mercoledì 12 gennaio 2011

Già mille firme per salvare le Navi romane

Già mille firme per salvare le Navi romane
MARCO BARABOTTI
GIOVEDÌ, 16 DICEMBRE 2010 IL TIRRENO - Pisa

La campagna per il cantiere. L’ex soprintendente Bottini ricorda che fu D’Alema a convincere le Ferrovie a trasferirsi

Anche Enrico Letta sottoscrive la petizione per promuovere il sito all’Unesco

PISA. Ieri sera alle 20 siamo arrivati a quasi mille firme al nostro sito Internet www.iltirreno.it, per inserire gli scavi delle Antiche Navi di Pisa e il museo come sito dell’Unesco. Tra i nuovi firmatari spiccano i nomi dei deputati Enrico Letta ed Ermete Realacci del Pd.
Ha firmato anche l’ex comandante del nucleo carabinieri del patrimonio artistico, generale Roberto Conforti, oggi presidente della società italiana tutela del patrimonio dei Beni culturali.
Ieri abbiamo parlato con l’ex soprintendente ai beni archeologici della Toscana, Angelo Bottini, che si occupò del Cantiere delle Meravaglie fino ai primi anni Duemila. «È meglio chiarire a scanso di equivoci - ci ha detto Bottini, che recentemente ha curato una mostra archeologica al Quirinale - che quando aprì il cantiere nel 1998, fu in conseguenza degli scavi ad opera delle Ferrovie dello Stato che dovevano costruire lì, a fianco della stazione di San Rossore, il loro centro direzionale. Non era quindi un cantiere voluto dalla soprintendenza che allora io dirigevo. Era uno scavo di emergenza fatto in assoluta non conoscenza dei tesori che poi sarebbero venuti alla luce. Quando ci si rese conto della quantità delle imbarcazioni e del loro buon stato di conservazione considerando che sono passati due millenni e anche oltre, non fu facile convincere le Ferrovie, che pure avevano finanziato gli scavi archeologici, a cercare una soluzione alternativa al loro progetto. Se non ricordo male fu l’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, vista l’eccezionale importanza archeologica di quell’area, a convincere le Ferrovie, nel 1999, a cambiare sito, tant’è che il centro direzionale venne spostato vicino alla stazione di Pisa centrale».
«Successivamente - dice ancora Bottini -, nel 2001, posi all’amministrazione centrale un invito di sistema. Le soluzioni erano due: procedere a uno scavo in grande per recuperare le decine di navi rinvenute nel fango o interrare gran parte dell’area così le imbarcazioni non si sarebbero danneggiate, facendo invece il massimo sforzo in un’area ridotta. Il ministero decise per la prima soluzione. Era un progetto di grande respiro, molto oneroso. Fino a che il Cantiere di Pisa San Rossore è stato sulla cresta dell’onda, si è andati avanti bene. Poi, quando è scemato il senso di eccezionalità dell’evento, sono cominciati a sorgere i problemi. Io sono uscito di scena da sei anni, non sono più venuto a Pisa, ma mi dicono che non si scava più da diversi mesi e che c’è il rischio di un collasso. Peccato».
L’altro progetto che rischia di arenarsi è quello del Centro di restauro di caratura mondiale. È infatti in condizioni di degrado anche il centro di restauro del legno bagnato, che resta un tour, a parte le vicissitudini degli allagamenti, di grandissimo interesse storico e archeologico che consente, in poco più di un’ora, di visitare gli scavi e i laboratori dove vengono sperimentate le tecniche di restauro e conservazione, uniche al mondo.