Divus Vespasianus. Il bimillenario dei Flavi.
Electa - Mondadori, 2009.
"Ritornato in città con una fama tale e tanto grande, (...) per tutta la durata del suo impero non ritenne nulla più importante del consolidare lo Stato, quasi umiliato e vacillante, e poi di abbellirlo. Realizzò anche nuove opere: il tempio della Pace, vicino al Foro, e quello del Divino Claudio sul Celio, iniziato da Agrippina (...) inoltre l'Anfiteatro al centro della città, avendo appreso che Augusto aveva concepito questo progetto. (De Vita Caesarum, Svetonio). Queste le parole usate da Svetonio per raccontare il regno di Vespasiano, di cui pochi conoscono il new-deal segnato dal suo avvento al potere. Vespasiano ha cambiato il volto dell'impero romano dal punto di vista istituzionale ed economico, oltre ad aver dato un nuovo impulso all'estensione dei confini. Schiacciato tra la fama di Nerone, dispotico personaggio di cui si sono impossessati il cinema e la letteratura, e la grandezza di Adriano, magnificata dalle Mémoires di Marguerite Yourcenar, Tito Flavio Vespasiano ha, con accortezza e decisionismo, saputo cambiare le regole della governance fino ad allora nelle mani dell'aristocrazia romana. Nato a Falacrinae in Sabina, un vicus del territorio di Rieti, esattamente il 17 novembre del 9 d.C., Vespasiano è ricordato come uomo semplice e dotato di un notevole senso dell'umorismo. Proprio le sue modeste origini - sebbene il padre fosse un banchiere, per di più con sede in Svizzera - sono la vera rivoluzione. La sua ascesa rappresentò un evento traumatico e del tutto imprevisto, poiché alla dinastia giulio-claudia, appartenente alla più alta nobiltà repubblicana, si sostituiva una modesta famiglia del ceto equestre, di origini sabine (quindi provinciale). Insomma: la sua famiglia era decisamente priva di tradizioni aristocratiche. Vespasiano era quello che oggi si definirebbe un self made man. Quando arrivò alla massima carica dello Stato aveva già 60 anni. Dopo una lunga e onorata carriera al servizio degli imperatori giulio-claudii nell'ambito dell'amministrazione provinciale e dell'esercito, al momento della morte di Nerone - avvenuta nel 68 d.C. - Vespasiano si trova in Medio Oriente al comando dell'esercito incaricato di reprimere la grande rivolta giudaica, iniziata nel 66 d.C. e che culminerà con la distruzione del tempio di Gerusalemme, fruttando un ricco bottino come rappresentato sull'Arco di Tito, nel Foro. La scomparsa violenta in un solo anno, il 69 d.C., degli imperatori Galba e Otone, e l'eliminazione di un terzo, Vitellio, da parte dello stesso Vespasiano, gli aprono la via al potere e nel 70 si insedia a Roma. Acclamato imperatore dall'esercito ad Alessandria, la sua nomina determina un deciso ridimensionamento del potere gestito dall'aristocrazia senatoria di Roma. La grande mostra al Colosseo, cui si aggiungono due ulteriori sedi espositive - alla Curia, nel Foro, riaperta al pubblico per quest'occasione, e al Criptoportico neroniano, sul Palatino - viene completata da un percorso che guida il visitatore alla scoperta dei monumenti flavi: dall'Arco di Tito alla Domus Flavia, dal Tempio del Divo Vespasiano al Tempio della Pace.