Gemònie, o scala dei sospiri, era una scalinata che scendeva al Tevere, dal Campidoglio. Da essa si gettavano nel fiume i cadaveri dei giustiziati in carcere, trascinandoli con uncini.
Gèrmalo, così era chiamato in Roma antica la parte N.-O. del Palatino, donde i due gemelli Romolo e Remo, secondo la tradizione, sarebbero stati gettati nel Tevere e poi allattati dalla lupa.
domenica 30 giugno 2013
sabato 22 giugno 2013
Archeologia Una nuova scoperta sotto Montegiovi
Archeologia. Una nuova scoperta sotto Montegiovi
DOMENICA, 18 NOVEMBRE 2012, IL TIRRENO, Grosseto
DOMENICA, 18 NOVEMBRE 2012, IL TIRRENO, Grosseto
Due appassionati amiatini di archeologia, ma soprattutto esploratori del territorio – Gianni Cannavale e Franco Martinelli di Castel del Piano –hanno indivisuato un insediamento romano nella valle dell’Ente, ai piedi di Montegiovi, in una zona a ridosso della confluenza fra il torrente Zancona e il torrente Ente. «È una novità, perché il sito non è conosciuto e ho provveduto a segnalarlo alla soprintendenza di Firenze con formale comunicazione. La scoperta è stata effettuata da me e da Franco Martinelli». Ma cosa è stato ritrovato? «Si tratta in pratica – spiega Cannavale – di una costruzione semicircolare in pietra, del diametro di una decina di metri, che spunta sulla sommità di un poggetto. È evidente l’azione dell’uomo, specie per ciò che riguarda il terreno rialzato in modo artefatto. Sul posto affiorano blocchi lavorati e squadrati di peperino. Nell’area erano state segnalate, in passato, delle tombe romane a cassetta, delle quali, però, si è persa ogni sorta di indicazione, raccontano Cannavale e Martinelli, che aggiungono: «La scoperta, con le dovute cautele mancando un’opera adeguata di scavo, potrebbe essere riconducibile a un insediamento rurale dell’età imperiale romana. È emblematico notare come tale scoperta si possa interfacciare con l’insediamento comunemente denominato “Villa del Noceto” e con l’iscrizione romana, presente a Montelaterone, relativa al dio Giove». I due ricercatori fanno riferimento, dunque, al Noceto, una delle zone più fertili e ricche di acqua del comune di Castel del Piano dove alcuni anni fa furono rintracciati segni di opus reticulatum, seguendo i quali fu dimostrato che nel sito sorgeva una villa romana e si tenevano culti pagani alla dea Flora che ha dato, poi, il nome alla località e alla chiesa medievale che qui sorgeva. Ma segni e tracce di antropizzazione romana ed etrusca interessano tutta la montagna amiatina: dai toponimi Seggiano (Seius), Montegiovi (Mons Iovis), Montelaterone, dove è nota la targa votiva a Giove. «Questo ritrovamento accresce l’interesse per la zona – dice Cannavale – considerando che poco o nulla è finora emerso e che il versante Grossetano dell’Amiata non è mai stato oggetto di attenti studi e ricerche anche sul campo. Sporadici, infatti, sono i ritrovamenti di tombe, mentre è risaputo che, durante i lavori agricoli, sono state rinvenute varie tipologie di inumazioni che sono state, però, sempre taciute. Ritengo che questo modo di fare arrechi un forte danno non solo alla ricerca storica e archeologica, ma anche al turismo che, in qualche modo, potrebbe essere incentivato da ritrovamenti di una certa importanza. Per ora è stata data comunicazione alla soprintendenza e si spera di riuscire a far sfociare la segnalazione in una ricerca più approfondita e avvalorata anche con una campagna di scavi». (f.b.)
martedì 18 giugno 2013
domenica 16 giugno 2013
Giuturna, Iuturna
Giuturna, Iuturna , ninfa delle fonti, presso i Romani; in suo onore si celebrava l’11 gennaio una festa detta Giuturnali. Si diceva che fosse sorella di Saturno, e amata da Giove, che le avrebbe concesso l’immortalità e la signoria delle acque. Da lei e da Giano nacque Fonto, dio delle fonti.
Fonte, che nasceva presso il monte Albano, tra Ardea e Laurento, ed era sacra alla ninfa Giuturna; si credeva che la sua acqua fosse datrice di salute.
