Sos per una villa romana da salvare. Il complesso rischia di essere interrato fra i palazzi in costruzione dell’I-60
Ester Palma
Corriere della sera 24 lug 2010 Roma
Una grande villa romana con mosaici, una strada e una necropoli, un complesso ben conservato che rischia di finire sotto la più classica delle colate di cemento.
Succede fra l’Ardeatina e la Laurentina, dove i resti romani sono venuti alla luce durante i lavori di scavo di un grande complesso edilizio, l’I-60. L’idea iniziale era quella di preservare il complesso, per farne un’area di esposizione: «La valorizzazione ben studiata di aree archeologiche in questi contesti lega la città storica alle nuove periferie, creando una continuità culturale e un legame più intenso con il territorio, spogliando le aree cittadine periferiche dalla sensazione che queste siano solo anonimi dormitori e offrendo ai cittadini zone di socializzazione alternative agli inevitabili centri commerciali», avevano scritto gli archeologi nelle loro relazioni.
«È un luogo molto bello, grande e ben conservato— racconta Alessandro Lisci, il fotografo contattato dal locale comitato di cittadini per riprendere le immagini del sito —. Varrebbe la pena di renderlo visitabile per tutti».
Pare però che la Soprintendenza archeologica di Roma non abbia i fondi per salvare la villa e gli altri resti: il destino dell’eventuale piccolo parco archeologico sarebbe segnato. Tutto sarebbe ricoperto e di fatto perduto fra i palazzoni che stanno per nascere intorno. Ma i cittadini della zona non si rassegnano. Hanno dato vita a un coordinamento e chiedono di fare dell’area appena scoperta un sito archeologico. E sono decisi a non abbandonare la battaglia appena iniziata.
Ester Palma
Corriere della sera 24 lug 2010 Roma
Una grande villa romana con mosaici, una strada e una necropoli, un complesso ben conservato che rischia di finire sotto la più classica delle colate di cemento.
Succede fra l’Ardeatina e la Laurentina, dove i resti romani sono venuti alla luce durante i lavori di scavo di un grande complesso edilizio, l’I-60. L’idea iniziale era quella di preservare il complesso, per farne un’area di esposizione: «La valorizzazione ben studiata di aree archeologiche in questi contesti lega la città storica alle nuove periferie, creando una continuità culturale e un legame più intenso con il territorio, spogliando le aree cittadine periferiche dalla sensazione che queste siano solo anonimi dormitori e offrendo ai cittadini zone di socializzazione alternative agli inevitabili centri commerciali», avevano scritto gli archeologi nelle loro relazioni.
«È un luogo molto bello, grande e ben conservato— racconta Alessandro Lisci, il fotografo contattato dal locale comitato di cittadini per riprendere le immagini del sito —. Varrebbe la pena di renderlo visitabile per tutti».
Pare però che la Soprintendenza archeologica di Roma non abbia i fondi per salvare la villa e gli altri resti: il destino dell’eventuale piccolo parco archeologico sarebbe segnato. Tutto sarebbe ricoperto e di fatto perduto fra i palazzoni che stanno per nascere intorno. Ma i cittadini della zona non si rassegnano. Hanno dato vita a un coordinamento e chiedono di fare dell’area appena scoperta un sito archeologico. E sono decisi a non abbandonare la battaglia appena iniziata.