mercoledì 19 gennaio 2011

«Salviamo le navi pisane» Intanto sono salite a 2.300 le firme raccolte dal Tirreno

«Salviamo le navi pisane» Intanto sono salite a 2.300 le firme raccolte dal Tirreno
SABATO, 15 GENNAIO 2011 IL TIRRENO - Pisa

Il consiglio comunale all’unanimità approva un appello per la salvaguardia del sito

PISA. Il consiglio comunale di Pisa ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per la salvaguardia del sito archeologico delle navi antiche, esprimendo forte preoccupazione per il suo futuro. Marco Bani, consigliere comunale Pd e presentatore del documento, afferma che «mentre Pompei è drammaticamente ritornata nel dimenticatoio, un altro grande tesoro sta lentamente sparendo. Una perdita incolmabile per il patrimonio culturale pisano e mondiale».
Tutto ciò mentre la sottoscrizione proposta dal Tirreno e dagli Amici dei musei e dei monumenti pisani per il riconoscimento del Cantiere delle meraviglie come sito dell’Unesco, è arrivata a 2.300 firme.
Nel documento approvato dal consiglio comunale viene riconosciuto il valore scientifico e culturale del luogo: 30 imbarcazioni di epoca romana di cui 10 quasi integre, e con tutto il carico perfettamente conservato, persino le corde, le reti, gli oggetti personali dei marinai. Dal 1998, anno di scoperta dei primi reperti, lo Stato ha stanziato circa 15 milioni di euro complessivamente tra finanziamento agli scavi e al Museo, ma sono ancora molti gli investimenti da fare.
I reperti già scavati necessitano di una manutenzione costante e molto costosa, possibile grazie all’annesso Centro di restauro del legno bagnato, dove si studia e conserva tutto quel che viene alla luce. Ma senza fondi anche questo centro di eccellenza è destinato a affondare. Attualmente non è possibile visitare il sito e i laboratori per mancanza di personale e risorse, privando tutti della possibilità di conoscere meglio questo tesoro.
Il documento fa appello al Governo, al Ministro per i Beni e le attività culturali, al Parlamento ed a tutti i parlamentari toscani affinché venga garantito un flusso di investimenti e di fondi costante, che possa garantire una gestione ordinaria del sito archeologico e del Cantiere secondo gli impegni presi negli anni precedenti, e la possibilità di trovare una forma giuridica consona che possa portare a un parziale autosostentamento del Sistema Sito-Cantiere-Navi, attraverso l’offerta di diverse tipologie di servizi.
Marco Bani conclude: «Anche le realtà locali possono fare molto. Gli enti istituzionali che insistono sul territorio possono collaborare e fare sistema per trovare nuove forme di finanziamento e di promozione del sito archeologico, in modo da evitare l’affondamento in modo definitivo e irreparabile di una delle eccellenze culturali presenti nella nostra città, scongiurando un nuovo disastro culturale sull’esempio di quanto è successo a Pompei».