mercoledì 31 marzo 2021
lunedì 29 marzo 2021
sabato 27 marzo 2021
giovedì 25 marzo 2021
mercoledì 24 marzo 2021
domenica 21 marzo 2021
sabato 20 marzo 2021
venerdì 19 marzo 2021
giovedì 18 marzo 2021
pestilenza primordiale
Amm. Marc., XXIII, 6, 24
Qua per duces Veri Caesaris, ut ante rettulimus, expulsata, avulsum sedibus simulacrum Comei Apollinis perlatumque Romam in aede Apollinis Palatini deorum antistites collocarunt. fertur autem quod post direptum hoc idem figmentum incensa civitate milites fanum scrutantes invenere foramen angustum, quo reserato, ut pretiosum aliquid invenirent, ex adyto quodam concluso a Chaldaeorum arcanis labes primordialis exiluit, quae insanabilium vi concepta morborum eiusdem Veri Marcique Antonini temporibus ab ipsis Persarum finibus ad usque Rhenum et Gallias cuncta contagiis polluebat et mortibus.
Dopo che Seleucia fu espugnata dai generali di Vero Cesare, la statua di Apollo Comeo (altri fornti scrivono Cumeo) venne tolta dalla sua sede e portata a Roma e i sacerdoti la collocarono nel tempio di Apollo Palatino. Si narra che dopo il rapimento di questa statua, mentre la città era in fiamme, alcuni soldati, che rovistavano nel tempio trovarono un foro angusto e apertolo, sperando di trovare qualcosa di prezioso, da un recesso chiuso con formule magiche dei Caldei, balzò fuori una pestilenza primordiale che, prodotta dalla violenza di insanabili malattie, all’epoca dello stesso Vero e di Marco Antonino contaminò con contagi e morti tutto l’impero dagli stessi confini della Persia fino alla Gallia e al Reno.
mercoledì 17 marzo 2021
martedì 16 marzo 2021
Palmira - intorno al 385 d. C
Prologo
Palmira, intorno al 385 d. C.
«Non esiste crimine per chi ha Cristo».
Scenute d’Atripe, santo
I distruttori venivano dal deserto, e Palmira era la loro meta. Da anni
bande di fanatici barbuti vestiti di nero e dediti al saccheggio, armati con poco
più che pietre, sbarre di ferro e un inflessibile senso di rettitudine morale,
stavano terrorizzando i territori orientali dell’Impero romano.
I loro attacchi erano primitivi, teppistici e molto efficaci. Questi uomini
si muovevano in branchi — che di lì a poco
sarebbero diventati sciami composti da cinquecento individui — e
dove arrivavano portavano devastazione. I loro obiettivi erano i templi e i
loro attacchi potevano essere straordinariamente rapidi. Grandi colonne di
pietra che avevano resistito per secoli crollavano in un pomeriggio; volti di
statue vecchie di mezzo millennio venivano mutilati in un battito di ciglia;
templi che avevano visto nascere l’impero cadevano in un solo giorno.
Si trattava di un’operazione brutale, priva di qualunque rispetto. I
fanatici scoppiavano a ridere mentre spaccavano quelle statue “idolatre” e
“malvagie”; i fedeli si prendevano gioco di quei resti mentre demolivano i
templi, sfasciavano i tetti, deturpavano le statue e intonavano canti che
avrebbero immortalato quei momenti gloriosi. «Quegli oggetti sacrileghi»,
cantavano i pellegrini orgogliosi, «quei demoni e idoli.., il nostro buon
Salvatore li ha calpestati». Raramente il fanatismo produce buona
poesia.
Catherine Nixey
Nel nome della Croce
La distruzione cristiana del mondo classico
Bollati Boringhieri, Torino, 2018