der "Casa del Labirinto", deren Mosaike einst Picasso inspirierten und Ende der neunziger Jahre unter eingestürzten Decken verschwanden, wurden auf halbem Wege gestoppt. Stattdessen wird an einem weitläufigen ,,Auditorium" am Rand der antiken Stadt gebaut, über dessen Zwecke niemand genaue Auskunft geben kann. Dem Baulärm dort steht die Stille gegenüber, die auf der fast vierzigjährigen Dauerbaustelle des Antiquariums herrscht, dem örtlichen Ausgrabungsmuseum, das in den siebziger Jahren wegen Einsturzgefahr geschlossen wurde. Wo nicht Baufälligkeit das Besichtigen der rund 1500 sehenswerten Bauten unmöglich macht, ist es der Mangel an Aufsichtspersonal. Ihn zu beheben, verhindert nicht nur Geldmangel, sondern auch das selbstgeschaffene Privileg ortsansässiger Aufseherfamilien, die sich — bis hin zu Morddrohungen an die Sopreintendenten — gegen Neueinstellungen wehren. Auch die Hunderte Souvenirhändler and selbsternannten Fremdenführer verteidigen ihr Terrain bis aufs Blut, zu schweigen von der Camorra, von der niemand sagt, aber jeder weil3, dass sie ihre Hände im schmutzigen Pompeji-Roulette hat.
Pompeji verfällt seit Jahrzehnten: Und seit 1997, als die Stadt Weltkulturerbe wurde, mahnt die Unesco so regelmäßig wie vergeblich Schutzmaßnahmen an. Doch erst jetzt, als die Meldung vom Einsturz des "Gladiatorenhauses" um die Welt ging, schrie Italien auf. Die Zeitungen empörten sich über "unfähige Beamte" vor Ort, erinnerte wütend daran, dass die Regierung Berlusconi das Budget zur Erhaltung der Welterbestätte in den letzten Jahren um 1,2 Millionen Euro kürzte und eine 2008 eingesetzte Sonderkommission wirkungslos geblieben ist. Kulturstaatssekretär Roberto Cecchi erklärte, in Pompeji gebe es "seit fünfzig Jahren keine nachhaltige Denkmalpflege" mehr, und Italiens Staatspräsident Giorgio Napolitano sprach von "nationaler Schande". Nur national? Der Einsturz bezeugt, was geschieht, wenn skrupellos ernst gemacht wird mit dem, was in aller Welt langst "Kapitalfaktor Kultur" und "weicher Standortfaktor" heilßt. Folgerichtig schrieb "Il Sole 24 Ore", Italiens meistgelesene Wirtschaftszeitung, dass Pompeji, "weil es der Menschheit gehürt, jenem Staat, der sich als unfähig erwiesen hat, es zu beschützen, weggenommen" werden und an private Sponsoren gehen solle. Dass dies eine Bankrotterklärung der europäischen Kultur wäre, wurde nicht erwähnt.

sabato 27 novembre 2010

Viva Roma No. V ("Mambo #5" by Lou Bega)

Viva Roma No. V ("Mambo #5" by Lou Bega)
 

An entire chapter on Roman society and culture squished into one catchy song.
 

Foro romano, un anno di restauri al Tempio di Antonino e Faustina

Foro romano, un anno di restauri al Tempio di Antonino e Faustina
LAURA LARCAN
VENERDÌ, 12 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

A darne notizia è il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, inaugurando il Tempio di Venere e Roma, il più grande tempio della Roma antica, progettato nel II sec. d.C da Adriano ed eretto sul luogo in cui sorgeva l´atrio della Domus Aurea. «Per il Tempio di Antonino e Faustina i lavori dureranno circa un anno – racconta Giro – e prevedono l´investimento di 1 milione di euro nell´ambito degli interventi della gestione commissariale dell´area».
Il Tempio, costruito nel 141 dopo la morte dell´imperatrice, cui si aggiunse la seconda dedica nel 161 dopo la morte dell´imperatore, si affaccia oggi sulla via Sacra con le sue monumentali colonne di marmo, alte oltre 17 metri, che spiccano sul podio accessibile da una scalinata, ad incorniciare la facciata barocca della chiesa.
«L´intervento di restauro riguarderà principalmente la materia marmorea del tempio dove sono presenti fenomeni di alterazioni del marmo che tende a sfagliarsi – dice Pia Petrangeli, coordinatrice per gli interventi nell´area del Foro romano – I lavori quindi si concentreranno sulle colonne di marmo cipollino a fusto liscio, e sulla trabeazione che vanta un raffinato fregio continuo decorato con grifoni, ghirlande e piante L´obiettivo è di bonificare anche tutte le catene, le cosiddette anime metalliche di collegamento degli elementi marmorei. Grazie ad indagini preventive eseguite due anni fa con fondi interni della Soprintendenza ai beni archeologici, abbiamo valutato lo stato di conservazione delle catene che risalgono agli anni ´50, ‘60, che non è dei peggiori. Sulla base di questi risultati, procederemo ad un restauro e consolidamento generali».
E se entro il 15 dicembre rimane confermata l´apertura della Casa delle Vestali, per il Foro romano è stato approvato il progetto di illuminazione.

venerdì 26 novembre 2010

L´avamposto dove si preparava la guerra a Cartagine

L´avamposto dove si preparava la guerra a Cartagine
GIOVEDÌ, 11 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Firenze