Fonte, che nasceva presso il monte Albano, tra Ardea e Laurento, ed era sacra alla ninfa Giuturna; si credeva che la sua acqua fosse datrice di salute.
venerdì 14 giugno 2013
Archeologia: ecco il collirio "di Plinio", ha 2. 000 anni
(AGI) - Firenze, 7 giu. - Un composto di zinco, cera d'api, grassi animali e vegetali, resine e amido, in pastiglie, risalente a 2.200 anni fa. Si tratta di un collirio, verosimilmente il piu' antico al mondo, ritrovato, assieme ad altri 130 flaconi di legno all'interno di una sorta di valigetta di pronto soccorso, nel relitto di una nave romana risalente al II secolo a.C. affondata nel Golfo di Baratti, nei pressi del porto di Piombino. Alla scoperta, unica in Italia, e secondo caso al mondo in cui e' stato possibile caratterizzare un farmaco tanto antico, sara' dedicata una giornata di studi il 12 giugno prossimo in Palazzo Vecchio, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, la cui organizzazione e' stata presentata a Firenze.
Il contenuto della cassetta del medico, che viaggiava sulla nave affondata e ritrovata nel cosiddetto relitto del Pozzino, sara' esposto nel Salone dei Dugento di Palazzo Vecchio.
Nonostante i 2.200 anni anni, le prime analisi fatte dall'Universita' di Pisa e pubblicate lo scorso gennaio sul composto in forme circolari (in greco 'kolluria' significava 'piccoli panetti rotondi'), ritrovato in una pisside di stagno mantenutasi sigillata attraverso i secoli, hanno accertato le buone condizioni del farmaco. Anche Plinio il Vecchio, nell'opera 'Naturalis Historia', descriveva un rimedio medico con base di zinco, utilizzabile per alleviare fastidi e dolori agli occhi. Ecco che il collirio ritrovato e' stato ribattezzato 'il collirio di Plinio'. "Spesso si fa l'errore di considerare come beni da tutelare - ha affermato Andrea Pessina, Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana - soltanto le anfore, gli oggetti di uso comune e altri reperti di facile identificazione, mentre questa ricerca dimostra invece che c'e' molto di piu'. Grazie ad analisi come questa e' possibile infatti ampliare lo spettro dei beni da tutelare - ha concluso Pessina - ed aprire una finestra su altri aspetti e altri campi, finora meno esplorati". (AGI) .
Il contenuto della cassetta del medico, che viaggiava sulla nave affondata e ritrovata nel cosiddetto relitto del Pozzino, sara' esposto nel Salone dei Dugento di Palazzo Vecchio.
Nonostante i 2.200 anni anni, le prime analisi fatte dall'Universita' di Pisa e pubblicate lo scorso gennaio sul composto in forme circolari (in greco 'kolluria' significava 'piccoli panetti rotondi'), ritrovato in una pisside di stagno mantenutasi sigillata attraverso i secoli, hanno accertato le buone condizioni del farmaco. Anche Plinio il Vecchio, nell'opera 'Naturalis Historia', descriveva un rimedio medico con base di zinco, utilizzabile per alleviare fastidi e dolori agli occhi. Ecco che il collirio ritrovato e' stato ribattezzato 'il collirio di Plinio'. "Spesso si fa l'errore di considerare come beni da tutelare - ha affermato Andrea Pessina, Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana - soltanto le anfore, gli oggetti di uso comune e altri reperti di facile identificazione, mentre questa ricerca dimostra invece che c'e' molto di piu'. Grazie ad analisi come questa e' possibile infatti ampliare lo spettro dei beni da tutelare - ha concluso Pessina - ed aprire una finestra su altri aspetti e altri campi, finora meno esplorati". (AGI) .
Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro
articolo completo al seguente link:
Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro:
Sone emerse nuove prove archeologiche e scientifiche che confermano che, ben prima di Cristoforo Colombo, i Romani avessero attraversato l'oceano Atlantico ed avessero raggiunto l'America. Queste nuove scoperte sono raccolte nella terza edizione di 'Quando i Romani andavano in America' - conoscenze scientifiche e scoperte geografiche degli antichi navigatori - (Palombi Editore) scritto dal giornalista e divulgatore scientifico Elio Cadelo e ampliano le ipotesi gia' formulate nella prima edizione del libro. Sono state aggiunte nuove prove che confermano che i Romani erano a conoscenza che al di la' dell'oceano ci fosse un continente e che la navigazione ebbe per Roma Antica un ruolo fondamentale.
