Le isole Eolie ci regalano un altro tesoro
Sicilia (25/07/2010) GAZZETTA DEL SUD
I relitti di quattro navi e i resti di una quinta con centinaia di anfore puniche, greco-italiche e romane
Peppe Paino
"Archeorete", la campagna di ricerche strumentali nei fondali eoliani, avviata l'anno scorso dalla Soprintendenza del Mare con la fondazione americana no profit "Aurora Trust", consegna ad un luogo che è Patrimonio dell'Umanità Unesco ben cinque relitti di epoca greco-romana, adagiati tra i 100 e i 150 metri di profondità. Si trovano nella parte orientale dell'isola, nello spazio di mare compreso tra Capo Milazzese e Basiluzzo. Due erano stati identificati lo scorso anno (Panarea I e Panarea II) dei quali uno già visitato con veicolo filoguidato dotato di telecamera circa un mese fa. Gli altri tre sono stati scoperti quest'anno.
Le ricerche sono state condotte sul campo da Timmy Gambin per l'Aurora Trust e da Stefano Zangara e Philippe Tisseyre per la Soprintendenza del Mare. La chiarezza delle immagini registrate con il sonar ha consentito di individuare i carichi di anfore. Incredibile come siano mantenuti ancora negli originali assetti, salvo per qualche parziale sconvolgimento dovuto al naufragio.
Dalla disposizione del carico di anfore – spiegano alla Soprintendenza del Mare – è possibile con chiarezza leggere la fisionomia dei relitti e le dimensioni originarie delle imbarcazioni che oscillano tra i 13 e i 15 metri di lunghezza e i 4 metri di larghezza, elevandosi dal fondo per circa 2 metri, al colmo del cumulo delle anfore.
Ed ancora, le immagini hanno permesso di identificare il carico del relitto più piccolo (Panarea II) costituito da anfore del tipo Dressel 21.22 generalmente adibite al trasporto di frutta secca, ma anche granaglie e pesce secco, in posizione pressoché omologa alla posizione normale della nave in navigazione.
Il carico del relitto più grande (Panarea I), visionato con il robot ROV durante la campagna di quest'anno è invece costituito da una gran quantità di anfore del tipo Dressel 2, databili fra il II e il I secolo a.C..
Il relitto Panarea III, identificato e visionato quest'anno, è di grande interesse perché il suo carico appare differenziato in base alla presenza di anfore di diversa tipologia ed origine e vasi di varia foggia impilati uno dentro l'altro. Si daterebbe al II-I secolo a.C..
Il relitto Panarea IV sembrerebbe datarsi al I secolo a.C. data la presenza di anfore del tipo Dressel 1 nel carico, mentre il relitto Panarea V appare parzialmente distrutto dalla reti a strascico.
I dati acquisiti, informa ancora la Soprintendenza del Mare, sono in fase di elaborazione e saranno verificati nei prossimi giorni con l'ausilio del ROV e con immersioni dirette da parte di subacquei specializzati altofondalisti, guidati dal ben noto fotografo e videoperatore Roberto Rinaldi. Le immagini presto si vedranno anche in tv, su "Pianeta Mare" e "Linea Blu". Le ricerche quest'anno hanno interessato anche le acque di Salina tra Lingua, Santa Marina, Capo Faro e Pollara. Isola dove dal 26 al 28 luglio, nell'ambito di "Archeorete" si terrà il primo corso di formazione per studenti delle scuole superiori, universitari e specialisti dell'archeologia sottomarina. Un corso voluto dal soprintendente, il prof. Sebastiano Tusa, «per far apprendere quelli che sono i rudimenti di una moderna ricerca archeologica subacquea».
Tornando alla scoperta dei relitti Tusa ieri pomeriggio è stato a Lipari con l'assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao, per presentare gli eccezionali risultati conseguiti: «Le Eolie – ha detto Tusa –, sono un luogo sacro per l'archeologia subacquea; non a caso qui c'era la stazione di archeologia subacquea per la Regione Siciliana. In questo senso, trova la mia più completa adesione la richiesta avanzata all'assessore Armao, dal direttore del museo Bernabò Brea, Michele Benfari, di realizzare una stanza all'interno di esso per consentire al pubblico di poter ammirare questi relitti se non interagire con essi. Oggi la tecnologia ci aiuta. Puntando delle telecamere e installando due grossi monitor nel museo si può creare qualcosa di particolare».
Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno ha chiesto proprio al soprintendente Tusa la rapida adozione di decisioni in merito alla valorizzazione dei resti dell'antico porto romano rinvenuti un paio di anni fa nel porto di Sottomonastero a Lipari.