La città venne abbandonata nel 1100

UN avamposto che dominava i traffici verso il mare e i commerci dell´entroterra. Forse lo sbocco sul Tirreno della potente Camars-Chiusi. Una città ricca che ha dominato per mille anni di storia, dall´VIII secolo a. C. fino al 1110, quando fu sede arcivescovile, poi definitivamente abbandonata. Roselle (Rusel in etrusco) la "città dei vivi" e non solo necropoli ha una stratificazione archeologica complessa, chiusa nel recinto di mura di 3,5 chilometri. «Ha una lunga storia inizialmente legata a Vetulonia, altra grande città che controllava la costa tagliata dall´Ombrone, via di penetrazione e di scambi - spiega Carlotta Cianferoni, archeologa e direttrice del Museo fiorentino - E abitata dal periodo villanoviano, fino all´urbanizzazione, alla costruzione delle fortificazioni con le mura, nel VII sec. a. C., in cui prende il sopravvento su Vetulonia, fino ad arrivare al periodo romano, in cui ospita domus, statue e il foro, il teatro, le terme. Nasce come città etrusca che si struttura con famiglie emergenti e aristocratiche, che hanno i loro templi e culti». Roselle sorge su due colline, unite da una valletta centrale.
Un centro agricolo oltre che di commerci. Già nel VI sec. a. C. sono attestate a Roselle produzioni artigianali di ceramica e di bucchero. Poi la conquista romana, nel 294 a. C. segna per tre secoli la storia della città etrusca, che tuttavia era più grande popolata di quella romana. «Livio, autorevole fonte romana, dice che Roselle dà a Roma alberi per le navi e granaglie per le imprese contro Cartagine. Sicuramente le attività prevalenti sono sempre state agricole e boschive» aggiunge Mario Cygielman, direttore del sito. Ma è il I secolo che la vede diventare centro fiorente, ricca colonia con la costruzione di grandi edifici pubblici. Con nuove strade in basolato, che conservano ancora oggi le impronte dei carri, l´impianto idraulico in tubi di piombo, le domus con i mosaici.
«Non sappiamo quanti abitanti avesse. Roselle non è mai stata scavata per esteso e non abbiamo documentazione. Di certo fu un centro fiorente, visto che già in epoca etrusca aveva una cinta di 3,5 chilometri mezzo. Al cui interno, nel periodo etrusco si coltiva e si fa vita di contadini, con la gerarchia della lucumonia» osserva Cygielman. Il periodo romano ha cancellato in gran parte l´urbanizzazione etrusca, nonostante alcune testimonianze. «Roselle fu riedificata nella prima età imperiale con grande fulgore, ospitava personaggi poi diventati senatori a Roma, fu monumentalizzata con il foro, le terme, la casa degli augustali, dove sono state ritrovate le 40 statue rinvenute con gli scavi tra il 1960-‘70-‘80- prosegue il direttore - ma non ha attività minerarie come Populonia o Vetulonia, ma solo agricoltura e commerci».
(m.a.)

giovedì 25 novembre 2010

Bella come una Venere. L'offerta di Adriano alla sua divinità

Nel centro del Foro romano è stata chiusa per 26 anni
di ANTONIO ANGELI
12/11/2010, IL TEMPO Archeologia

Dopo il restauro riapre la maestosa rovina

Bella come una Venere. L'offerta di Adriano alla sua divinità

L'imperatore Adriano adorava Roma, la Città Eterna, e Venere, dea della bellezza. A queste volle rendere un solenne omaggio, degno del sovrano del mondo. Per questo ordinò la costruzione di un grande edificio, del quale, però, non riuscì mai a vedere il compimento. Il Tempio di Venere e Roma fu inaugurato nel 141 dal suo successore, Antonino Pio. Da oggi quello che resta del grande edificio, all'interno del Foro Romano torna ad essere visitabile, una grande emozione attesa da 26 anni. Tanto sono durati i restauri. Il Tempio è da oggi nel normale percorso di visita del Foro Romano e Palatino, con ingresso fisso tutti i giorni. Per raggiungere questo risultato è stata necessaria una trattativa coi sindacati del personale. La visita al tempio è compresa nel biglietto dei Fori senza costi aggiuntivi. Ieri all'inaugurazione erano presenti il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro, il commissario per le Aree archeologiche di Roma e Ostia Antica Roberto Cecchi, la soprintendente per i Beni archeologici di Roma, Anna Maria Moretti. Ha illustrato il progetto la responsabile Claudia Del Monti. «È un cantiere iniziato nella metà degli anni '80 - ha raccontato la Del Monti - I primi scavi hanno puntato a mettere in risalto le strutture preesistenti d'epoca adrianea del II secolo, che vennero poi rimaneggiate nel IV secolo da Massenzio. Il progetto ha voluto consolidare le situazioni a rischio, a partire dalla messa in sicurezza del podio, e avviare una serie infinita di restauri che hanno interessato tutte le strutture. Per le due semicalotte addossate, opera architettonica strepitosa, un tempo ricoperte in foglia d'oro, sono stati consolidati gli stucchi». Incredibile e un po' umoristica la storia dell'area: fino agli anni Settanta tutto era abbandonato. La piazzetta antistante al monumento era un parcheggio davanti al Colosseo. «L'inaugurazione del tempio di Venere - ha spiegato il sottosegretario Giro - avviene a dispetto delle maliziose critiche dell'opposizione, male informata, che dice che il governo è poco attento alla cultura. Nel Foro stiamo rispettando il cronoprogramma che ci siamo dati al dettaglio e stiamo procedendo al risanamento di un'area molto degradata, dissestata, abbandonata da governi di ogni colore». Questa apertura, è stato specificato, è in realtà solo una delle tappe di un programma molto ampio che riguarda il Foro romano. Le risorse impegnate ammontano a 264.084,80 euro. Il Tempio sorge nel luogo in cui precedentemente era il vestibolo della Domus Aurea. Con i suoi 145 metri di lunghezza e 100 di larghezza era il più grande tempio conosciuto dell'antica Roma.

mercoledì 24 novembre 2010

The temple of Venus and Rome reopens after long restoration

The temple of Venus and Rome reopens after long restoration
ELISABETTA POVOLEDO
HERALD TRIBUNE – 13 novembre 2010

The Temple of Venus and of Rome — once one of Rome's most majestic and largest shrines — reopened to the public last week after a long restoration. "This temple has been both a school and course of study for many," said Claudia Del Monte, who began working on the restoration 23 years ago and directed the project. The temple, at the east end of the Roman Forum near the Coloseum, consists mostly of ruins, with one large vault still standing. The original building was about or 110 meters, or 360 feet, long, and about half as wide. It was restored to protect the structure and allow study. A ticket into the Forum complex ( 12, or 17) allows access to the temple area. Begun by the Emperor Hadrian and inaugurated in A.D. 141 by his successor, Antoninus Pius, the temple was later restored after a fire in the fourth century. Deputy Culture Minister Francesco Giro said the reopening of the temple was part of a larger program to safeguard Rome's archaeological sites.

martedì 23 novembre 2010

Colonna di Marco Aurelio

                                                                Colonna di Marco Aurelio

lunedì 22 novembre 2010

Tombe romane sotto il cantiere. Ma Marmirolo teme per i fondi della tangenziale.

Tombe romane sotto il cantiere. Ma Marmirolo teme per i fondi della tangenziale.
GAZZETTA DI MANTOVA – 13 novembre 2010

Quindici tombe di epoca tardo romana sotto la tangenziale. I reperti archeologici sono stati trovati durante l'intervento di rimozione del terreno inadatto a sostenere il manto d'asfalto del tratto della tangenziale di Marmirolo. Dopo il rinvenimento è stata immediatamente avvertita la Sovrintendenza, che ha provveduto a identificare, schedare e archiviare i reperti, prima di dare l'ok al proseguimento dei lavori al cantiere, che negli altri tratti non è mai stato interrotto. E proprio ieri si è tenuto un incontro a palazzo di Bagno tra il vicepresidente della Provincia Claudio Camocardi e il sindaco di Marmirolo Paolo Rasori per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori. Fino ad ora sono stati eseguiti lo sbancamento ed il sottofondo su cui poi sarà posato il manto d'asfalto. Inoltre sono state realizzate alcune opere idrauliche per il reticolo dell'irrigazione. In questi giorni si stanno realizzando i pali di fondazione sul canale Parcarello. Ad oggi lo stato di attuazione dei lavori è al 20%. I lavori del primo lotto funzionale, quello che permetterà di evitare l'attraversamento del centro di Marmirolo, dovrebbero concludersi a febbraio 2012. Il finanziamento di dieci milioni di euro è già stato contrattualizzato. Nessuna certezza, invece, sulla copertura finanziaria della costruzione del secondo lotto. «È nell'elenco delle opere che rischiano di saltare per i tagli che lo Stato sta facendo alle Regioni sulla viabilità - spiega Claudio Camocardi - Con il sindaco Rasoci abbiamo deciso di tenere costantemente monitorata la situazione e capire se è possibile non mettere a rischio questo secondo lotto».