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Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro:
Sone emerse nuove prove archeologiche e scientifiche che confermano che, ben prima di Cristoforo Colombo, i Romani avessero attraversato l'oceano Atlantico ed avessero raggiunto l'America. Queste nuove scoperte sono raccolte nella terza edizione di 'Quando i Romani andavano in America' - conoscenze scientifiche e scoperte geografiche degli antichi navigatori - (Palombi Editore) scritto dal giornalista e divulgatore scientifico Elio Cadelo e ampliano le ipotesi gia' formulate nella prima edizione del libro. Sono state aggiunte nuove prove che confermano che i Romani erano a conoscenza che al di la' dell'oceano ci fosse un continente e che la navigazione ebbe per Roma Antica un ruolo fondamentale.
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lunedì 10 giugno 2013
La cité perdue d'Aphrodite
Aphrodisias, une petite cité antique aux confins de l'Empire Romain (Turquie). Autrefois célèbre pour sa beauté remarquable et ses statues d'un réalisme saisissant, elle est progressivement tombée dans l'oubli. Son état de conservation n'a pourtant rien à envier au site de Pompéi. Pendant des siècles, le temple d'Aphrodite accueille des pèlerins de tous horizons. Parmi eux, Jules César venu chercher la protection de la déesse de l'amour avant de s'emparer du pouvoir à Rome. Aphrodisias est mise à rude épreuve lors des guerres civiles qui secouent Rome au 1er siècle av. J.C. Elle sera sauvée par un esclave affranchi qui concevra la ville telle que nous la connaissons aujourd'hui. Les auteurs du reportage ci-dessous se sont appuyés sur de récentes découvertes archéologiques pour recréer les édifices les plus marquants de ce site longtemps oublié. Ses templs, ses monuments publics, ses lieux de loisirs et le tombeau de son fondateur... Ils ont redonné vie à cette cité romaine telle qu'elle était à son apogée, de l'architecture de son sanctuaire le plus sacré aux violents spectacles donnés pour divertir ses habitants.
Afrodisia, una piccola città antica ai confini dell'impero romano (Turchia). Una volta famosa per la sua straordinaria bellezza e statue di realismo, si è gradualmente caduta nel dimenticatoio. Il suo stato di conservazione non ha nulla da invidiare a Pompei. Per secoli, il tempio di Afrodite accoglie i pellegrini provenienti da ogni settore. Tra di loro, Giulio Cesare è venuto a cercare la protezione della dea dell'amore prima di prendere il potere a Roma. Afrodisia è messa alla prova durante le guerre civili che hanno scosso Roma nel 1 ° secolo aC.
Gladiatori.
Gladiatori.
Gladiatori, erano schiavi o prigionieri di guerra, istruiti nell’arte della lotta singolare o collettiva da un lanista, Istruttore. Essi dovevano coi loro combattimenti divertire il popolo nel Circo o nell’anfiteatro, I più valorosi, dopo un certo numero di combattimenti, venivano dispensati, e si chiamavano rudiari. Se costoro prendevano poi parte ad altri combattimenti, erano compensati con una grossa mercede detta auctoramentum. Gli spettacoli gladiatorii cominciavano con lotte ad armi spuntate; ma poi venivano i vari combattimenti. Chi in essi cadeva ferito, domandava al popolo la grazia alzando l’indice; e il popolo manifestava la sua volontà di grazia tenendo sollevato il pugno chiuso col pollice dentro; mentre la mano stesa e il pollice piegato in giù indicavano che il vinto doveva essere finito. I gladiatori si distinguevano poi in bestiari, che combattevano con le bestie; bustuari, che combattevano intorno al tumulo o al rogo nelle feste funebri; cubicolari, che combattevano durante i banchetti nel cubicolo; Catervari, che combattevano schiera contro schiera; retiari, che avevano come loro arma una rete e un tridente; essedari, che combattevano da un carro a quattro cavalli. Generalmente si mettevano in lotta due gladiatori ar-mati in modo diverso, e cioè: un re-tiario (con la semplice tunica, a capo scoperto, armato d’una rete, per im-pigliare l’avversario, e di un tridente, fuscina) e uno armato d’elmo, scudo, spada; oppure un trace (armato di scudo e sica, spada corta e curva) e un mirmillone (aveva lo scudo con la figura di pesce). I caduti erano trascinati fuori dall’anfiteatro con raffi, unci, per la porta libitina e seppelliti nello spogliario. Costantino M. nel 326 emanò una legge tendente a proibire questi spettacoli.
