Dagli scavi spunta una fucina romana «Straordinaria».
Mentre il Montello lancia la viabilità sostenibile
Massimo Favaro
CORRIERE DEL VENETO 4 lug 2010 Vicenza
Scoperte archeologiche e riscoperte ambientali. Montebelluna, nel cuore dell’area pedemontana tra i fiumi Brenta e Piave, non è solo uno dei più importanti centri paleoveneti. Un recente ritrovamento avvalora infatti il suo sviluppo in epoca romana: la quinta campagna di scavi nella frazione di Posmon, conclusasi il 18 giugno scorso, ha portato alla luce un’antica fucina. «Gli ultimi scavi ci hanno riservato una sensazionale scoperta», esulta l’assessore alla Cultura Francesco Da Riva.
«Il rinvenimento è importante per la stretta connessione con un’area geografica che nei secoli ha mantenuto - ricorda Da Riva - la tradizione del lavoro del ferro». Gli scavi, avviati nel 2006, hanno visto coinvolti l’Università di Padova, il Comune di Montebelluna, la Soprintendenza regionale e archeologica e la Fondazione Cassamarca.
Nell’ultima campagna gli studiosi hanno riconosciuto la posizione originaria della forgia e del ceppo che sosteneva l’incudine, il deposito del carbone da legna, le tracce di un originario piano di lavoro del ferro, permettendo di chiarire la funzione del complesso, vero e proprio
Sstabilimento industriale ante litteram, in funzione tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. L’area, che venne costruita a sua volta al di sopra di una precedente necropoli, è destinata ad essere protetta da una copertura e trasformata in uno spazio espositivo. In attesa dei fondi necessari, i reperti saranno conservati nel museo cittadino di storia naturale e archeologia. «Speriamo ora di poter rendere quanto prima fruibile - sottolinea Da Riva - la scoperta a tutta la cittadinanza».
Le scoperte si susseguono a Montebelluna: la scorsa estate erano state individuate le fondamenta di una casa colonica del reticolato romano con un viottolo lastricato. Questo ritrovamento, ancora al vaglio della Sovrintenza, è avvenuto nella zona Campilonghi a sud del territorio comunale. Un’area destinata ad attività di cava e penalizzata inoltre per l’attraversamento della Superstrada Pedemontana. La natura rimane però uno dei caratteri distintivi della cittadina, dove sono presenti circa 550 mila metri quadri di parchi pubblici. «È uno dei nostri punti di forza», sottolinea il vicesindaco con delega all’Ambiente Franco Andolfato.
Il «polmone verde» del territorio comunale è però il Montello. Un passo fondamentale nella sua valorizzazione è la rete di percorsi segnalati, a piedi e in bicicletta. «Il Montello è la porta di ingresso nell’Alta Marca e in collaborazione con i cinque comuni dell’area intendiamo creare - spiega Giampietro Comolli, direttore dell’associazione Alta Marca - una continuità di percorsi che parlino dell’ambiente e della storia di questo territorio». Fondamentale sarà anche il turismo enogastronomico. «Nell’Alta Marca contiamo 18 mila partite Iva collegate al sistema gastronomico ed enologico, delle quali una forte concentrazione si trova sul Montello, che ha una particolare tradizione di connubio - aggiunge Comolli - tra la cucina rurale e la cucina del mare, essendo stato il primo territorio visitato dai veneziani».
Il Montello è, inoltre, una delle aree predilette dai cicloturisti trevigiani: dopo gli europei di Mountain Bike 2010, quest’arena naturale ospiterà, il prossimo anno, i campionati mondiali.
Per Montebelluna la bicicletta è una delle possibili soluzioni per una mobilità più sostenibile. La città è stata tra le prime del Veneto a lanciare un servizio di «bike sharing», mentre una nuova pista ciclopedonale si snoda lungo il Canale Brentella per circa sei chilometri. Un inedito percorso, insieme rurale e cittadino, che alla conclusione dei lavori permetterà di attraversare l’intera Montebelluna da Est ad Ovest.