Japanese Tomb Found To House Rare Artifacts From Roman Empire:
Glass jewelry thought to have been made in the Roman Empire has been found in a very unlikely place -- an ancient Japanese tomb.
Researchers from Japan's Nara National Research Institute for Cultural Properties announced Friday that three glass beads recovered from a Fifth Century burial site near Kyoto bear signs of Roman craftsmanship. This suggests that Roman influence reached as far as East Asia.
"They are one of the oldest multilayered glass products found in Japan, and very rare accessories that were believed to be made in the Roman Empire and sent to Japan," researcher Tomomi Tamura told AFP.
(...)
Gioielli in vetro che si pensa siano stati prodotti durante l'Impero Romano sono stati rinvenuti in un luogo molto improbabile - una tomba antica giapponese.
Ricercatori di Nara Istituto di Ricerca Nazionale del Giappone per Beni Culturali hanno annunciato Venerdì che tre perle di vetro recuperato da un quinto luogo di sepoltura secolo nei pressi di Kyoto portano i segni di artigianato romano. Questo suggerisce che l'influenza romana raggiunse il lontano orientale.
"Si tratta di uno dei più antichi prodotti in vetro multistrato che si sia trovano in Giappone, e gli accessori molto rari che si credeve essere realizzati durante l'Impero Romano e inviati in Giappone," ha dichiarto il ricercatore Tomomi Tamura all'AFP. (...)
venerdì 31 maggio 2013
Palermo, villa romana di piazza della Vittoria (Villa Bonanno)
La villa romana di piazza della Vittoria (Villa Bonanno) a Palermo, databile tra la fine del II e linizio del III secolo d.C., è stata scoperta tra il 1868 e il 1904 da Francesco Saverio Cavallari e da Antonio Salinas. Si tratta di una duplice struttura composta da due costruzioni denominate Edificio A ed Edificio B. Il complesso era ricco di mosaici di raro pregio, e molte delle stesse composizioni vennero decontestualizzate e trasferite al Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas, tra cui il mosaico raffigurante le stagioni ed Orfeo che incanta gli animali.
giovedì 30 maggio 2013
mercoledì 29 maggio 2013
martedì 28 maggio 2013
dizionario
Mutino antico dio italico della fertilità, che i Romani identificarono con Priapo.
Narbonensis Gallia, parte della Gallia, di cui era capitale Narbo. Lin-guadoca e Provenza, regione a S.-E. della Gallia, tra il Mediterraneo, le Alpi, il lago Lemano, il corso medio del Rodano. I Romani vi penetrarono nel 154 a. C., e vi si stabilirono nel 125 a. C., costituendone la provincia Narbonese.
Naumachia, spettacolo di un combattimento navale offerto il più delle volte in un anfiteatro, la cui arena poteva essere inondata. Il primo fu dato da Cesare (46 a. C.).
Mola, era per i Romani voce generica che comprendeva ogni ordigno buono a macinare; ce n’erano di più specie: la mola manualis o molino a mano; la mola asimaria che era mossa da un asino; la mola acquaria, o molino ad acqua.
lunedì 27 maggio 2013
Interessanti ritrovamenti fra gli scavi di Ostia
Giornale Luce B0868 del 15/04/1936
Descrizione sequenze:veduta degli scavi e dei reperti archeologici in una vasta area di Ostia Antica ; immagine dei ruderi e dei reperti romani ad Ostia ; veduta dei pilastri, delle statue, delle colonne nell'area archeologica di Ostia ; statua di Zeus ; architrave di un edificio ; affresco romane raffigurante un toro con un uomo davanti ; mosaici raffiguranti i mesi di marzo ed aprile ; immagini di altri mosaici ; altre vedute di Ostia Antica e degli edifici romani ; sarcofago in marmo con un bassorilievo intorno ; immagini del bassorilievo ; interno del muse archeologico con diverse statue esposte ; immagini di una serie di statue e di gruppi scultorei ; un affresco raffigurante un leone sopra un toro ; altro interno con esposti diversi sarcofagi e una grande statua femminile in una nicchia ; immagini dei bassorilievi di alcuni sarcofagi ; vetrina chiusa con esposti molti oggetti in vetro ; serie di lucerne appese ad una parete ; iscrizioni marmoree ; immagine della chiave di un'antica tubatura idrica ; gruppo scultoreo ;
domenica 26 maggio 2013
I Vestigi dell'antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva
I Vestigi dell' antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva... da Stefano Du Perac...
dizionario
Institore:, cosi si chiamavano a Roma i negozianti al minuto e i merciai ambulanti.