Gladiatori, erano schiavi o prigionieri di guerra, istruiti nell’arte della lotta singolare o collettiva da un lanista, Istruttore. Essi dovevano coi loro combattimenti divertire il popolo nel Circo o nell’anfiteatro, I più valorosi, dopo un certo numero di combattimenti, venivano dispensati, e si chiamavano rudiari. Se costoro prendevano poi parte ad altri combattimenti, erano compensati con una grossa mercede detta auctoramentum. Gli spettacoli gladiatorii cominciavano con lotte ad armi spuntate; ma poi venivano i vari combattimenti. Chi in essi cadeva ferito, domandava al popolo la grazia alzando l’indice; e il popolo manifestava la sua volontà di grazia tenendo sollevato il pugno chiuso col pollice dentro; mentre la mano stesa e il pollice piegato in giù indicavano che il vinto doveva essere finito. I gladiatori si distinguevano poi in bestiari, che combattevano con le bestie; bustuari, che combattevano intorno al tumulo o al rogo nelle feste funebri; cubicolari, che combattevano durante i banchetti nel cubicolo; Catervari, che combattevano schiera contro schiera; retiari, che avevano come loro arma una rete e un tridente; essedari, che combattevano da un carro a quattro cavalli. Generalmente si mettevano in lotta due gladiatori ar-mati in modo diverso, e cioè: un re-tiario (con la semplice tunica, a capo scoperto, armato d’una rete, per im-pigliare l’avversario, e di un tridente, fuscina) e uno armato d’elmo, scudo, spada; oppure un trace (armato di scudo e sica, spada corta e curva) e un mirmillone (aveva lo scudo con la figura di pesce). I caduti erano trascinati fuori dall’anfiteatro con raffi, unci, per la porta libitina e seppelliti nello spogliario. Costantino M. nel 326 emanò una legge tendente a proibire questi spettacoli.
domenica 9 giugno 2013
Illustrations de Antichita Romanae
[Illustrations de Antichita Romanae.] / Giovanni Battista Piranèse, dess. et grav. ; Giovanni Battista Piranèse, aut. du texte
Auteur : Piranesi, Giambattista (1720-1778). Dessinateur
Lavori al Piloton in attesa del solstizio d'estate
articolo completo al seguente link:
Lavori al Piloton in attesa del solstizio d'estate:
Il 21 giugno sarà il solstizio d’estate e al sorgere del sole sulla dorsale della Prèa Fita (pietra conficcata, appunto il Piloton) si ripeterà un evento che ha dell’affascinante e del misterioso: il sole, il Piloton e piazza Erbe (antico foro romano all’incrocio tra il cardo massimo -via cappello- e il decumano massimo - corso Porta Borsari e corso Santa Anastasia -) saranno sulla stessa linea. Per pochi istanti saranno uniti da una unica linea immaginaria che li salda perennemente ad un legame indissolubile che dimostra che il Piloton non è una semplice pietra conficcata nel terreno! Dunque un segno tangibile della nostra storia che va valorizzato e rispettato!
(...)
Lavori al Piloton in attesa del solstizio d'estate:
Il 21 giugno sarà il solstizio d’estate e al sorgere del sole sulla dorsale della Prèa Fita (pietra conficcata, appunto il Piloton) si ripeterà un evento che ha dell’affascinante e del misterioso: il sole, il Piloton e piazza Erbe (antico foro romano all’incrocio tra il cardo massimo -via cappello- e il decumano massimo - corso Porta Borsari e corso Santa Anastasia -) saranno sulla stessa linea. Per pochi istanti saranno uniti da una unica linea immaginaria che li salda perennemente ad un legame indissolubile che dimostra che il Piloton non è una semplice pietra conficcata nel terreno! Dunque un segno tangibile della nostra storia che va valorizzato e rispettato!
