martedì 21 aprile 2020

Romolo

Romolo  
Fu il mitico fondatore della città di Roma. Nelle leggende più arcaiche è  chiamato Rhomos, nome che subito si dualizzò in Romolo e in Remo.  
Quindi all’inizio si credette in un solo bimbo allattato da una lupa, come  testimoniano anche le sculture più antiche.  Solo dal III secolo a. C. si introdusse a Roma la credenza di due gemelli. Si dubita che il nome della Città Eterna derivi da quello di Romolo, che semmai significa “quello di Roma’~ si è infatti più propensi a pensare che il nome della città fosse originariamente il nome del Tevere.  
La leggenda più diffusa narra che all’incirca trecento anni dopo l’insediamento dei Troiani nel Lazio, morì il re di Alba Longa, Proca. ll regno passò  così nelle mani del figlio maggiore Numitore, che fu ben presto scacciato  per opera del fratello Amulio e confinato in campagna. Amulio, per assicurarsi da ogni vendetta, uccise il figlio maschio di Numitore e costrinse la  figlia femmina, Rea Silvia, a diventare sacerdotessa di Vesta perché non  potesse sposarsi e generare figli che lo avrebbero detronizzato. Ma la sorte  non lo favorì: infatti un giorno, mentre Rea Silvia si recava nel bosco per  prendere l’acqua, incontrò un lupo, che la costrinse a fuggire in una grotta  poco distante. In tale grotta incontrò Marte, che si unì a lei.  
Rea Silvia partorì i due famosi gemelli, Romolo e Remo, attirando su di sé  l’ira di Amulio, che, dopo averla fatta seppellire viva, mise i due neonati in  una cesta lasciata in balia delle acque del Tevere.  
Una lupa, scesa al fiume per abbeverarsi, vide la cesta arenata all’ombra di  un fico e portò i due piccoli nella sua caverna, dove li alla ttò insieme con  i suoi lupacchiotti. 
Il fico sotto cui furono trovati i bambini fu poi trapiantato in mezzo al Foro,  ai piedi del Palatino: si credeva fosse protetto della dea Rumina e quindi fu  chiamato Ruminale.
Romolo e Remo furono poi trovati nella grotta da alcuni pastori, che li  affidarono a Faustolo, mandriano al servizio di re Amulio. Faustolo e la  moglie Acca Larenzia li crebbero come propri figli.  
Da giovinetti, seguivano il presunto padre nel lavoro. Si distinsero ben presto per bellezza e intelligenza, divenendo i capibanda dei figli degli altri  pastori.  
Un giorno litigarono con i pastori di Numitore che, per vendicarsi, tesero  un agguato a Remo e lo consegnarono ad Amulio. Questo lo diede a Numitore perché decidesse la punizione, ma Faustolo, che aveva intuito i veri  natali dei due trovatelli avvertì il suo signore, il quale ringraziò gli Dei per  aver ritrovato i suoi nipoti creduti morti e fece venire presso di lui anche  Romolo. 
Conosciuta la loro storia, i gemelli si precipitarono con la loro banda su  Alba Longa, la distrussero, uccisero Amulio e rimisero il vecchio nonno sul       trono. Numitore regalò loro la terra vicina al Tevere, sovrastata dai sette    colli, affinché costruissero una loro città.  
  
Tra i due fratelli nacquero dei dissidi quando si trattò di stabilire il punto in    cui avrebbero dovuto fondare la città; sicché lasciarono che fossero gli Dei    a decidere. Romolo salì sul Palatino e vide dodici avvoltoi, Remo salì sull’Aventino e ne vide solo sei. Spettò dunque a Romolo tracciare i solchi    delimitanti la città e costruirvi intorno un muricciolo provvisorio.   
Per schernire il fratello, Remo saltò d’un balzo il muro e, in un impeto    d’ira, fu ucciso da Romolo. Pentito dal suo gesto, Romolo pianse a lungo    il fratello e gli diede sepoltura sull ‘Aventino.   
Per popolare la città Romolo diede asilo a chiunque volesse diventarne    cittadino. Roma fu ben presto piena zeppa di liberi cittadini.    Il vero problema era la mancanza di donne: ma fu ben presto risolto con    l’astuzia. Romolo indisse a Roma una grande festa a cui parteciparono molte città vicine; a un dato segnale i Romani si gettarono nella folla e fecero    prigioniere tutte le donne giovani. Ciò provocò una violenta reazione dei    Sabini, che mossero guerra contro Roma. Insicuro del proprio contingente    militare, Romolo aspettò i nemici non in campo scoperto, ma dietro le    mura della città. Fu però tradito da Tarpeia che, durante la notte, aprì una    porta della cittadella, assicurando ai Sabini la cima occidentale del Campidoglio. Al mattino iniziò la battaglia, che sarebbe finita in un massacro se le    donne non si fossero gettate nella mischia implorando la pace. Dopo una    lunga riflessione si giunse a un accordo tra Romolo e Tito Tazio, re dei    Sabini, che decisero di fondere i due popoli.    
Dopo la morte del re sabino, Romolo governò da solo e diede un notevole    impulso al progresso civile di Roma.    
Dopo trentatrè o forse trentasette anni di regno, mentre il re stava passando    in rassegna le sue truppe nel Campo Marzio, scoppiò un forte temporale,    seguito da un ‘eclissi solare, al termine della quale tutti si accorsero che Romolo era sparito.    
Nacque così la leggenda che fosse stato portato tra gli immortali dal padre    Marte e che continuasse a proteggere la sua città nelle vesti divine di Quirino.    
Grazie ad Era anche la sua sposa Ersilia divenne immortale.