Ipogeo, era la cantina nella casa romana; o meglio tutta la parte sotterranea d’un edificio.
Icilio, L. Icitius Ruba, tribuno della, plebe nel 456 e 455 a. C., lottò contro i patrizi per una legge agraria; nel 449, quale sposo di Virginia. la difese contro Appio Claudio e dopo la morte di lei sollevò il popolo contro i decemviri e li cacciò.
Idi, idus, è il primo giorno dell’ul-tima terza parte del mese nel calendario romano; le idi cadono 8 giorni dopo le none, ossia al 13 di ogni mese, eccetto marzo, maggio, luglio, ottobre, in cui cadono al 15. I giorni delle idi erano consacrati a Giove. Il nome sarebbe venuto ai Romani dagli Etruschi.
Igino, C. Iulius HYGINUS, liberto di Augusto e direttore della biblioteca palatina, autore di opere di agricoltura, di filologia, di storia, di antiquaria. Non deve confondersi con l’autore del De astronomia e delle Fabulae, un manuale di mitologia.
sabato 25 maggio 2013
La nave imperiale romana di Nemi
Giornale Luce A0676 del 10/1930
Descrizione sequenze:La grande nave imperiale romana rinvenuta nel lago di Nemi al termine dei lavori di ripristino ; la nave poggia su un'impalcatura di legno eretta sulle sponde del lago ; la chiglia appare perfettamente ricostruita ; il ponte costituito da lunghe travi manca della copertura ; inquadratura dell'antica nave ; studiosi e archeologici osservano attentamente le opere di restauro ; la bandiera italiana sventola sul cantiere ;
venerdì 24 maggio 2013
Importante scoperta archeologica: una casa dei tempi di Romolo sul Palatino
La settimana Incom 00218 del 01/12/1948
Scoperta una casa risalente all'VII sec. A. Cr. nella zona archeologica del Palatino.
Descrizione sequenze:vista dei resti archeologici della zona del Palatino ; panoramica veduta della zona archeologica dei Fori Romani ; immagini delle fondamenta di case romane scoperte nella zona ; urna funeraria su cippo in un museo che riprende la forma della case romane del periodo ;
Archivio Storico Luce http://www.archivioluce.com
giovedì 23 maggio 2013
Germania
Germània, era per i Romani una immensa regione, divisa dalla Gallia per mezzo del Reno, e confinante a S. col Danubio, col Norico, con la Pannonia; a E. con i Sarmati; a N. col mar Suebico (Baltico) e Germanico (oggi mar del Nord), col sinus Codanus (Cattegat e Sund) e col Lagnus (Belt). Tutti i monti che dal Reno arrivano ai Carpazi si chiamavano Selva Ercinia. Fiumi principali: Rhenus, Moenus, Rura (Ruhr), Danubius, Vistula, Albis (Elba), Visurgis (Weser). I popoli principali che abitavano questa regione erano: i Boi, gli Elvezi, i Germani, gli Alemanni, i Franchi, i Suevi, i Sennoni, i Marcomanni, i Cauci, gli Angli, i Teutoni. i Sicambri, i Vandali, i Longobardi. Popolo bellicoso, penetrò nella Gallia e nell’Italia con la fine del lI sec. a. C. (Cimbri e Teutoni). Cesare cacciò dalla riva si-nistra del Reno i Suevi con Ariovisto, Sotto Augusto Druso arrivò fino al-l’Elba, Tiberio fino al mare Suebico. Germania sufterior e inferior furono le due province su la sinistra del Reno. Sotto Marco Aurelio i Germani riprendono le loro invasioni ad occidente, e nel III e IV sec, invadono l’impero romano.
domenica 19 maggio 2013
Infàmia
Infàmia, era per i Romani una pena che poteva essere inflitta dal censore (privazione dei diritti elettorali); dal presidente dei comizi elettorali, di solito dal console (esclusione dalle liste dei candidati); dal pretore (privazione del diritto di stare in giudizio). Le prime due note erano inflitte dal magistrato ad arbitrio suo, a singole persone; la terza si applicava a certi delitti o a certe professioni disonoranti determinate dal pretore nel suo editto.