domenica 21 novembre 2010

«Capitolium», dal restauro al maxipercorso archeologico

«Capitolium», dal restauro al maxipercorso archeologico

BRESCIA ROMANA. Primo passo verso la realizzazione di una vasta area monumentale. Teatro? Ad oggi niente fondi. Terminato il recupero delle alzate ottocentesche e delle tre celle A disposizione da ministero e Loggia un milione 250 mila euro
Brescia Oggi, 21/10/2010

Un primo tassello del grande progetto che riporterà in vita l'area archeologica del Capitolium, un primo passo verso la realizzazione di una estesa zona monumentale che da piazza del Foro si snoderà lungo tutta via Musei, da Palazzo Martinengo a Santa Giulia e San Salvatore.
Così è stato presentato ieri il restauro dei pavimenti e delle alzate ottocentesche delle tre celle del tempio Capitolino, un restauro avviato nell'aprile del 2009, ora giunto al traguardo. «È un caso esemplare di sinergia tra Ministero e Comune, una sinergia volta non solo a rispettare le tempistiche ma anche a spendere bene i soldi dei contribuenti, pensando da un lato al restauro e alla conservazione dei siti e dall'altro alla valorizzazione degli stessi» dice Cristina Ambrosini della direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici.
La cifra messa sul piatto non è da poco: in occasione dell' accordo siglato alla fine del 2008 il Ministero dei Beni Culturali ha messo a disposizione un milione e il Comune di Brescia 250 mila euro. Della somma complessiva, 300 mila euro (equamente divisi tra i due enti) sono stati spesi proprio per la sistemazione delle aule. La somma restante andrà a coprire le spese per l'ultimazione degli scavi che dovrebbero concludersi nella primavera del 2011 e consentire la riapertura del sito entro l'estate.
MA IL MINISTERO e il Comune guardano ancora più avanti. Se l'assessore alla Cultura Andrea Arcai mette l'accento sull'inclusione dell'area archeologica del Capitolium nel più ampio progetto Unesco, l'assessore ai Lavori pubblici Mario Labolani contestualizza l'intervento nel diffuso impegno della Giunta per il recupero di porzioni storiche della città - da Palazzo Avogrado (dove proprio ieri si è svolto un sopralluogo con i rappresentanti della Soprintendenza per individuare possibili soluzioni di recupero) ai vecchi palazzi di giustizia - mentre il direttore della Soprintendenza dei beni archeologici della Lombardia Filli Rossi parla di un percorso "in progress" con la creazione di passaggi pedonali nella zona dove sono in atto gli scavi e la musealizzazione delle tre celle. «L'obiettivo è rendere nuovamente fruibile tutta l'area, creando anche delle zone informative e didattiche» spiega Filli Rossi chiarendo come l'aula orientale potrebbe essere utilizzata come zona informativa mentre le altre due «farebbero mostra di sè all'interno di un percorso arredato con oggetti provenienti dagli stessi ambienti».
NEL DETTAGLIO, il restauro della pavimentazione in sectile delle aule del Capitolium ha visto un'accurata pulitura delle lastre posizionate in sequenze quadrangolari, rettangolari e a scacchiera, con il ripristino dei colori dei marmi originali ed un effetto di grande sobrietà che trova corrispondenza nel pavimento della basilica romana a conclusione del Foro. Da segnalare il ritrovamento di alcune testimonianze dei restauri precedenti: durante i lavori sono state individuate alcune sigle che evidenziavano la corrispondenza delle lastre utile per comporle nel modo corretto. Di un «restauro improntato al recupero della sistemazione ottocentesca e delle cromie originali» parla invece la responsabile del settore edilizia monumentale del Comune Paola Faroni per gli alzati ottocenteschi e la collezione lapidaria delle celle, evidenziando l'importanza della collezione epigrafica seconda solo a quelle di Roma e Aquileia. In alto mare invece il restauro del teatro, non compreso nei lavori e per il quale ad oggi non ci sarebbero i fondi.

Angela Dessì

sabato 20 novembre 2010

Restaurata la Tomba di Nerone illuminazione e telecamere

Restaurata la Tomba di Nerone illuminazione e telecamere
DOMENICA, 14 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Veltroni: "Aprire a Roma una casa delle religioni"

Terminato il restauro della Tomba di Nerone sulla Cassia. Il progetto ha previsto la valorizzazione e l´illuminazione architettonica del monumento e la sua messa in sicurezza con telecamere collegate alla vicina stazione dei carabinieri di via Vibio Mariano. Il restauro della Tomba di Nerone, oltre a rimuovere tracce di atti vandalici ha riguardato la pulitura, la stuccatura e integrazione delle lacune e la protezione finale per un importo complessivo di 82mila euro.
La casa delle religioni. Un palazzo da costruire a Roma «una United Religions in cui le diverse confessioni religiose possano ritrovarsi, ciascuno con la sua identità e la sua storia, in cui dibattiti, approfondimenti teologici e culturali possano avvenire nel rispetto dell´identità di ciascuno, rafforzando la volontà di dialogo di tutti». L´idea è stata lanciata da Hiroshima dall´ex sindaco Walter Veltroni, nell´ambito del Summit dei premi Nobel per la Pace.

venerdì 19 novembre 2010

Faro Romano in un bassorilievo murato nel campanile di Pisa

                                      Faro Romano in un bassorilievo murato nel campanile di Pisa

giovedì 18 novembre 2010

NAVE MERCANTILE dagli scavi di Ostia


NAVE MERCANTILE dagli scavi di Ostia

Interessante è lo studio dei nomi e degli epiteti qualificativi riferiti nelle epigrafi, perchè sono latini nella scrittura ma greci nellasostanza, ciò che conferma sempre meglio che le città marinare mantenevano costumi greci. Isis ciminiana è la nave - Ilinavs è la ciurma - Aligister (reggitore del mare) è il timoniere - Arcon é il titolo del padrone della nave.

