Costantino imperatore
da Zosimo, Storia nuova, Libro II,29:
Tornata la Romana signoria in mano del solo Costantino egli non più studiavasi celare quella malizia in retaggio avuta dalla natura, e tolto il freno alla cupidigia del suo animo tutto adoperatasi per gingnere all’assegni mento d’un assolato dispotismo.
Ricorrea dunque ai paterni riti non tanto colla volontà di onorarli, quanto da necessità costretto, prestando fede agli indovini, se eranvene di esperti, siccome a coloro, i quali predetto aveangli il vero intorno alle sue felici imprese.
Calcato poscia il suolo di Roma, fattosi arrogantissimo, dalla stessa propria famiglia opinò dar principio alla empietà sua, morendo, senza riguardo veruno, il figlio Crispo, eletto cesare, in ordine al narrato, e cadutogli in sospetto di avere famigliaritadi colla matrigna Fausta; se non che a malincuore comportando sua madre Elena la uccisione del giovine, mostrandosene addoloratissima, quasi a consolarla riparò ad un male con altro peggiore, ordinato avendo lo scaldare oltre misura una stufa, e rinserratavi Fausta di là trassela morta.
Rimordendogli poi de’ commessi delitti e della spregiata santità de’ giuramenti la coscienza presentatosi ai flamini addimandavane la espiazione. Rispostogli da costoro non avervene alcuna per lavare così turpi nefandigie.
un Egizio di nome ed originario della Spagna, trasferitosi a Roma e stretta colle palatine donnicciole amicizia, per mezzo di esse ottenne licenza di presentarsi all’imperatore, e seco lui ragionando chiarirlo come la religione de’ cristiani avesse facoltà di cancellare qualunque misfatto, promettendo ai colpevoli che abbracciandola ne verrebbon tosto assoluti.
Costantino, uditone piacevolmente il discorso, ponendo in non cale i paterni riti, e gustate le speranze offertegli da Egizio, diede principio alla sua empietà coll’avere in sospetto la divinazione.