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Rai 3 - lunedi' 10 giugno 2013 - ore 21 L’ultima legione (The Last Legion)
Rai Rai 3
Lunedì 10 giugno 2013 ore 21,05
descrizione dal sito
Rai Movie - Film e Programmi - L'ultima legione:
L’ultima legione (The Last Legion)
di Doug Lefler (UK/Italia/Francia/Tunisia, 2007)
con Colin Firth, Ben Kingsley, Aishwarya Rai Bachchan
Nell'anno 476, durante l'attacco all'Impero Romano d'Occidente sferrato dalle armate di Odoacre, l'ufficiale Aurelio riceve dal nobile Oreste l’incarico di salvare e proteggere il figlio Romolo Augusto, ultimo Imperatore di Roma. Dopo averlo liberato assieme al suo precettore Ambrosino e aver attraversato l'Europa post-imperiale per giungere in Britannia, Aurelio dovra’intraprendere una battaglia finale contro Odoacre per portare a termine la sua missione. Diretto dal regista di origine televisivo-seriale Doug Lefler e interpretato da un cast di primordine che vede Colin Firth e Ben Kingsley nei ruoli di Aurelio e Ambrosino e Peter Mullan in quello di Odoacre, L’ultima legione e’ un peplum aggiornato e muscolare per gli amanti del genere e i seguaci della contaminazione fra storia e fantasy. Il film e’ stato tratto dall’omonimo best seller di Valerio Massimo Manfredi e sceneggiato da Jez e Tom Butterworth
venerdì 7 giugno 2013
Trovato il giardino segreto di Adriano, svelati cinque edifici
articolo completo al seguente link:
Trovato il giardino segreto di Adriano, svelati cinque edifici - Il Messaggero:
La «grande bellezza» di Adriano si nascondeva in un giardino segreto. L’area più panoramica e sconosciuta della sua villa a Tivoli, che si erge sulla cresta del banco tufaceo, alle spalle della famosa Piazza d’Oro. È qui che sono riemersi in sequenza strategica cinque edifici monumentali di rara raffinatezza architettonica, decorati con statue colossali, progettati da Adriano per offrire percorsi privilegiati, creando sfondi paesaggistici dal carattere idilliaco. Sono le memorie «inedite» di Adriano che riemergono ora da una porzione della sua villa del tutto dimenticata, considerata per secoli di scarso interesse, tanto da essere esclusa dal percorso di visita negli anni ’60 del secolo scorso per ospitare un campeggio.
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Trovato il giardino segreto di Adriano, svelati cinque edifici - Il Messaggero:
La «grande bellezza» di Adriano si nascondeva in un giardino segreto. L’area più panoramica e sconosciuta della sua villa a Tivoli, che si erge sulla cresta del banco tufaceo, alle spalle della famosa Piazza d’Oro. È qui che sono riemersi in sequenza strategica cinque edifici monumentali di rara raffinatezza architettonica, decorati con statue colossali, progettati da Adriano per offrire percorsi privilegiati, creando sfondi paesaggistici dal carattere idilliaco. Sono le memorie «inedite» di Adriano che riemergono ora da una porzione della sua villa del tutto dimenticata, considerata per secoli di scarso interesse, tanto da essere esclusa dal percorso di visita negli anni ’60 del secolo scorso per ospitare un campeggio.
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giovedì 6 giugno 2013
gli acquedotti romani
Tra le opere più grandi e vistose lasciateci dai Romani, sicuramente ricordiamo gli imponenti acquedotti. Gli acquedotti vengono ideati a Roma nel V sec. a.C. perché ormai la fornitura idrica dell'Urbe, che fino ad allora si affidava al Tevere o ai pozzi, non era più sufficiente. Roma si stava trasformando nella più grande metropoli di tutta l'Antichità e non solo, quindi si decise di costruire un' acquedotto che collegasse una sorgente e portasse l'acqua fresca in città, il primo fu l'Aqua Appia costruito nel 312 a.C. per volere dell'omonimo Console Appio Claudio, lo stesso che diede il nome alla celeberrima via. Con il passare degli anni ne vennero costruiti altri di maggior portata. In totale c'èrano ventiquattro acquedotti, che trasportavano ogni giorno nell'Urbe oltre 1 milione di metri cubi d'acqua percorrendo in totale oltre 400 Km di condutture.
Alésia MuséoParc : Musée archéologique, bataille Alésia, centre interprétation, Alésia Bourgogne
altre informazioni sul sito del museo.