L'Ile Tibérine dans l'antiquité
L'Ile Tibérine dans l'antiquité / par Maurice Besnier,... -A. Fontemoing (Paris)-1902
Le mareggiate restituiscono un "tesoro". A Frutti d'Oro i resti di una nave romana
Le mareggiate restituiscono un "tesoro". A Frutti d'Oro i resti di una nave romana
Domenica 17 marzo 2013
Le violente mareggiate dei giorni scorsi hanno reso possibile un importante ritrovamento archeologico sulla spiaggia di Frutti d'Oro. Sono stati restituiti agli studiosi alcuni elementi di un relitto navale d'epoca romana.
Non è escluso che i reperti lignei appartengono al mercantile che trasportava i dolia di terracotta che giacciono a pochi metri dalla riva.L'ipotesi resta ancora da verificare. "E' presto per dirlo", afferma lgnazio Sanna, l'archeologo subacqueo che sta svolgendo le prime analisi, "di sicuro siamo di fronte a un importante relitto che andrà indagato a fondo". La segnalazione del ritrovamento è stata fatta da Matteo Piras, studente in Beni culturali e residente nella frazione di Frutti d'Oro (Capoterra).
Ulteriori informazioni potranno essere acquisite con l'approfondimento delle ricerche.
Le prime ipotesi e le comparazioni con relitti già noti sull'articolo - a firma di Andrea Piras - pubblicato sull'Unione Sarda in edicola.
Domenica 17 marzo 2013
Le violente mareggiate dei giorni scorsi hanno reso possibile un importante ritrovamento archeologico sulla spiaggia di Frutti d'Oro. Sono stati restituiti agli studiosi alcuni elementi di un relitto navale d'epoca romana.
Non è escluso che i reperti lignei appartengono al mercantile che trasportava i dolia di terracotta che giacciono a pochi metri dalla riva.L'ipotesi resta ancora da verificare. "E' presto per dirlo", afferma lgnazio Sanna, l'archeologo subacqueo che sta svolgendo le prime analisi, "di sicuro siamo di fronte a un importante relitto che andrà indagato a fondo". La segnalazione del ritrovamento è stata fatta da Matteo Piras, studente in Beni culturali e residente nella frazione di Frutti d'Oro (Capoterra).
Ulteriori informazioni potranno essere acquisite con l'approfondimento delle ricerche.
Le prime ipotesi e le comparazioni con relitti già noti sull'articolo - a firma di Andrea Piras - pubblicato sull'Unione Sarda in edicola.
sabato 18 maggio 2013
Un "docufilm" sulle navi romane affondate nello Jonio
Un "docufilm" sulle navi romane affondate nello Jonio
LA SICILIA, Mercoledì, 21 Novembre 2012
LA SICILIA, Mercoledì, 21 Novembre 2012
S.
Alessio. Il fascino e la storia delle navi romane nello Jonio
potrebbero essere narrate in un film-documentario ed avere eco
nazionale. In particolare l'attenzione sarebbe puntata sulle due navi
che affondarono all'altezza di S. Alessio con il loro carico di anfore.
Alcune di esse, dopo il recupero, sono state poste e custodite al Museo
archeologico di Giardini, altre a villa Genovesi, a S. Alessio.
Il
"docufilm" è stato al centro di una conversazione tra il consigliere
comunale alessese Rosario Trischitta e il giornalista Alberto Angela, a
Paestum, in occasione della 15ª Borsa del turismo archeologico che si è
conclusa nei giorni scorsi, alla quale ha partecipato anche l'ex
consigliere comunale Nino Lo Monaco.