mercoledì 17 novembre 2010

Il campo romano di Forum Fulvii Valentinum - Alessandria

                                    Il campo romano di Forum Fulvii Valentinum - Alessandria

martedì 16 novembre 2010

Domus aurea riapertura solo tra due anni

Domus aurea riapertura solo tra due anni
Il Mattino – Napoli 9/11/2010

«Abbiamo iniziato il consolidamento e per finire ci vorrà un anno e mezzo, due. Allora sarà possibile la riapertura al pubblico della Domus Aurea». Ad annunciarlo è il commissario della Domus Aurea, Luciano Marchetti. Come a Pompei, anche per il sito romano, a causare il crollo, otto mesi fa, fu la pioggia. Marchetti precisa «sarà riaperta solo la piccola parte aperta in passato; per il percorso museale non abbiamo ancora i finanziamenti ad hoc".

lunedì 15 novembre 2010

Centuripe, i fasti di un console dell'età imperiale romana

Centuripe, i fasti di un console dell'età imperiale romana
Rosario Patané
LA SICILIA Giovedì 04 Novembre 2010 monografica, pagina 26

Monumenti funerari e urne cinerarie di marmo denotano l'ambiente di una città che fa parte di un impero cosmopolita. La conferma dalle nuove scoperte

Nell'immaginario collettivo l'archeologia è indissolubilmente legata allo scavo di tombe. In effetti, ricerche relative all'ultima dimora non si limitano a recuperare oggetti per riempire i musei, ma soprattutto costituiscono un settore d'indagine privilegiato per lo studio della società che ha prodotto quelle sepolture. Un esempio concreto può essere la Centuripe di età imperiale romana.
Chi visita la città alle falde dell'Etna, si trova davanti a un paio di monumenti, la "Dogana"e "Corradino": i nomi si devono all'erudizione del XVIII secolo; in realtà si tratta di grandiosi monumenti funerari di età imperiale romana.
L'edificio noto come "La Dogana" è un monumento funerario a torre. La parte oggi visibile è il piano superiore; l'esistenza del piano inferiore è stata accertata durante i lavori di restauro condotti negli anni '70. La tecnica edilizia, blocchetti di pietra fissati con malta e ricorsi di mattoni, consente una datazione abbastanza precisa, tra II e III secolo. Secondo l'uso dell'epoca, il monumento doveva sorgere lungo una via di accesso alla città, per essere visibile.
Anche l'altro edificio citato, "Corradino", è un monumento funerario a due piani. Ma è grande il doppio: veramente grandioso. Rimane il piano terra, sopra le fondazioni lasciate scoperte dall'erosione, rinforzate da un vecchio restauro e più o meno mascherate da un rampicante. A oltre due metri d'altezza è una cornice aggettante: quella era in origine la base, la "quota marciapiede"; da lì bisogna cominciare a guardare la muratura in blocchetti di pietra rinforzata da ricorsi di mattoni. I resti del piano superiore consentono di ricostruire una camera con un pronaos coperti da una volta a botte. Non è chiaro allo stato attuale se si tratta di una vera tomba o di un heroon, un monumento funerario dedicato a un personaggio illustre. Si erge su uno sperone che si affaccia sulla valle del Simeto: la sua facciata doveva essere la prima cosa che appariva a distanza a chi arrivava lungo la strada da Catania.
Ma, a chi appartenevano questi imponenti monumenti funerari? Non conosciamo i nomi dei titolari. Tuttavia è possibile dare una risposta. E' difficile trovare confronti in Sicilia; difficile pensare alla sepoltura di un ricco locale. Tra II e III secolo Centuripe si ricopre di sontuosi monumenti, che devono la loro esistenza alla presenza di una importante famiglia senatoria di origine locale; una famiglia che esprime diversi consoli. Il successo di una città spesso doveva molto al fatto di essere visibilmente una città romana; in un certo senso questo era il prodotto della volontà di élites locali di manifestare la loro lealtà all'Imperatore e allo Stato realizzando edifici pubblici in loro onore. Con le sue proprietà in Sicilia e in Africa, la famiglia doveva avere un ruolo nell'approvvigionamento di grano per Roma. Q. Pompeius Falco è uno dei personaggi più importanti nella Roma di Traiano e Adriano, titolare di importanti cariche ai quattro angoli dell'Impero, amico personale degli imperatori Adriano e Antonino Pio. Personaggi del genere potevano essere i titolari di monumenti funerari di quel livello.
Chi visita il Museo di Centuripe di solito rimane colpito dalle belle urne cinerarie di marmo di età imperiale romana, in numero insolitamente alto per una città siciliana. Si tratta di oggetti realizzati a Roma; viaggiavano come prodotti semilavorati e al momento dell'uso venivano completati con l'iscrizione con i dati del defunto. Di solito, queste urne venivano usate per ricchi schiavi e liberti di importanti famiglie, in tombe multiple che ospitavano diversi componenti della 'familia'. Sostanzialmente fanno pendant con i monumenti di prima: i titolari di queste urne, da vivi, costituivano la corte che ruotava attorno ai titolari di quei grandiosi monumenti funerari.
Se il visitatore del Museo è particolarmente attento all'epigrafia, noterà anche un paio di iscrizioni funerarie cristiane che a prima vista sembrano essere di datazione molto precoce, tra la fine del II e il III secolo. Altra cosa insolita. In quest'epoca in Sicilia comunità cristiane organizzate (e relative sepolture) sono presenti solo in città come Catania e Siracusa: nel contado appariranno solo più tardi; e nella Sicilia occidentale, ancora dopo. Ma appunto, tra II e III secolo la presenza di una importante famiglia senatoria (e dei personaggi che si muovono attorno a questa) sembra caratterizzare in maniera particolare l'ambiente di Centuripe: non contado, ma città che fa parte di un impero cosmopolita.
Diversi indizi facevano pensare che l'area del "Castellaccio" doveva essere stata abitata in epoca ellenistica e poi, in età imperiale, dopo una contrazione dell'abitato, era diventata sede di una necropoli, con tombe di una certa importanza che fiancheggiavano la strada che giungeva da Catania. Uno scavo recentissimo, frutto della collaborazione tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna, il Comune di Centuripe e l'associazione SiciliAntica, con la direzione scientifica di Giacomo Biondi, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha cominciato a mettere in luce ruderi di tombe monumentali di età imperiale (già depredate da ladri di antichità) che si sovrappongono ai resti di case di epoche precedenti. Un nuovo tassello si comincia ad aggiungere alla conoscenza della città; e l'impegno della società civile va in controtendenza rispetto a lunghi periodi di saccheggi: oggi l'interesse dei locali si comincia a indirizzare verso una volontà di conoscenza della propria storia.

domenica 14 novembre 2010

Cisterna (LT), il tempio fatto a pezzi

Cisterna (LT), il tempio fatto a pezzi
Fabio Isman
Il Messaggero 6/11/2010

Non è stato scavato dallo Stato, ma dai tombaroli che hanno venduto i reperti. Una storia emblematica, vicino a Latina

