Isole Egadi. Il sovrintendente Tusa: «risale alla prima guerra punica»
LA SICILIA, Domenica 12 Settembre 2010, pagina 37
Favignana.
Dopo 2.250 anni la I Guerra punica che si è combattuta il 10 marzo 241 avanti Cristo nel mare delle Egadi consente ancora di effettuare sorprendenti ritrovamenti.
L'ultimo è un rostro in bronzo individuato lo scorso 18 agosto grazie a un sonar utilizzato nel corso della campagna di indagini archeologiche subacquee e strumentali condotta questa estate, dall'1 agosto al 6 settembre scorsi, dalla Soprintendenza del Mare quando era ancora diretta da Sebastiano Tusa.
Il rostro, che è in perfette condizioni, era adagiato su un lato e semisepolto su un fondale sabbioso profondo circa 80 metri, a Nord Ovest dell'isola di Levanzo.
Il recupero è stato effettuato utilizzando le più moderne tecniche della ricerca archeologica subacquea alla quale ha collaborato anche la Fondazione statunitense «Rpm nautical», diretta da George Robb.
La Soprintendenza del Mare e la «Rmp nautical» non sono nuove a questo tipo di scoperte. Il 26 giugno 2008, dopo tre anni di ricerche nei fondali del «Banco dei Pesci», hanno portato alla luce il quinto rostro esistente al mondo il quale, dopo un attento esame si capì che somigliava a quello già esposto al museo Pepoli di Trapani. Era adagiato su un fondale profondo circa 70 metri e anche allora come oggi le operazioni di recupero vennero condotte con l'ausilio di un Rov oltre che con l'assistenza di mezzi nautici del Reparto aeronavale della Guardia di Finanza.
In precedenza, era il 15 giugno 2004, la Sezione archeologia del Comando Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma, coadiuvata dal Nucleo Tutela patrimonio culturale di Palermo aveva recuperato con 19 anfore intere e frammentarie di fattura greca, romana e punica e tre ceppi d'ancora romani in piombo un altro rostro in bronzo, poi consegnato in custodia giudiziale al direttore del servizio per i beni archeologici della Soprintendenza di Trapani che all'epoca era l'attuale neo soprintendente Sebastiano Tusa. Il rostro era unico nel suo genere, nel Mediterraneo se ne conosceva solo un altro rinvenuto vicino Atlit, in Israele e risultò appartenere a una nave romana che all'epoca della I Guerra punica combattè vittoriosamente contro la flotta cartaginese.
Il rostro è un oggetto da sfondamento che anticamente veniva montato sulla prua delle navi per affondare quelle nemiche nelle quali praticava delle falle che si rivelavano determinanti per sconfiggere gli avversari. Si inseriva nel punto di congiunzione tra la parte finale prodiera della chiglia e la parte più bassa del dritto di prua e nella parte anteriore presentava un possente fendente verticale rafforzato da fendenti laminari orizzontali.
Margherita Leggio
12/09/2010
LA SICILIA, Domenica 12 Settembre 2010, pagina 37
Favignana.
Dopo 2.250 anni la I Guerra punica che si è combattuta il 10 marzo 241 avanti Cristo nel mare delle Egadi consente ancora di effettuare sorprendenti ritrovamenti.
L'ultimo è un rostro in bronzo individuato lo scorso 18 agosto grazie a un sonar utilizzato nel corso della campagna di indagini archeologiche subacquee e strumentali condotta questa estate, dall'1 agosto al 6 settembre scorsi, dalla Soprintendenza del Mare quando era ancora diretta da Sebastiano Tusa.
Il rostro, che è in perfette condizioni, era adagiato su un lato e semisepolto su un fondale sabbioso profondo circa 80 metri, a Nord Ovest dell'isola di Levanzo.
Il recupero è stato effettuato utilizzando le più moderne tecniche della ricerca archeologica subacquea alla quale ha collaborato anche la Fondazione statunitense «Rpm nautical», diretta da George Robb.
La Soprintendenza del Mare e la «Rmp nautical» non sono nuove a questo tipo di scoperte. Il 26 giugno 2008, dopo tre anni di ricerche nei fondali del «Banco dei Pesci», hanno portato alla luce il quinto rostro esistente al mondo il quale, dopo un attento esame si capì che somigliava a quello già esposto al museo Pepoli di Trapani. Era adagiato su un fondale profondo circa 70 metri e anche allora come oggi le operazioni di recupero vennero condotte con l'ausilio di un Rov oltre che con l'assistenza di mezzi nautici del Reparto aeronavale della Guardia di Finanza.
In precedenza, era il 15 giugno 2004, la Sezione archeologia del Comando Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma, coadiuvata dal Nucleo Tutela patrimonio culturale di Palermo aveva recuperato con 19 anfore intere e frammentarie di fattura greca, romana e punica e tre ceppi d'ancora romani in piombo un altro rostro in bronzo, poi consegnato in custodia giudiziale al direttore del servizio per i beni archeologici della Soprintendenza di Trapani che all'epoca era l'attuale neo soprintendente Sebastiano Tusa. Il rostro era unico nel suo genere, nel Mediterraneo se ne conosceva solo un altro rinvenuto vicino Atlit, in Israele e risultò appartenere a una nave romana che all'epoca della I Guerra punica combattè vittoriosamente contro la flotta cartaginese.
Il rostro è un oggetto da sfondamento che anticamente veniva montato sulla prua delle navi per affondare quelle nemiche nelle quali praticava delle falle che si rivelavano determinanti per sconfiggere gli avversari. Si inseriva nel punto di congiunzione tra la parte finale prodiera della chiglia e la parte più bassa del dritto di prua e nella parte anteriore presentava un possente fendente verticale rafforzato da fendenti laminari orizzontali.
Margherita Leggio
12/09/2010