Trischitta, in virtù
dell'interesse riscontrato nell'interlocutore, ha invitato il
giornalista a S. Alessio, per visionare personalmente gli incantevoli
luoghi a ridosso del Capo. «Sono certo - ha detto al rientro il
consigliere Trischitta - che l'amministrazione sposerà il progetto di
promozione e tutela dei relitti che giacciono in fondo al mare per uno
sviluppo turistico-archeologico, e per continuare con grande entusiasmo
sulla strada intrapresa già dalla precedente amministrazione».
La
storia delle navi romane, come dicevamo, è affascinante. Negli anni '90
si scoprì che a poche centinaia di metri dalla costa jonica messinese, a
nord del Capo Sant'Alessio a settanta metri di profondità, giaceva un
relitto. Seguirono degli accertamenti, dai quali emerse che il carico
era costituito esclusivamente da piccole anfore vinarie, a fondo piano,
fabbricate a Naxos di Sicilia e databili in età augustea (I secolo a.
C.).
Otto esemplari sono stati recuperati e al momento sono esposti
nel Museo Archeologico di Naxos. Certamente appartiene allo stesso
relitto una delle anfore esposte nell' antiquarium di Villa Genovesi,
prelevate dai fondali nel 1970.
venerdì 17 maggio 2013
giovedì 16 maggio 2013
mercoledì 15 maggio 2013
Aurea Roma: dalla cittā pagana alla cittā cristiana
Aurea Roma: dalla cittā pagana alla cittā cristiana :
mostra nel Palazzo delle Esposizioni, 22 diciembre 2000 - 20 aprile 2001.
a cura di Serena Ensoli,Eugenio La Rocca,Rome (Italy). Sovraintendenza ai beni culturali
martedì 14 maggio 2013
dizionario
Provincia, designa da prima un co-mando militare (imperium) poi il dominio limitato in cui ciascun magistrato esercitava il suo imperiurn, finché designò esclusivamente un terri-torio posseduto ed amministrato direttamente dai Romani fuori d’talia (questa restrizione scomparve con Diocleziano), e sottomesso all’imposta romana.
Provocazione, così chiamavasi a Roma l’appello al popolo contro le sentenze dei magistrati, diritto che fu una legge detta appunto Lex Valeria de provocatione proposta dal console P. Valerio Publicola nel 509 a. C.
Provocazione, così chiamavasi a Roma l’appello al popolo contro le sentenze dei magistrati, diritto che fu una legge detta appunto Lex Valeria de provocatione proposta dal console P. Valerio Publicola nel 509 a. C.
Pubilcola Publio VALERIO, con Bruto e Collatino rovesciò la dominazione dei Tarquini, e nel 510 a. C. fu eletto cons. al posto di Collatino. Si distinse nelle prime guerre della repubblica contro Porsenna e gli Etruschi; con le sue leggi popolari si guadagnò il soprannome di Publicola, amico del popolo.
Puls, polenta di farro che costituiva il principale cibo dei Romani antichi, e poi della povera gente.
Pulvinar, letto di circostanza: vi si adagiava la statua di un dio perché prendesse parte ai banchetti o ai giuochi in suo onore. Talvolta designava in poesia il letto imperiale o la loggia donde imperatori e personaggi di riguardo assistevano al giuochi.
Pupieno, M. CLODIO P. MASSIMO, fu tribuno della plebe, pretore, pro-console della Bitinia, della Grecia, della Gallia Narbonense, vinse i Sarmati nell’Illirico, combattè contro i Germani sul Reno, console, prefetto, nel 238 con Balbino fu proclamato imperatore e dopo 99 giorni entrambi furono uccisi.
Pupieno, M. CLODIO P. MASSIMO, fu tribuno della plebe, pretore, pro-console della Bitinia, della Grecia, della Gallia Narbonense, vinse i Sarmati nell’Illirico, combattè contro i Germani sul Reno, console, prefetto, nel 238 con Balbino fu proclamato imperatore e dopo 99 giorni entrambi furono uccisi.
domenica 12 maggio 2013
Interregi
Interregi, erano a Roma i magistrati che tenevano le veci del re dalla sua morte sino alla nomina del successore durante la repubblica si chiamavano con questo nome i magistrati che tenevano il luogo di consoli quando questi fossero morti o avessero abdicato, e avevano l’incarico di convocare entro cinque giorni i comizi per la nomina dei nuovi consoli.