L'Italia violata dei tesori sepolti: a Cisterna, presso Latina, c'era un tempio magnifico del 500 e qualcosa avanti Cristo, «l'età di Tarquinio il Superbo; e l'officina che lo ha innalzato ha decorato dei santuari tra i più prestigiosi nell'Italia centrale e a Roma, come quello di Sant'Omobono nell'Urbe», dice l'archeologo Domenico Palombi, che insegna all'Università La Sapienza e dirige il museo di Cori. La città arcaica di Caprifico, vasta 37 ettari ai limiti delle paludi Pontine, non è mai stata ufficialmente scavata; la zona non è nemmeno vincolata: in parte già costruita, e in parte pronta ad esserlo. Eppure, si sa come era il tempio; che era importantissimo, ed ancora lo è; anzi, l'unico così antico, di cui è possibile ricostruire con esattezza tutto il tetto in terracotta decorata, senza dovere ricorrere ai pressapochismi o alle illazioni, tanto è stato trovato in ogni dettaglio completo. Lo sappiamo, perché il tempio, mai scavato dalle Soprintendenze, dallo Stato, dall'università, lo hanno ritrovato i tombaroli; e vari musei del mondo, con alcune collezioni private, ne hanno acquistato, o ricevuto, oltre 300 frammenti. «Tutto è accaduto ad inizio degli Anni 70», continua Palombi; e per fortuna, 220 di quei reperti sono ritornati: oggi li ha il museo di Cori, al centro di un autentico "caso" archeologico dalla portata mondiale. La storia, incredibile, inizia nel 1968. Quando, vicino a Cisterna, l'archeologa Paola Brandizzi Vittucci vede, in un casale, lastre con corse di cavalieri, e le prime antefisse in terracotta. Trovate durante i lavori nei campi. Lorenzo Quilici, il fratello del regista Folco, docente a Bologna, con la moglie Stefania che insegna a Napoli e con Francesca Melis, identificano l'abitato, che è rigoglioso dal IX al V secolo avanti Cristo. Nel '70, gli oggetti visti nel casale sono però dichiarati rubati; tuttavia, uno ricomparirà ad un'asta Sotheby's di Londra, proveniente da un antiquario svizzero. Finché, ad Oxford, per onorare la memoria d'uno studioso già consulente di Paul Getty, uno dei mercanti più famosi al mondo, Nikolas Koutoulakis, un greco cipriota che vive in Svizzera, regala all'Ashmolean Museum 100 di queste terrecotte. Koutoulakis è famoso: inquisito dalla giustizia a Roma, secondo Peter Watson è in contatto con il maggior "venditore nero", Robin Symes a Londra, e il "trafficante" Giacomo Medici già condannato a 8 anni in appello, il "re" degli scavi in Etruria e in Centro Italia. L'archeologa Ann Brown le studia; ne espone 21; svela che il British Museum ne ha 20, ed altre sono in collezioni private europee; le definisce analoghe a quelle di Caprifico, già descritte nel 1968. Da Oxford 12 pezzi arrivano in prestito a Cori; parte un'inchiesta; il museo inglese per evitare grane preferisce restituire 83 frammenti su 100, con un prestito di 10 anni; il nuovo direttore del museo di Basilea ne rispedisce altri 137 nel 2008: ma per sempre, pur senza rivelare come, e da chi, dal Lazio sono giunti fino in Svizzera: «Qualcuno ha trovato quel santuario», dice Palombi. Patricia Lulof, altra studiosa, ha ricostruito il tetto e i frontoni, le metope e le decorazioni; da Oxford, l'archivio di Ann Brown è finito ad Amsterdam: è pieno di rivelazioni; un'inchiesta, condotta a Roma dal Pm Pierluigi Cipolla, non porta a nulla. Palombi racconta: «Al centro di un frontone. c'era Minerva: il volto era a Basilea; raffigura, come a Sant'Omobono, la presentazione di Eracle all'Olimpo. Ora a Cori esistono gocciolatoi a testa di leone, antefisse dalla forma di testa femminile, sfingi». La ricostruzione mostra una teoria coloratissima (tale era) combattenti, cavalieri, bighe in corsa; processioni e motivi a greca; un frontone assai animato di figure, con al colmo le divinità. I pezzi sono piccolissimi; ma ormai è possibile assemblarli almeno in parte, e ne escono rilievi bellissimi, motivi a rilievo, scanalature e fiori stilizzati. «Solo qui», spiega Palombi, «esiste un angolo di tetto con tutte le congiunzioni e gli agganci», per cui la ricostruzione è comunque fedele, anche precisa: 2.500 anni dopo, torna visibile il tetto d'uno dei più importanti santuari, forse costruito dopo la conquista dei romani ancora sudditi di un re, l'ultimo dei sette. Ma il resto? «Venti pezzi ne ha il British; 21 sono rimasti a Oxford; altri ancora sono al Metropolitan di New York, o al Fogg museum di Cambridge, nel Massachusetts, oppure a Bonn. E in varie collezioni private: almeno sei o sette in tutto il mondo». Il bello è che, anche se le terrecotte non sono pregiate quanto i vasi attici o i marmi, nessuno di questi ha intenzione di restituire proprio nulla. Uno dei templi più maestosi e belli di quando Roma cominciava a crescere; mai scavato: sottratto dai "tombaroli" che l'hanno trovato (e lo Stato no); sminuzzato dal passaggio degli aratri nei campi; ora polverizzato di nuovo, e sparso in mezzo mondo; ma il Ministero non fa nulla, e nulla lo Stato. Ancor prima che un reato ed un delitto contro la proprietà (almeno dal 1909, quanto è sottoterra appartiene allo Stato), questo è un vero crimine contro l'intelligenza e la cultura. O no?

sabato 13 novembre 2010

Arco di Trionfo - Rheims

                                                              Arco di Trionfo - Rheims

venerdì 12 novembre 2010

E dagli scavi anti-crolli affiora un altare mai visto

E dagli scavi anti-crolli affiora un altare mai visto
CARLO ALBERTO BUCCI
VENERDÌ, 05 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Visita guidata all´area archeologica con il sottosegretario Giro e l´archeologo Carandini
Un piano in peperino su cui si innestavano colonne e la cella di un edificio sacro Forse era intitolato a Juppiter Invictus