Alésia MuséoParc : Musée archéologique, bataille Alésia, centre interprétation, Alésia Bourgogne:
Alesia è il luogo dove si è svolto, nel 52 avanti Cristo, il famoso scontro tra gli eserciti di Giulio Cesare e Vercingetorice.
Siamo alla fine dell’estate. Da circa sei anni, Giulio Cesare si è lanciato nella conquista dei territori gallici (La guerra gallica). Vercingetorice, alla testa della coalizione gallica, tenta di frenare l’avanzata del generale romano. Dopo avere attaccato invano le forze romane, Vercingetorice si rifugia nell’oppido di Alesia, piazzaforte del popolo dei Mandubi. I romani li inseguono e iniziano l’assedio della piazzaforte. Installano i loro campi sulle colline circondanti e costruiscono due linee di fortificazione composte da bastioni, torri e trappole. La prima, lunga 15 chilometri, circonda l’oppido e impedisce ai Galli di uscire. La seconda, lunga 21 chilometri, protegge i campi romani contro il prossima arrivo di un immenso esercito di soccorso gallico. Dopo una lunga attesa, i combattimenti infuriano nella pianura. I Romani sono presi tra due fuochi. Le macchine da guerra romane fanno piovere i loro proiettili e Giulio Cesare sollecita i suoi legionari e i suoi ausiliari ossia i frondisti, gli arcieri e i cavalieri germanici che gli assicurano la vittoria finale. Vercingetorice viene fatto prigioniero e condotto a Roma. Un anno più tardi, nel 51 avanti Cristo, si conclude la guerra della Gallia. La Gallia diventerà gallo-romana.
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Alésia MuséoParc : Musée archéologique, bataille Alésia, centre interprétation, Alésia Bourgogne:
Alesia è il luogo dove si è svolto, nel 52 avanti Cristo, il famoso scontro tra gli eserciti di Giulio Cesare e Vercingetorice.
Siamo alla fine dell’estate. Da circa sei anni, Giulio Cesare si è lanciato nella conquista dei territori gallici (La guerra gallica). Vercingetorice, alla testa della coalizione gallica, tenta di frenare l’avanzata del generale romano. Dopo avere attaccato invano le forze romane, Vercingetorice si rifugia nell’oppido di Alesia, piazzaforte del popolo dei Mandubi. I romani li inseguono e iniziano l’assedio della piazzaforte. Installano i loro campi sulle colline circondanti e costruiscono due linee di fortificazione composte da bastioni, torri e trappole. La prima, lunga 15 chilometri, circonda l’oppido e impedisce ai Galli di uscire. La seconda, lunga 21 chilometri, protegge i campi romani contro il prossima arrivo di un immenso esercito di soccorso gallico. Dopo una lunga attesa, i combattimenti infuriano nella pianura. I Romani sono presi tra due fuochi. Le macchine da guerra romane fanno piovere i loro proiettili e Giulio Cesare sollecita i suoi legionari e i suoi ausiliari ossia i frondisti, gli arcieri e i cavalieri germanici che gli assicurano la vittoria finale. Vercingetorice viene fatto prigioniero e condotto a Roma. Un anno più tardi, nel 51 avanti Cristo, si conclude la guerra della Gallia. La Gallia diventerà gallo-romana.
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Francia, un museo per il “De bello gallico”
articolo completo al seguente link;
Francia, un museo per il “De bello gallico” | DaringToDo.com:
Negli autori antichi, tranne che in Plinio il Vecchio, Alesia viene identificata con certezza come luogo della battaglia: un assedio durato due mesi, con ben dieci legioni romane impiegate e 150 mila uomini al seguito di Cesare che accerchiarono l’oppidum celtico che poteva contare su doppie linee di difesa muraria circolari – una delle quali sul monte Auxois – per un totale di 36 chilometri d’estensione.
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Francia, un museo per il “De bello gallico” | DaringToDo.com:
Negli autori antichi, tranne che in Plinio il Vecchio, Alesia viene identificata con certezza come luogo della battaglia: un assedio durato due mesi, con ben dieci legioni romane impiegate e 150 mila uomini al seguito di Cesare che accerchiarono l’oppidum celtico che poteva contare su doppie linee di difesa muraria circolari – una delle quali sul monte Auxois – per un totale di 36 chilometri d’estensione.
