sabato 25 aprile 2020

La Devotio


La Devotio

Una delle cerimonie di origine certamente ancestrale e che conosciamo assai bene perché era ancora pienamente praticata in età repubblicana, era la devotio, un rito con il quale una persona si votava a priori alla morte, così da obbligare con il suo sacrificio i numina all’adempimento dell’impresa voluta. La cerimonia era usata specialmente in battaglia, allo scopo di conseguire la vittoria: il condottiero, o anche il semplice soldato che si offriva volontario come vittima, indossava l’abito proprio del sacrificante, il manto bianco di lana bordato di rosso (toga praetexta) e si poneva diritto in piedi sulla lancia, simbolo  questa della morte a cui si votava sé ed il nemico. Si copriva poi il capo con il mantello, come era d’uso per chi prega la divinità e con la mano destra si teneva il mento, significando con l’imposizione della mano ad un tempo sé come offerente e come vittima. La mano doveva anche essere avvolta nello stesso manto, perché essa poteva non essere in stato di purità rituale, e quindi nel caso non avrebbe potuto toccare l’oggetto del sacrificio. Il soldato allora pronunciava solennemente la formula magica di annientamento del nemico, atta a far carico sudi sé di tutte le colpe del proprio popolo e di tutti gli influssi maligni che potessero allignarvi e si scagliava poi tra le schiere avversarie rovesciando loro addosso, col proprio sangue, tutti i mali di cui era pregno, a loro danno e rovina.
Testimonia anche l’antichità del rito il fatto che se il sacrificio non riusciva ed il soldato sopravviveva illeso dalla mischia, come impuro non  poteva più essere riaccolto dai suoi, se non dopo rigorosi rituali di espiazione: ancora in epoca storica, se era un soldato semplice la sua effige doveva essere seppellita ad almeno sette piedi sotto terra (cioè due metri circa), al di sopra vi si faceva un sacrificio di purificazione ed il luogo, dichiarato sacer, veniva recinto o contradistinto da un cippo, perché alcuno non vi passasse sopra.
Un esempio famoso di devotio è quello che ci è stato tramandato dalla leggenda romulea del lacus Curtius nel Foro Romano, la voragine nella quale si sarebbe gettato a cavallo il condottiero sabino Mettius Curtius per ottenere la vittoria del suo popolo sui Romani (un’altra leggenda attribuiva invece il fatto al romano Marcus Curtius, che parimenti si sarebbe gettato nella voragine per la salvezza della patria).