Ecco come si abbatte una villa romana. Terzigno, rinvenuta nel '92: è stata spianata da ignoti
Ecco come si abbatte una villa romana. Terzigno, rinvenuta nel '92: è stata spianata da ignoti
Vincenzo Esposito
19 marzo 2013
Vincenzo Esposito
19 marzo 2013
NAPOLI - Una villa romana alle falde del Vesuvio. Per la precisione a Terzigno dove, scavando nella cava Ranieri, sono affiorate quattro domus a circa venti metri di profondità. L’ultimo ritrovamento risale al 1992. Testimonianze archeologiche di notevole valore storico e artistico. Molto probabilmente si trattava di fattorie. «La loro funzione - si legge in un passaggio dell’Enciclopedia dell’arte antica supplemento II Treccani (1997) - era lo sfruttamento intensivo del fertilissimo ager Pompeianus, di cui il sito di Terzigno costituiva il limite». Aziende agricole dove si produceva il Vesvinum vinum, marchio che si legge su molte anfore pompeiane, e destinato alla sete della capitale, Roma. Le Domus erano state catalogate come «Villa 1», «Villa 2», «Villa 3». Sempre dalla Treccani di loro si può leggere: «Sono stati messi in luce una grande aia e un portico a pilastri con adiacente torcularium fornito di torchio a leva (...), vasca rettangolare per la raccolta del mosto e sistema di travaso di liquidi. A Nord Est dell'aia era l'ingresso al di fuori del quale sono stati rinvenuti gli scheletri di sette fuggiaschi (...). A Nord Ovest è stato individuato il quartiere residenziale con belle pitture; nel portico era un pavimento in cocciopesto con motivi a tessere bianche e nere (rosette), inquadrato da fasce di mosaico (meandro e losanghe); dalla copertura provengono tegole con bolli oschi».
Ecco, tutto questo non c’è più. La domus romana è stata rasa al suolo con un colpo di mano. Da chi? non si sa. L’unica cosa che è possibile vedere sono i frammenti di muro, reticolati, pavimenti, mosaici che si trovano sul terreno di cava Ranieri. Chi vuole un souvenir di duemila anni fa, un pezzo di un antico muro romano, può andare a Terzigno e prenderlo. Sono macerie. Come è possibile che sia successo tutto questo? La storia è lunga e breve allo stesso tempo. Nel 2006 la Soprintendenza archeologica di Pompei rende noto l’esito di un bando di gara per lo scavo di «Villa 6» a Terzigno: 317.500 euro. Diciannove ditte offerenti. Una aggiudicataria: la «Caccavo srl». La stessa ditta finita nei guai per il «restauro» del teatro grande di Pompei. Di ciò che è stato fatto si sono poi perse le tracce. Della villa romana di Terzigno si torna a parlare nell’ottobre del 2012 quando il ministero per i Beni culturali risponde a una interrogazione parlamentare del deputato Francesco Barbato (Idv). «La cava - è scritto tra l’altro - è sottoposta a vincolo archeologico dal 1985. La cosiddetta Villa 6 che ha restituito un interessante complesso di pitture e pavimenti è stata parzialmente reinterrata nel 2011 per problemi di salvaguardia. (...) Gli apparati decorativi della villa 6 sono stati esposti in numerosissime sedi museali, e il calco di una sezione stratigrafica della villa è in mostra permanente a New York». «È indecente - spiega invece Antonio Irlando, presidente Osservatorio patrimonio culturale - quanto è accaduto a Terzigno. Una villa romana smaciullata, altre abbandonate alla distruzione e il ministro Ornaghi spiega che quel barbaro riseppellimento serve a proteggere e valorizzare? Piuttosto vorremmo sapere dal ministro quale azione di vigilanza è stata compiuta sulle modalità del riseppellimento della villa romana da parte di chi doveva occuparsi della tutela di un bene pubblico di grande valore archeologico?».