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dizionario
Pedari, cosi erano chiamati a Ro-ma i senatori che provenivano dai cavalieri senza aver sostenuto alcuna carica, ed erano considerati inferiori agli altri.
Penati, dèi domestici dei Romani, che tutelavano la conservazione della famiglia; le loro statue si trovavano nei penetrali, cioè nella sala di riunione della famiglia, in un armadio presso i] focolare, detto Larario Anche lo Stato, considerato come -una gran fa-miglia, aveva i suoi Penati, che si custodivano nel tempio di Vesta.
Fantomima, azione teatrale mimica, arte puramente romana, fiorita al tempo di Augusto; comprendeva: canto, interpretato da un coro numeroso, musica d’accompagnamento e mimica, che era la parte più importante.
Penati, dèi domestici dei Romani, che tutelavano la conservazione della famiglia; le loro statue si trovavano nei penetrali, cioè nella sala di riunione della famiglia, in un armadio presso i] focolare, detto Larario Anche lo Stato, considerato come -una gran fa-miglia, aveva i suoi Penati, che si custodivano nel tempio di Vesta.
Fantomima, azione teatrale mimica, arte puramente romana, fiorita al tempo di Augusto; comprendeva: canto, interpretato da un coro numeroso, musica d’accompagnamento e mimica, che era la parte più importante.
mercoledì 5 giugno 2013
2000 anni di storia sepolti da 30 palazzi
petizione da firmare al seguente link:
2000 anni di storia sepolti da 30 palazzi:
Ancora una volta il patrimonio archeologico di Roma rischia di essere devastato. I soliti noti dell’edilizia romana, infatti, stanno per seppellire sotto 400.000 mc di cemento una vastissima area archeologica risalente alla fine del II secolo d.C., sorta al termine di uno dei periodi più floridi della storia di Roma: l’età degli imperatori adottivi, iniziata nel 96 con l’elezione di Nerva e terminata con la morte di Commodo, figlio di Marco Aurelio, l’unico successore non “adottato”.
Il sito archeologico si trova nel quadrante sud di Roma, nella zona di Grottaperfetta, tra l’omonima via, via Berto e via Ballarin. Nel complesso sono stati rinvenuti una villa con pregevoli mosaici, due tracciati stradali con basoli (uno dei quali probabilmente univa la via Ardeatina con la via Anagnina), un piccolo mausoleo, nonché una necropoli con 694 sepolture e 4 sarcofagi.
Su http://www.stop-i60.org/raccolta-multimediale/foto/ (sito del Coordinamento che si sta battendo a difesa del patrimonio archeologico e della vivibilità del quartiere) sono visibili alcune foto degli scavi.
(...)
2000 anni di storia sepolti da 30 palazzi:
Ancora una volta il patrimonio archeologico di Roma rischia di essere devastato. I soliti noti dell’edilizia romana, infatti, stanno per seppellire sotto 400.000 mc di cemento una vastissima area archeologica risalente alla fine del II secolo d.C., sorta al termine di uno dei periodi più floridi della storia di Roma: l’età degli imperatori adottivi, iniziata nel 96 con l’elezione di Nerva e terminata con la morte di Commodo, figlio di Marco Aurelio, l’unico successore non “adottato”.
Il sito archeologico si trova nel quadrante sud di Roma, nella zona di Grottaperfetta, tra l’omonima via, via Berto e via Ballarin. Nel complesso sono stati rinvenuti una villa con pregevoli mosaici, due tracciati stradali con basoli (uno dei quali probabilmente univa la via Ardeatina con la via Anagnina), un piccolo mausoleo, nonché una necropoli con 694 sepolture e 4 sarcofagi.
Su http://www.stop-i60.org/raccolta-multimediale/foto/ (sito del Coordinamento che si sta battendo a difesa del patrimonio archeologico e della vivibilità del quartiere) sono visibili alcune foto degli scavi.
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domenica 2 giugno 2013
Piramide Cestia, iniziano i lavori del restauro “giapponese”
Piramide Cestia, iniziano i lavori del restauro “giapponese”
FRANCESCA GIULIANI
GIOVEDÌ, 14 MARZO 2013 LA REPUBBLICA -- Roma
FRANCESCA GIULIANI
GIOVEDÌ, 14 MARZO 2013 LA REPUBBLICA -- Roma
IN
CIMA alla Piramide, in bili co sui ponteggi, mentre architetti e
restauratori illustrano con pazienza, accuratezza e terminologie
scientifiche, modie tempi dei lavori, il mecenate giapponese vestito di
bianco chiede, candidamente: «Ma per ché, questi blocchi di marmosporchi
voi non li sostituite?».