La "no man´s land" del Palatino comincia ad animarsi di operai, studiosi, curiosi. Ed ecco che dalla domus dei Flavi - nel corso di scavi d´emergenza iniziati perché i corridoi (criptoportici) seminterrati minacciano crolli - è venuto alla luce un tempio sconosciuto. Un piano in peperino di 13 metri per 17 sul quale «si innestavano colonne e la cella di un edificio sacro di epoca, direi, tardo repubblicana e che, forse, risponde all´appello di uno dei due templi noti ma non identificati sul colle: quello di Juppiter invictus o, l´altro, di Luna noctiluca» racconta Andrea Carandini mentre si arrampica sui cumuli di terra, ossa di animali, frammenti di granito e serpentino, ossia i resti della dimora di Domiziano creata abbattendo il vecchio santuario.
L´archeologo della Sapienza ieri ha fatto un sopralluogo nell´area dello scavo eseguito dall´università d´intesa con la Soprintendenza e con commissario per l´area archeologica centrale. «Faremo in modo che sempre più zone del Palatino siano aperte al pubblico, a cominciare a dicembre dalla Casa delle Vestali», lo rassicura il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Poi via, verso la domus di Augusto. Ieri le stanze affrescate erano inaccessibili al pubblico. «Manca il personale, non tutti i giorni possiamo aprirle. E mancano i fondi per i restauri: abbiamo bisogno di nuovi stanziamenti» s´appella Maria Antonietta Tomei, l´archeologa responsabile di questi 33 ettari delle meraviglie. «Finisce il commissariamento ma il nostro impegno continua: fatemi richieste precise e i soldi si trovano» la rassicura Giro. E passati sotto volte crollate tenute su da strutture fatiscenti del secolo scorso, eccoci nell´altro lato della dimora di Augusto. «È il secondo peristilio della sua reggia - spiega Carandini - . Nel 36 a. C. un fulmine colpì il cantiere e Ottaviano capì che era un segno divino. Interrò le sale appena finite e ci costruì sopra la curia. Capite? si portava i senatori a casa, come Berlusconi a palazzo Grazioli», scherza l´archeologo. Anche qui servono i soldi per assicurare la tutela e per andare avanti con la ricerca. I lavori in corso sono una necessità e un´opportunità.
Una scala ed eccoci in cima al colle, sopra la domus di Tiberio. Alberi e recinzioni di cantiere coprono uno scavo. Iniziato due anni fa. E che ora mostra una nuova, imponente struttura. «È una fontana con al centro un piccolo tempio. E abbiamo trovato una "fistula" che portava acqua alle vasche. C´è sopra il nome dell´imperatore Claudio». L´iscrizione sul tubo in piombo (posta accanto a strutture di rinforzo) ci dice quindi che la fontana fu realizzata prima del 41-54 d.C. Siamo sottoterra, nei criproportici. «Qui, come a Pompei, l´emergenza è perpetua - chiosa Carandini indicando una volta che minaccia di venire giù - Si deve intervenire con costanza ma, ogni volta, aprire al pubblico per far ammirare un altro segmento di questa città ancora inesplorata che è il Palatino».

giovedì 11 novembre 2010

Combattimento di un Oplomachus e Thraex

                                              Combattimento di un Oplomachus e Thraex

mercoledì 10 novembre 2010

Gioiello di architettura antica riapre il Tempio di Venere e Roma

Gioiello di architettura antica riapre il Tempio di Venere e Roma
LAURA LARCAN
DOMENICA, 07 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Visite da giovedì a cura del ministero dei Beni culturali. Fu fatto erigere nel Foro dall´imperatore Adriano a cui è attribuito anche il progetto con la doppia cella

Fatto erigere dall´imperatore Adriano, cui è riconosciuta anche la paternità del progetto, è considerato dagli archeologi il tempio più grande di Roma, un unicum per le due celle addossate, una rivolta al Colosseo, quella dedicata a Venere, e l´altra rivolta verso il Foro Romano, dedicata a Roma, e oggi per metà inglobata dal convento della chiesa di Santa Francesca Romana. «Un´apertura possibile grazie al finanziamento ulteriore di 250mila euro dalla gestione commissariale dell´area archeologica», dichiara il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro.
«Col restauro abbiamo cercato di ricostituire un´immagine unitaria del tempio prima invisibile - racconta Claudia Del Monti, responsabile dei lavori - Per la parte di Venere, abbiamo restituito la grandiosità del tempio, ripristinando l´impianto della cella di circa 25 metri, con la pavimentazione in peperino, salvando alcuni punti originari e ridefinendo tutto il perimetro del colonnato». Gioiello del tutto sconosciuto è la cella del tempio di Roma, saggio di virtuosismo architettonico a partire dall´abside monumentale. Un picco di vertigine l´offrono poi le monumentali colonne di porfido intorno pavimento decorato con raffinate quadrature con cerchi policromi. Per l´apertura, in uscita anche una guida Electa.

lunedì 8 novembre 2010

Pompei: crolla la Domus dei Gladiatori. Napolitano ''E' una vergogna''

House of the Gladiators collapses in Pompeii

House of the Gladiators collapses in Pompeii

Video http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-11704720

Il colosso ancora innominato e altri segreti del Teatro Romano

Il colosso ancora innominato e altri segreti del Teatro Romano
Domenica 07 Novembre 2010 CULTURA Pagina 65 L'ARENA

MOSTRA. Reperti mai visti prima in un bell'allestimento: c'è la famosa sfinge in marmo turco

Al Museo Archeologico le sculture che erano parte dell'apparato decorativo nell'edificio monumentale

Il Teatro Romano, costruito negli ultimi decenni del I secolo a. C., era ornato da sculture e decorazioni in tufo, marmi di vari colori, bronzo talvolta dorato. Una ricchezza decorativa che ora si può immaginare grazie all'esposizione in corso per un anno al Museo Archeologico, intitolata «Sculture dal teatro», e curata dalla direttrice del Museo, Margherita Bolla. «Abbiamo lavorato mesi», dice, «per presentare nel modo migliore una serie di reperti di grande valore storico che però richiedono uno sforzo di interpretazione e di fantasia. È una mostra un po' complessa, che si avvale di un piccolo catalogo, che è anche una guida al Teatro Romano nel suo complesso».
L'esposizione inizia con dei pezzi eccezionali, mai presentati prima d'ora, come le zampe di una statua equestre probabilmente imperiale in bronzo dorato, a grandezza naturale, smembrata dopo il declino dell'edificio, ma in parte sfuggita alla rifusione, di cui restavano vittima quasi tutte le sculture. «Un pezzo di storia di Verona», sottolinea la direttrice. Accanto, si ammira un piede bronzeo nudo maschile, oggetto di grande interesse da parte dei viaggiatori inglesi che nel Settecento volevano acquistarlo.
Nelle altre vetrine del bell'allestimento di Eleonora Boar reperti scelti o per l' estetica o per l'importanza storica, tra cui minuti frammenti di un fregio che doveva appartenere all'edificio scenico. Comparivano anche satiri, sileni e baccanti, qui esposti, per i quali non sempre è agevole ipotizzare una funzione e una collocazione precise; alcuni fungevano da atlanti, sostenevano cioè altri elementi architettonici o costituivano pilastrini figurati. Di particolare raffinatezza alcuni satirelli su volute.
L'insieme doveva dare la sensazione di un'architettura animata, con effetti quasi barocchi.
La star della mostra è però una splendida sfinge, dalla vita travagliatissima, una delle sei in origine collocate nel Teatro; realizzata in marmo proveniente da cave situate nell'odierna Turchia, era usata forse come chiusura di una fila di sedili.
Al termine del breve ma interessantissimo percorso, una testa coronata di marmo di una statua colossale, risalente agli inizi del III secolo, di cui non si è identificato il «titolare».
http://clic.larena.it/GiornaleOnLine/Arena/stampa_articolo.php?id_articolo=1727648&pagina=65

