lunedì 25 gennaio 2010

Vespasiano. Scoperta la villa dove nacque

Vespasiano. Scoperta la villa dove nacque
Alessandra Lancia
Il Messaggero 25/01/2010

CITTAREALE (Rieti) - La villa di Falacrinae per nascere, quando l'autunno sconsigliava alla madre incinta il rientro a Rieti, la villa di Cotilia per morire, di banale congestione. Corre sulla consolare Salaria la parabola umana di Tito Flavio Vespasiano, il provinciale che con le virt sabine della sobrietà e del pragmatismo non disgiunte da una certa ironia fu lui a mettere la tassa sugli orinatoi pubblici, e al figlio Tito che se ne schifò disse pecunia non olet - rilanci l'impero e con il Colosseo e il Tempio della Pace lasciò un segno indelebile nella Roma imperiale. Della villa di Cutilia, anzi di Aquae Cutilie come la località era nota durante l'Impero per la presenza di sorgenti sulfuree e minerali dalla proprietà curative, si sapeva quasi tutto, se ancora oggi non c'è reatino-medio che non sappia dove sta la villa di Vespasiano. Della villa di Falacrinae no, anche perché il primo problema era quello di individuare con esattezza dove fosse con esattezza quel vicus Falacrinae ad ottanta miglia da Roma dove il 17 novembre del 9 d.C. nacque quello che sarebbe poi diventato l'Imperatore Vespasiano. «Al 98% la villa in cui è nato Vespasiano è quella che abbiamo rinvenuto durante la campagna di scavi di questa estate nella zona del cimitero di Cittareale, in località San Lorenzo», dice il professor Filippo Coarelli, l'archeologo italiano che ha curato tutte le mostre in corso a Roma, Rieti e Cittareale sul Divus Vespàsianus nel bimillenario della nascita. «Ce lo fa pensare la ricchezza degli anodi che abbiamo rinvenuto, in particolare dei pavimenti, ornati con marmi prcivenienti da tutto il Mediterraneo che non possono essere arrivati quass per caso. E ce lo suggerisce la logica: la famiglia di Vespasiano aveva molte ville, e quella di Falacrinae, sicurameiste la pi lontana da Roma, era utilizzata nel periodo estivo perché più fresca. E' plausibile che quassù abbia trascorso l'estate della gravidanza la madre Polla e che poi, con l'approssimarsi dell'autunno, piuttosto che affrontare il viaggio di ritomo a Rieti, sia rimasta qui per partorire». Dunque, se c'è un aspetto su cui il professor Coarelli insiste non è tanto sul fatto che la villa riaffiorata a Cittareale sia quella di Vespasiano «Questo mi sembra estremamente probabile» , ma semmai che fosse solo una delle tante ville possedute dai Flavi, quella della zona di origine della famiglia.. Una zona le cui pietre hanno finalmente preso a parlare dal 2004, da quando cioè dalla cantina di un contadino del paese non è saltata fuori quella che oggi è nota tra gli studiosi come la pietra di Cittareale, un piccolo blocco leggermente svasato su due facciate del quale si legge un'iscrizione in versi che onorano un personaggio locale che ebbe un ruolo nelle guerre sociali vinte dai Romani sugli itàlici e il cui episodio scaten ante siamo nel 90 a. c. fu l'assedio di Ascoli. Il luogo di ritrovamento della pietra richiama l'attenzione del professor Coarelli su Pallottini, località a due chilometri dalla modema Cittareale. Qui, nel luglio 2005, durante una prima campagna di scavo condotta dalla British School at Rome e dall'Università di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, vengono alla luce le sepolture di una necropoli tardo antica. Sempre a Pallottini e sempre nel 2005 vengono alla luce i resti di un edificio ampio circa 750 mq che doveva avere un uso pubblico, benché esterno al vero e proprio Vicus Falacrinae rinvenuto invece mezzo miglio più lontano, in località Vezzano. Ma è nell'estate 2007 e 2008 che si comincia a lavorare sulla villa di San Lorenzo, con diversi saggi di scavi tutt'intorno all'attuale cimitero di Cittareale. Una grande villa a 820 metri di altitudine, affacciata sulla vallata circostante e proprio sul percorso della via Salaria, il cui utilizzo abbraccia più secoli, dal primo avanti Cristo al quarto sec. dopo, per poi essere completamente abbandonata a causa di un evento distmttivo presumibilmente tra la fine del quarto e gli inizi del quinto secolo. C'è ancora molto da indagare e da capire, ma c'è già programmata una campagna di scavi per la prossima estate. «Adesso abbiamo ricoperto tutto sotto un buon metro di terra: questo dovrebbe tenere lontani i malintenzionati anche se qualche marino del pavimento ha già preso il volo prima che la vigilanza fosse più serrata». Non è l'unico impegno che attende il professor Coarelli, impegnatissimo sul fronte romano dei convegni e delle mostre sui Flavi e l'Impero. Altre manifestazioni sono in programma, da qui a tutto il 20l0 ancora a Rieti e nella piccola Cittareale. Che per essere così remota non vuole per essere l'ultima nel ricordare il suo imperatore: ricoperti gli scavi restano invece ordinati e ben in mostra i tanti, preziosi reperti riaffiorati in questi ultimi cin que anni nel bel museo civico che il Comune e la Provincia hanno aperto nel luglio scorso nella settecentesca casa parrocchiale. Sono una bella scoperta anche i 1611 biglietti di ingresso staccati fin qui. Non meno utile la mostra sui flavi allestita nella vicina chiesa-auditorium, pure quella fresca di restauro. Per guida non c'è che da chiamare in Municipio: arriva personalmente il sindaco, Pierluigi Feliciangeli, preparatissimo e davvero motivato. Una vera fortuna per Cittareale, tomata a rinascere sulla scia del suo imperatore.