Complicato a quel punto spiegargli criteri e ragioni del restauro conservativo, che i blocchi dimarmo di Carrara, utilizzati perquesto monumento funebre costruito fra il 18 e il 12 avanti Cristo, sono profondi quaranta centimetri, e che si tratta di un rivestimento che andrà protetto daun intervento delicatissimo, preceduto da un rilievo fatto allaser scanner che ha campionato ogni centimetro della superficie della sepoltura di Caio Cestio.
Complicato spiegarlo, benché a porre il quesito sia il Mecenate giapponese che ha sborsato unmilione di euro per restaurare, consolidare e ripulire la Piramide Cestia. Si chiama Yuzo Yagi edè un imprenditore tessile che inItalia ha cominciato quarant’anni or sono la propria attività. È a-Roma in occasione dell’inizio
dei lavori del “suo” monumento,( scelto fra altri “bianchi” come ilmausoleo di Cecilia Metella) chevisita accompagnato dall’archeologa Rita Paris e dall’archite to Maria Grazia Filetici dellaSoprintendenza speciale per i-Beni archeologici di Roma.
I lavori dovranno bonificare i danni del tempo: una catena diguasti lunga secoli, avviata daifulmini che colpendo gli spigolihanno aperto ferite nella pietrache si è infiltrata di acqua piovana, dove si è generata tutta unavegetazione dannosa che ha“ gonfiato” le superfici, incurvandole. Un degrado che saràbloccato con un sistema di gancie stop, di stuccature e ritocchi. Inposa per le foto ricordo, dopoaver visitato la cella del monumento e ammirato le pitture diVittorie alate, Yagi sceglie dovecollocare la targa di marmo chelo ricorderà: «Non voglio il mionome in grande, solo una piccola citazione », precisa. La Piramide è avvolta di ponteggi e cartelliesplicativi: l’intervento dureràun anno. Ma il problema non èproprio risolto, come sempre, isoldi non bastano. A chi gli chiede se considera di integrare la suadonazione sorride: «Ci penserò ».
Complicato a quel punto spiegargli criteri e ragioni del restauro conservativo, che i blocchi dimarmo di Carrara, utilizzati perquesto monumento funebre costruito fra il 18 e il 12 avanti Cristo, sono profondi quaranta centimetri, e che si tratta di un rivestimento che andrà protetto daun intervento delicatissimo, preceduto da un rilievo fatto allaser scanner che ha campionato ogni centimetro della superficie della sepoltura di Caio Cestio.
Complicato spiegarlo, benché a porre il quesito sia il Mecenate giapponese che ha sborsato unmilione di euro per restaurare, consolidare e ripulire la Piramide Cestia. Si chiama Yuzo Yagi edè un imprenditore tessile che inItalia ha cominciato quarant’anni or sono la propria attività. È a-Roma in occasione dell’inizio
dei lavori del “suo” monumento,( scelto fra altri “bianchi” come ilmausoleo di Cecilia Metella) chevisita accompagnato dall’archeologa Rita Paris e dall’archite to Maria Grazia Filetici dellaSoprintendenza speciale per i-Beni archeologici di Roma.
I lavori dovranno bonificare i danni del tempo: una catena diguasti lunga secoli, avviata daifulmini che colpendo gli spigolihanno aperto ferite nella pietrache si è infiltrata di acqua piovana, dove si è generata tutta unavegetazione dannosa che ha“ gonfiato” le superfici, incurvandole. Un degrado che saràbloccato con un sistema di gancie stop, di stuccature e ritocchi. Inposa per le foto ricordo, dopoaver visitato la cella del monumento e ammirato le pitture diVittorie alate, Yagi sceglie dovecollocare la targa di marmo chelo ricorderà: «Non voglio il mionome in grande, solo una piccola citazione », precisa. La Piramide è avvolta di ponteggi e cartelliesplicativi: l’intervento dureràun anno. Ma il problema non èproprio risolto, come sempre, isoldi non bastano. A chi gli chiede se considera di integrare la suadonazione sorride: «Ci penserò ».
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