Gathering Spot for Gladiators collapses in heart of Pompeii

Gathering Spot for Gladiators collapses in heart of Pompeii
Herald Tribune 8/11/2010

The 2,000-year-old "House of the Gladiators" in the ruins of ancient Pompeii collapsed over the weekend. The stone house — on the main street of the archaeological site and measuring about 80 square meters, or 860 square feet — collapsed just after dawn Saturday while Pompeii was closed to visitors, officials said. The structure was believed to be where gladiators gathered and trained before going to battle in a nearby amphitheater in Pompeii, which was destroyed by an eruption of Mount Vesuvius in 79

Gladiatoren-Haus in Pompeji beschädigt

Gladiatoren-Haus in Pompeji beschädigt
Frankfurter Allgemeine 8/11/2010

November. Heftige Regenfälle haben eine Mauer der antiken Gladiatoren Trainingsstätte in Pompeji zum Einsturz gebracht. Das Wasser habe die Mauer unterspült, sagte ein Sprecher des Kulturministeriums am Wochenende. Auch ein Teil des Daches stürzte demnach ein. In dem Gebäude hatten die Gladiatoren sich auf die Kämpfe in einem nahegelegenen Amphitheater vorbereitet. Pompeji wurde im Jahr 79 nach Christus unter der Vulkanasche des Vesuvs begraben.

Effondrement de la « caserne des gladiateurs »

Effondrement de la « caserne des gladiateurs »
Richard Heuzé
Le Figaro 8/11/2010

Le site de la ville de Pompéi a cédé sous l'assaut conjugué des pluies et de la négligence.

La « caserne des gladiateurs » n'existe plus. L'un des sites les plus emblématiques de Pompéi, en bordure du Grand Théatre, s'est effondré samedi à 6 heures du matin. Les fortes pluies des derniers jours ont sapé les fondations de ce grand édifice public construit au IIe siècle avant Jésus-Christ et transformé en caserne après le séisme de l'an 62 de notre ère, dix-sept ans avant la catastrophique éruption du Vésuve. Selon les premières constatations, des restaurations malhabiles faites à la Libération et la coulée de plaques de béton ont appesanti et fragilisé la structure sans que rien ne soit entrepris depuis pour conjurer un risque prévisible. La caserne des gladiateurs, qui comprenait une grande salle carrée de 8,50 mètres de côté, était décorée de dix victoires ailées portant des glaives et des boucliers, de trophées et de chars ainsi que de peintures murales rouges. «Nous devons tous ressentir ce qui s'est passé à Pompei comme une honte pour l'Italie. Qui en a la responsabilité doit s'en expliquer au plus vite et sans hypocrisie », a durement commenté le président de la République, Giorgio Napolitano.
Un état de désaffection préoccupant
L'entourage du leader de droite Gianfranco Fini et l'opposition de gauche ont exigé la démission du ministre des Biens culturels, Sandro Bondi. « Je l'aurais déjà donnée si je me sentais responsable », a commenté ce dernier, sur place. Le moss dernier, il avait déserté le Conseil des ministres qui avait adopté la loi de finances pour protester contre les coupes budgétaires dans son ministère. Pompéi, un site de 242 000 m' avec 17 000 m' de dessins muraux, connait depuis longtemps un état de désaffection préoccupant. Le Temple d'Apollon, la « Maison du faune », la « Maison du poète tragique » avec son inscription « cave canem » sont menacés sans qu'aucune mesure de protection ne soit engagée, faute de crédits.

Ancient House Collapses in Pompeii The 2,000 year old "House of the Gladiators" collapses, reigniting conservation concerns.

Ancient House Collapses in Pompeii

The 2,000 year old "House of the Gladiators" collapses, reigniting conservation concerns.

il video al seguente link Ancient House Collapses in Pompeii

Gladiatoren-Gebäude in Pompeji eingestürzt

Gladiatoren-Gebäude in Pompeji eingestürzt
dpa
Süddeutsche Zeitung 8/11/2010

Rom — Regenwasser hat ein Gladiatorengebäude in Pompeji ausgeknockt: Das Haus, in dem zu Zeiten des alten Roma die Gladiatoren trainierten, stürzte am frühen Samstag in sich zusammen, wie italienische Behörden mitteilten. Niemand wurde verletzt; das Gebäude war geschlossen. Eindringendes Wasser nach starken Regenfällen hat womöglich den Boden aufgeweicht und den Zusammenbruch von Teilen der Wände, der Fassade und des Daches bewirkt, wie Roberto Cecchi vom Kulturministerium berichtete. In dem 40 Quadratmeter großen Raum hatten Berufskämpfer trainiert, bevor sie sich dem Kampf in dem nahen Amphitheater stellten. Pompeji am Golf von Neapel wurde im Jahr 79 vor Christus durch einen Ausbruch des Vesuvs zerstört. Dabei kamen Tausende Menschen ums Leben. Die Stadt wurde unter einer sechs Meter hohen Ascheschicht begraben. In der Moderne wurde Pompeji zum beliebten Forschungsobjekt von Archäologen.

Pompeii protest. Government accused as house collapses

Pompeii protest. Government accused as house collapses
Financial Times 8/11/2010

Archaeologists, commentators and opposition politicians accused Italy's government of neglect and mismanagement on Sunday over the collapse of the 2,000-year-old House of the Gladiators In the ruins of ancient Pompeii, writes Reuters in Rome. Some commentators said the World Heritage site should be privatised because the government had shown it was incapable of protecting it. The stone house collapsed on Saturday while Pompeii was closed to visitors. The structure was believed to be where gladiators gathered and trained. La Repubblica newspapers called the collapse a 'world scandal' and blamed the government for putting unqualified people in charge and for cutting funds for Italy's cultural heritage.

dal Colosseo al Palatino tutti i tesori da proteggere

dal Colosseo al Palatino tutti i tesori da proteggere
Raffaella Troili
Messaggero 8/11/2010

Dal Colosseo al Palatino, il monte dei "cocci"
L'emergenza Roma: «investire di più nella prevenzione », dicono i responsabili