Per completezza di informazione bisogna ricordare che nel 2001 a Cava Ranieri furono portate centinaia di ecoballe mai più spostate. E di seguito venne anche indicata come una delle possibili cave dove sversare i rifiuti. Progetto poi abbandonato per le rivolte dei cittadini. Gennaro Barbato, del comitato civico vesuviano, mostrando un'immagine della villa com'era con davanti l’area spianata da ignoti, spiega: «Quello che abbiamo visto è una vergogna che provoca tanta rabbia e amarezza, perché in poco tempo con le ruspe hanno distrutto muri, pavimenti, mosaici e intonaci di rosso pompeiano». Scandalo, rabbia, indignazione, vergogna? Macchè, tutti tacciono. Chissà, forse quella villa è stata abbattuta perché era abusiva e rovinava i luoghi e la vista sul Vesuvio.
venerdì 10 maggio 2013
Histoire de l'agriculture ancienne des Romains : considérée dans ses rapports avec celles des Gaules, de la Grèce et de l'Europe
Histoire de l'agriculture ancienne des Romains : considérée dans ses rapports avec celles des Gaules, de la Grèce et de l'Europe / par J.-B. Rougier, bon de La Bergerie,... -G.-A. Dentu (Paris)-1834
martedì 7 maggio 2013
“I Tesori Veronesi 2013” Il territorio veronese dopo la caduta dell'Impero Romano - Quotidiano di informazione online della provincia di Verona
“I Tesori Veronesi 2013” Il territorio veronese dopo la caduta dell'Impero Romano - Quotidiano di informazione online della provincia di Verona: Il titolo e filo conduttore delle tre tappe primaverili, proseguendo in linea temporale lungo il percorso che lo scorso anno ha condotto il pubblico attraverso la Preistoria fino all'Età Romana, è “Alla scoperta delle nostre radici: il territorio veronese dopo la caduta dell'Impero Romano”.
lunedì 6 maggio 2013
Povero Messalla, la sua villa sarà prigioniera del cemento
Povero Messalla, la sua villa sarà prigioniera del cemento
FRANCESCO ERBANI
FRANCESCO ERBANI
L'antico tesoro di 2000 anni fa rischia di essere oscurato da un blocco immobiliare di 55.000 metri cubi. La Soprintendenza ai beni archeologici può ottenere soltanto uno spostamento di pochi metri. Dal Comune non vogliono sentire ragioni. E il comitato Ciampino Bene Comune insorge
L'archeologia è ormai schiava dell'edilizia
"Si scoprono reperti di notevole interesse solo mentre si costruisce un palazzo, o si scava una strada o un parcheggio", racconta l' archeologo Filippo Coarelli, uno dei massimi studiosi di topografia antica e grande conoscitore di Roma e dall'area intorno alla capitale. "Si conducono solo operazioni di puro salvataggio, stiamo scivolando verso il peggio"
Niente soldi, solo salvataggi gli archeologi si sentono impotenti
Niente soldi, solo salvataggi gli archeologi si sentono impotenti
"Ormai si scoprono reperti di notevole interesse solo mentre si costruisce un palazzo, o si scava una strada o un parcheggio", racconta Filippo Coarelli, studioso di topografia antica. "Non ci sono più soldi: paradossalmente questa attività è subordinata all'edilizia"
ROMA - "L'area a Sud Est di Roma è la più importante dal punto di vista archeologico di tutto il suburbio". Filippo Coarelli ha scavato in Italia e all'estero, è uno dei massimi studiosi di topografia antica e conosce come pochi Roma e l'area intorno a Roma. L'ultimo suo lavoro è dedicato al Palatino, s'intitola Palatium (Quasar). Non ha visto la villa di Ciampino scoperta la scorsa estate, ma il contesto gli è chiaro. Ha anche firmato un appello per la salvaguardia del terreno in cui è stata scoperta la residenza di Valerio Messalla Corvino.
