Carico di anfore nel relitto romano
GAZZETTA DEL SUD - Sicilia (01/07/2010)
Utilizzato il Rov, robot dotato di telecamera. Le ricerche riprenderanno dal 15 luglio
Peppe Paino
Panarea
Il mare dell'arcipelago eoliano continua a meravigliare anche il mondo scientifico per i grandi tesori che conserva. La sorpresa ad oltre cento metri di profondità a sud-est Panarea: due relitti di epoca romana. Di uno di essi, o meglio del suo imponente carico di anfore intatte del tipo dressel 21-22, di fabbricazione laziale, sono state mostrate ieri, nella conferenza alla Soprintendenza del mare di Palermo, le nitide quanto suggestive immagini realizzate il 24 e 25 giugno grazie all'impiego del robot Rov che attraverso internet hanno già fatto il giro del mondo e che testimoniano la sensazionalità del rinvenimento.
«Le anfore adibite al trasporto di frutta secca (ma potrebbe trattarsi anche di garum o granaglie) - ha dichiarato il soprintendente del mare, prof.Sebastiano Tusa - si trovano disposte in posizione leggermente diversa da quella originale, un probabile indizio del fatto che la nave, scivolando si sia appoggiata su un fianco. Per conoscere con precisione la natura del carico - ha proseguito Tusa - si è effettuato il prelievo di un'anfora e si procederà ad accertamenti di natura tipologica e merceologica. A una prima analisi possiamo supporre che fosse una nave annonaria, al servizio di Roma e che navigasse lungo le rotte nautiche commerciali dell'epoca, quali, per citarne alcune, Lilibeo- Roma, Milazzo-Roma».
Le anfore, tuttavia, mantengono ancora la disposizione originaria dimostrando come l'affondamento sia avvenuto probabilmente per una turbolenza marina che ha fatto imbarcare acqua alla nave facendola scivolare lentamente sul fondo. Il ritrovamento grazie alla proficua attività di collaborazione avviata da alcuni anni fra la Soprintendenza del Mare, la fondazione statunitense Aurora Trust (nell'ambito del progetto ArcheoRete Eolie) e l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) del Ministero dell'Ambiente, che ha messo a disposizione la nave oceanografica Astrea.
Proprio con il progetto Archeorete, intrapreso nel 2009, si sono fatti sensibili passi in avanti nelle ricerche archeologiche subacquee perchè per la prima volta sono state utilizzate dotazioni tecnologiche di ultima generazione. «Grazie al Rov, strumento robotizzato, dotato di telecamere, fari illuminatori e propulsori ad elica - ha spiegato Tusa -, siamo riusciti, nonostante la profondità del fondale, a ottenere immagini estremamente nitide del relitto e del carico che trasportava».
L'intera sequenza della scoperta del relitto e del recupero dell'anfora sarà oggetto di una puntata del magazine televisivo "Pianeta mare" in onda su Rete 4. Le ricerche archeologiche in alto fondale nel mare di Panarea, invece, riprenderanno dal 15 luglio, nell'ambito di Archeorete 2010, per identificare con precisione il secondo relitto ed effettuare operazioni di scavo.
L'assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao nell'evidenziare l'importanza della scoperta ha annunciato la nascita del Museo del mare a Palermo e del Museo del mare antico a Gela. In tal senso sono state individuate le risorse. Ai due musei si aggiunge la proposta di inserire Mozia e Pantelleria nel patrimonio dell'Unesco e per quanto riguarda Mozia la proposta verrà istruita in gemellaggio con le isole Scilly, arcipelago della Cornovaglia in piena intesa col console del Regno Unito.
L'intento di Armao è di ridare alla Sicilia quella dimensione cosmopolita che nei secoli ha avuto «crocevia di popoli, culture, religioni. Aprire la regione alle più importanti istituzioni museali del ondo per usare la cultura come leva di sviluppo».
Di più si dovrebbe fare anche nelle Eolie. Isole che nonostante il grande patrimonio archeologico sommerso, un vero e proprio parco di relitti tra Filicudi, Panarea e Lipari e terrestre andrebbero maggiormente valorizzate. Quest'anno, ad esempio , grazie agli sforzi del direttore del Museo di Lipari, Michele Benfari è stata riaperta, dopo la chiusura dell'anno scorso la sezione museale di Filicudi Porto. E a Panarea, luogo dei recenti ritrovamenti, si trova un'altra sede del prestigioso "Bernabò Brea" che con maggiore attenzione potrebbe ritagliarsi un po' di spazio tra le effimere cronache mondane estive. Si attende, comunque, come annunciato ad aprile dal direttore generale del Dipartimento dei Beni culturali, Gesualdo Campo, l'istituzione del parco archeologico delle Isole Eolie con competenza anche sulle aree archeologiche di Milazzo e Patti.