«L'area centrale di Roma è stata trattata solo con la grande attenzione dei funzionari. Ci vuole qualcosa di più». Il riconoscimento è del commissario straordinario Roberto Cecchi, che da un anno e mezzo si occupa dell'area archeologica romana, ha avviato 70 verifiche su emergenze segnalate dagli uomini che ha trovato, promosso un'ispezione più generale perché i crolli già avvenuti possono ripetersi». I fondi per la manutenzione ordinaria scarseggiano e Cecchi cita Kofi Annan. Era il '95 quando l'allora segretario generale delle Nazioni Unite disse: «Mentre i costi della prevenzione debbono essere pagati nel presente, i suoi benefici non sono visibili ma sono i disastri che non sono avvenuti. Ecco, questo vale per tutto». Invece guarda al Paese che ha il 60 per cento del patrimonio storico-artistico mondiale e vede che «solo lo 0,19 del bilancio dello Stato è destinato alla cultura. E' da sempre così. Ed è molto poco». In questo momento l'attenzione della Soprintendenza speciale si concentra sugli Acquedotti. «In alcuni punti va fatta molta attenzione, le condizioni di conservazione pongono riflessioni. Abbiamo appena appaltato un milione e mezzo di euro per una piccola parte dell'Acquedotto Claudio ma il problema resta aperto. Anche sulle Mura Aureliane è necessaria una costante verifica dello stato di conservazione». Rossella Rea è la direttrice del Colosseo e di solito sa mischiar bene diplomazia e spontaneità quando parla di emergenze archeologiche. Di solito, appunto. «Oggi mi associo alla rabbia del presidente della Repubblica. Vedere la Casa dei Gladiatori crollare è una vergogna, un delitto. Pompei, Domus Aurea, Mura Aureliane... la mancanza di fondi è generalizzata. Così è impossibile mantenere un patrimonio di tale portata». Una sfida, di questi tempi, raddoppiare l'offerta. Aprendo altri anelli al pubblico come ha fatto il Colosseo, dove solo nel maggio scorso è crollato un pezzo di intonaco. Due mesi prima, avevano ceduto le gallerie traianee, alla Domus Aurea, mentre al Palatino, negli Orti Farnesiani ogni tanto si apre una voragine. «L'impresa è titanica, la crisi sta fortemente compromettendo un settore trainante, servono soldi da parte dello Stato». Non c'è scelta. «Il Colosseo è un simbolo e va curato - continua l'archeologa della Soprintendenza speciale di Roma - Ora apriamo altri tre cantieri. Ma la capitale è piena di parchi archeologici, penso a Veio, alle tombe latine. Il grosso dei finanziamenti viene dai proventi del Colosseo, ci autofinanziamo, viviamo dei nostri introiti». E se l'Anfiteatro Flavio sarà oggetto di un progetto complessivo di restauro finanziato da sponsor privati, anche il soprintendente ai Beni culturali del Comune Umberto Broccoli pensa di continuare nella politica della pubblicità. «Il dirigente, il manager, se ha problemi con i finanziamenti non può limitarsi a piangere, ma deve trovare le risorse. Se la situazione è critica per tutti, deve provare ogni soluzione, non può declinare le responsabilità, altrimenti se ne va a casa. Detesto il dirigente prefica. Noi ci siamo inventati la pubblicità per mantenere le Mura Aureliane. Abbiamo restaurato Porta Pia a costo zero. Come? Con sette mesi di pubblicità sul cantiere. E' necessario si lavori a un piano organico di manutenzione, ma i rischi sono il nostro mestiere». Broccoli non fa sconti a nessuno, non c'è spazio per le velleità da studioso. Le sue parole suonano amare: «Chiaro: non aprirò mai uno scavo in più, cercherò di lavorare su quello che c'è. Gli scavi sono come dei bambini: qualunque cosa tiri fuori, la devi restaurare, se degna di nota mantenere e musealizzare. Non ce lo possiamo permettere. I magazzini traboccano di pezzi da analizzare. Gli archeologi se hanno velleità, vadano a frugare nei magazzini». Invita a vigilare sul Palatino, l'ex soprintendente ai Beni archeologici, Angelo Bottini. «E' l'area sulla quale bisogna continuare stare attenti. Insieme agli Acquedotti e al sistema delle Mura. Quei luoghi dove prevalgono manutenzione e gestione ordinaria, che sono poi i punti deboli del sistema, perché si sono indebolite le risorse umane ed economiche». Quei luoghi dove un'altra Pompei non è così inimmaginabile. «E' stata una perdita del patrimonio e della faccia davanti al mondo... Come facciamo a dire ai turisti che non siamo in grado di tenere su Pompei?».

Samnes



Il Samnes è il gladiatore tra più antico. Riferimento Ttito Livio, 9, 40.
La cui ultima iscrizione è datata in epoca neroniana.

domenica 7 novembre 2010

Le Mura Gianicolensi cadono a pezzi

Le Mura Gianicolensi cadono a pezzi
Cinzia Tralicci
Tempo - Roma 17/9/2010

Per tre giorni, da oggi a lunedì, Roma festeggerà i 140 anni come Capitale del Paese con celebrazioni istituzionali di caratura nazionale. Musei aperti, commemorazioni a Porta Pia con la Fanfara dei Bersaglieri, fuochi d'artificio e concerti bandistici. Da tre giorni invece un altro luogo simbolo della storia che accompagnò Roma fino a diventare la Capitale, sembra sbriciolarsi sotto i colpi dell'incuria e dell'abbandono. In un tratto delle antiche mura che cinturano il Gianicolo, dette Gianicolensi, proprio nell'area sottostante il monumento di Anita Garibaldi. La colpa non è del maltempo dato che la stagione delle piogge non è cominciata. Se può consolare va detto che il punto dove si sono staccati altri due pezzi di marmo è quasi lo stesso dove un anno e mezzo fa, nel gennaio del 2009, rovinarono in terra altre porzioni del cornicione. L'area venne recintata e la carreggiata ristretta al traffico. I vigili del fuoco che allora intervennero imputarono il primo crollo «alla vetustà del legante interposto, alla folta vegetazione di arbusti le cui radici avrebbero creato delle spinte espulsive nei confronti degli elementi di cornicione interposti nella muratura”. Così gli esperti all'epoca i quali aggiunsero che la situazione «piuttosto seria» avrebbe portato nel tempo a «un peggioramento statico delle Mura». Nemo profeta in patria. Infatti il distacco del travertino si è replicato poco pi in là. Probabilmente per quelle stesse ragioni. Roma, lo sanno anche i bambini, è quasi trimillenaria e le mura Serviane, Aureliane o Gianicolensi scandiscono il tempo che passa. Queste ultime realizzate dai papi Urbano VIII e Innocenzo X, che vanno da Porta Portese all'attuale piazza del Sant'Uffizio, sostituirono in pratica il tratto transtiberino di quelle Aureliane. Non antichissime, dunque, ma certamente datate per le quali occorre un piano di recupero e risanamento anche nel nome delle celebrazioni dell'Unità d'Italia. Protagoniste anche loro di un pezzo di storia di Roma prima e dopo il 1870.