"In questa zona transitavano le grandi strade che conducevano fuori dell'Urbe - l'Appia, la Labicana, la Tuscolana, la Latina, l'Ardeatina", spiega Coarelli. "Qui erano i grandi acquedotti e qui le grandi ville, quella di Massenzio, dei Quintili, dei Centroni, oltre a importanti necropoli. Buona parte delle ville finirono nelle mani di imperatori, che ne fecero la loro residenza. Bisogna tener conto che lungo quest'asse c'era il collegamento fra Roma e i Colli Albani".
Quest'area è stata intensamente studiata.
"Molti di questi edifici sono stati sempre in vista. La villa dei Quintili, per esempio o quella dei Sette Bassi. Sono oggetto di stupefatta ammirazione da parte dei viaggiatori sette-ottocenteschi. Le campagne di scavo sono state varie, nell'Ottocento, nel secolo scorso e anche negli anni più recenti".
Ma gli scavi ora proseguono?
"Attualmente l'unica archeologia praticata è quella cosiddetta preventiva: si fanno indagini e magari si scoprono reperti di grande interesse, come quello di Ciampino, solo perché si costruisce un palazzo, una strada, un parcheggio. Lo Stato non destina un soldo e le soprintendenze non hanno di che pagare la benzina per i sopralluoghi. Qualcosa fanno, ma pochissimo. Qualcos'altro lo fanno alcune università, anche straniere. Ma sempre meno".
Quindi l'archeologia è un'attività subordinata all'edilizia?
"È paradossale. Ma è proprio così. L'urbanizzazione produce scoperte. Sarebbe utile fare scavi coordinati fra loro, pianificati sulla base delle conoscenze che abbiamo di una certa zona".
E invece?
"E invece si conducono operazioni di puro salvataggio. Stiamo scivolando verso il peggio".
domenica 5 maggio 2013
Ostia Antica, risplende la Casa di Giove
Ostia Antica, risplende la Casa di Giove
Laura Larcan
Messaggero-Roma, 22/03/2013
Laura Larcan
Messaggero-Roma, 22/03/2013
Gli affreschi erano danneggiati dai depositi di guano dei piccioni. Ora è stata montata una rete.
Ad Ostia Antica i restauratori sono all'opera per gli ultimi ritocchi nel Caseggiato dei dipinti. Protagonista del cantiere che si sta per concludere è la Casa di Giove e Ganimede databile alla prima metà del II secolo d.C. Rappresenta uno degli esempi più straordinari di complesso abitativo dell'antica città portuale per il ricco corredo di stanze affrescate, che dopo un complesso restyling promosso dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Roma apriranno al grande pubblico dalla prima domenica dopo Pasqua per entrare a far parte in modo permanente del percorso di visita degli scavi. Ogni domenica, su prenotazione. Fino ad oggi questi capolavori non sono mai stati svelati al pubblico se non per aperture spot in occasioni speciali.
UN AMORE «DIVINO»
La Casa di Giove e Ganimede, che prende il nome dalla scena dipinta nella sala principale dedicata ad uno degli «amori» di Giove, sfoggia una planimetria particolare, con la combinazione di tre caseggiati (di cui si conservano le scale che portano fino al terzo piano) disposti intorno ad un cortile centrale. «Il problema principale dei dipinti erano i diffusi depositi di guano dei piccioni accumulatisi nel tempo», racconta il direttore degli scavi Angelo Pellegrino. «Un problema che abbiamo cercato di limitare anche con un falconiere, che però non ha prodotto risultati esaustivi», ricorda il direttore.