Sicilia (25/07/2010) GAZZETTA DEL SUD
I relitti di quattro navi e i resti di una quinta con centinaia di anfore puniche, greco-italiche e romane
Peppe Paino
"Archeorete", la campagna di ricerche strumentali nei fondali eoliani, avviata l'anno scorso dalla Soprintendenza del Mare con la fondazione americana no profit "Aurora Trust", consegna ad un luogo che è Patrimonio dell'Umanità Unesco ben cinque relitti di epoca greco-romana, adagiati tra i 100 e i 150 metri di profondità. Si trovano nella parte orientale dell'isola, nello spazio di mare compreso tra Capo Milazzese e Basiluzzo. Due erano stati identificati lo scorso anno (Panarea I e Panarea II) dei quali uno già visitato con veicolo filoguidato dotato di telecamera circa un mese fa. Gli altri tre sono stati scoperti quest'anno.
Le ricerche sono state condotte sul campo da Timmy Gambin per l'Aurora Trust e da Stefano Zangara e Philippe Tisseyre per la Soprintendenza del Mare. La chiarezza delle immagini registrate con il sonar ha consentito di individuare i carichi di anfore. Incredibile come siano mantenuti ancora negli originali assetti, salvo per qualche parziale sconvolgimento dovuto al naufragio.
Dalla disposizione del carico di anfore – spiegano alla Soprintendenza del Mare – è possibile con chiarezza leggere la fisionomia dei relitti e le dimensioni originarie delle imbarcazioni che oscillano tra i 13 e i 15 metri di lunghezza e i 4 metri di larghezza, elevandosi dal fondo per circa 2 metri, al colmo del cumulo delle anfore.
Ed ancora, le immagini hanno permesso di identificare il carico del relitto più piccolo (Panarea II) costituito da anfore del tipo Dressel 21.22 generalmente adibite al trasporto di frutta secca, ma anche granaglie e pesce secco, in posizione pressoché omologa alla posizione normale della nave in navigazione.
Il carico del relitto più grande (Panarea I), visionato con il robot ROV durante la campagna di quest'anno è invece costituito da una gran quantità di anfore del tipo Dressel 2, databili fra il II e il I secolo a.C..
Il relitto Panarea III, identificato e visionato quest'anno, è di grande interesse perché il suo carico appare differenziato in base alla presenza di anfore di diversa tipologia ed origine e vasi di varia foggia impilati uno dentro l'altro. Si daterebbe al II-I secolo a.C..
Il relitto Panarea IV sembrerebbe datarsi al I secolo a.C. data la presenza di anfore del tipo Dressel 1 nel carico, mentre il relitto Panarea V appare parzialmente distrutto dalla reti a strascico.
I dati acquisiti, informa ancora la Soprintendenza del Mare, sono in fase di elaborazione e saranno verificati nei prossimi giorni con l'ausilio del ROV e con immersioni dirette da parte di subacquei specializzati altofondalisti, guidati dal ben noto fotografo e videoperatore Roberto Rinaldi. Le immagini presto si vedranno anche in tv, su "Pianeta Mare" e "Linea Blu". Le ricerche quest'anno hanno interessato anche le acque di Salina tra Lingua, Santa Marina, Capo Faro e Pollara. Isola dove dal 26 al 28 luglio, nell'ambito di "Archeorete" si terrà il primo corso di formazione per studenti delle scuole superiori, universitari e specialisti dell'archeologia sottomarina. Un corso voluto dal soprintendente, il prof. Sebastiano Tusa, «per far apprendere quelli che sono i rudimenti di una moderna ricerca archeologica subacquea».
Tornando alla scoperta dei relitti Tusa ieri pomeriggio è stato a Lipari con l'assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao, per presentare gli eccezionali risultati conseguiti: «Le Eolie – ha detto Tusa –, sono un luogo sacro per l'archeologia subacquea; non a caso qui c'era la stazione di archeologia subacquea per la Regione Siciliana. In questo senso, trova la mia più completa adesione la richiesta avanzata all'assessore Armao, dal direttore del museo Bernabò Brea, Michele Benfari, di realizzare una stanza all'interno di esso per consentire al pubblico di poter ammirare questi relitti se non interagire con essi. Oggi la tecnologia ci aiuta. Puntando delle telecamere e installando due grossi monitor nel museo si può creare qualcosa di particolare».
Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno ha chiesto proprio al soprintendente Tusa la rapida adozione di decisioni in merito alla valorizzazione dei resti dell'antico porto romano rinvenuti un paio di anni fa nel porto di Sottomonastero a Lipari.