martedì 21 aprile 2020

La leggenda di Romolo e Remo

Tito Livio
Ab Urbe condita libri
La leggenda di Romolo e Remo

Ma si doveva, come penso, alla volontà del fato l’origine di una tanto gloriosa città e l’inizio dell’impero più grande dopo la potenza degli dèi. La Vestale violentata diede alla luce due gemelli, e dichiarò Marte il padre della prole illegittima, sia perché convinta di questo, sia perché un dio appariva meno disonorevole autore della colpa. Ma né gli dèi né gli uomini salvano lei o almeno i figli dalla crudeltà del re; la sacerdotessa viene imprigionata e Amulio ordina che i piccoli siano abbandonati nella corrente del Tevere.
Per un caso voluto dagli dèi il Tevere, straripato sulle sponde in calmi stagni, non poteva in alcun punto essere raggiunto sino al corso della corrente normale, e tuttavia dava ai portatori la speranza che i piccoli potessero essere sommersi dall’acqua per quanto poca. Così, come se avessero ottemperato all’ordine del re, espongono i bambini nel più vicino stagno. 
[…]
Dura ancora la tradizione che, dopo che l’acqua poco profonda lasciò in secco il galleggiante canestro, nel quale erano stati abbandonati i bambini, una lupa assetata diresse il passo dai monti circostanti al vagìto dei bambini. Essa offrì le sue mammelle ai piccoli, dopo averle abbassate, tanto amorevolmente che un guardiano del bestiame del re – dicono che si chiamasse Faustolo – la trovò mentre leccava i piccoli; essi furono portati alla sua dimora e consegnati alla moglie Larenzia perché li allevasse.