LA STANZA GIALLA
«Il rischio di ulteriori danni provocati dai piccioni che ovviamente frequentano tutta l'area degli scavi sono stati ora arginato allestendo per la Casa di Giove e Ganimede una rete come tamponatura per i vani scoperti» avvisa il direttore. Ed è qui che fervono I lavori. Si spennellano ancora piccole porzioni delle monumentali pareti a fondo giallo-oro della camera da letto, dove sono tornate a brillare le delicate architetture rosse di gusto illusionistico, che riquadrano raffinate scenette di paesaggio. E sempre qui si puliscono ancora in profondità settori dell'ampio mosaico con motivi geometrici che rivestono la pavimentazione. Ancora un colpo d'occhio mozzafiato lo offre il tablino: «E' la sala studio o di rappresentanza della casa - dice Pellegrino- e sfoggia la parete integra più alta di Ostia. Ed è l'unico ambiente che presenta un perfetto equilibrio di qualità artistica tra le pitture e il mosaico del sembra che in una seconda fase la casa possa essere stata trasformata in albergo o bordello, e forse, usata per incontri omosessuali in virtù di quell'amore tra «Giove e Ganimede». Ma è solo un'ipotesi. Ancora una stanza regala sorprese. Grazie alla pulitura e all'accurata operazione di reintegrazione da parte del restauratore, spicca oggi il mosaico pavimentale. «I motivi sono geometrici ma appaiono combinati in modo da realizzare disegni più complessi e vivaci anche con effetti prospetti ci inediti», dice Pellegrino. E' un virtuosismo di rombi e cerchi.
Ad Ostia Antica i restauratori sono all'opera per gli ultimi ritocchi nel Caseggiato dei dipinti. Protagonista del cantiere che si sta per concludere è la Casa di Giove e Ganimede databile alla prima metà del II secolo d.C. Rappresenta uno degli esempi più straordinari di complesso abitativo dell'antica città portuale per il ricco corredo di stanze affrescate, che dopo un complesso restyling promosso dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Roma apriranno al grande pubblico dalla prima domenica dopo Pasqua per entrare a far parte in modo permanente del percorso di visita degli scavi. Ogni domenica, su prenotazione. Fino ad oggi questi capolavori non sono mai stati svelati al pubblico se non per aperture spot in occasioni speciali.
UN AMORE «DIVINO»
La Casa di Giove e Ganimede, che prende il nome dalla scena dipinta nella sala principale dedicata ad uno degli «amori» di Giove, sfoggia una planimetria particolare, con la combinazione di tre caseggiati (di cui si conservano le scale che portano fino al terzo piano) disposti intorno ad un cortile centrale. «Il problema principale dei dipinti erano i diffusi depositi di guano dei piccioni accumulatisi nel tempo», racconta il direttore degli scavi Angelo Pellegrino. «Un problema che abbiamo cercato di limitare anche con un falconiere, che però non ha prodotto risultati esaustivi», ricorda il direttore.
LA STANZA GIALLA
«Il rischio di ulteriori danni provocati dai piccioni che ovviamente frequentano tutta l'area degli scavi sono stati ora arginato allestendo per la Casa di Giove e Ganimede una rete come tamponatura per i vani scoperti» avvisa il direttore. Ed è qui che fervono I lavori. Si spennellano ancora piccole porzioni delle monumentali pareti a fondo giallo-oro della camera da letto, dove sono tornate a brillare le delicate architetture rosse di gusto illusionistico, che riquadrano raffinate scenette di paesaggio. E sempre qui si puliscono ancora in profondità settori dell'ampio mosaico con motivi geometrici che rivestono la pavimentazione. Ancora un colpo d'occhio mozzafiato lo offre il tablino: «E' la sala studio o di rappresentanza della casa - dice Pellegrino- e sfoggia la parete integra più alta di Ostia. Ed è l'unico ambiente che presenta un perfetto equilibrio di qualità artistica tra le pitture e il mosaico del sembra che in una seconda fase la casa possa essere stata trasformata in albergo o bordello, e forse, usata per incontri omosessuali in virtù di quell'amore tra «Giove e Ganimede». Ma è solo un'ipotesi. Ancora una stanza regala sorprese. Grazie alla pulitura e all'accurata operazione di reintegrazione da parte del restauratore, spicca oggi il mosaico pavimentale. «I motivi sono geometrici ma appaiono combinati in modo da realizzare disegni più complessi e vivaci anche con effetti prospetti ci inediti», dice Pellegrino. E' un virtuosismo di rombi e cerchi.
giovedì 2 maggio 2013
mercoledì 1 maggio 2013
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