mercoledì 2 settembre 2020

antichi culti persistenti

 Paradossalmente, nel mondo nuovo essa sopravvisse a se stessa nei suoi caratteri più latini; i più umili e più materiali come i più astratti.

È appassionante ritrovare nelle feste e nelle usanze cristiane il calendario e perfino le tradizioni pagane: non soltanto i nomi divini, persistenti, dei mesi e dei giorni della settimana, ma anche le date solari di Natale e dell’Epifania, con in mezzo la trasposizione dei Saturnali; gli Ambarvalia, i Robigalia e forse gli Amburbia nella processione delle Rogazioni, nelle litanie maggiori della festa di san Marco, nella festa della Purificazione: i ricordi incoscienti dei culti della casa e del focolare nei gesti rustici di ieri; le pratiche degli onori d’oltretomba, fiori, palme e corone; talvolta, nelle campagne, anche quella dei pasti funebri, certo interamente desacralizzati, ma praticati ancora con ingenua docilità sulle loro tombe dai cristiani dell’Africa alla fine del quarto secolo; forse perfino le libae dei Liberalia nelle “frittelle” di san Giuseppe in Italia... Senza parlare dei particolari delle leggende dei santi, né di tutto ciò che conservano del paganesimo (talvolta con sfumature provinciali antiche) la scultura medioevale e il folclore. Dopo gli studi di F. Dalger, la ricerca di queste sopravvivenze, che dànno una misura della prolungata eco e, più spesso, della popolarità o della profonda infiltrazione degli antichi culti, è sempre feconda. 

Jan Bayet, la religione romana